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Recensione: Bianca Utopia, di FraSté

Creato il 24 ottobre 2023 da Gliscrittori
Recensione: Bianca Utopia, FraSté

Libri Recensione di Stefania Bergo. Bianca utopia, la mia più bella cosa mai successa, di FraSté (Infuga Edizioni). Un tema carico di elementi dolorosi, la maternità negata, trattato con leggerezza, senza ombra di commiserazione. Una favola per adulti il cui lieto fine è l'esortazione a guardare alle proprie delusioni per trasformale in bellezza.

Bianca utopia, la mia più bella cosa mai successa è il romanzo d'esordio di FraSté, il suo secondo libro, dopo la raccolta di poesie illustrate Dai graffi del cuore nascono parole. Una raccolta di versi umettanti che sono serviti all'autrice per asciugare le sue ferite, quei graffi di cui parla, riempiendole di parole così come si fa con l'oro nella tecnica giapponese del Kintsugi. Quei graffi di cui va fiera, perché le hanno permesso di essere chi è oggi. E Bianca Utopia lo definisce il suo graffio più grande. Il rimpianto per non essere riuscita a diventare madre.

La protagonista di Bianca Utopia è Nives, alter ego dell'autrice, che pure invita i lettori a indovinare quali parti del romanzo siano pura opera di fantasia e quali siano invece la sua storia.

Nives ha 45 anni, è una professionista affermata che puntualmente catalizza "casi umani" con cui intreccia relazioni destinate a non durare mai a lungo. Mentre lei spera sempre di trovare l'uomo perfetto, non tanto per lei, quanto per suo figlio o figlia. E più passa il tempo, più il suo bisogno perde la connotazione di aspettativa per il futuro e assume i contorni sfocati del sogno.
Fino a quando la nascita della nipotina Bianca - secondo figlio di sua sorella - non salda i lembi della frattura.

L'arrivo di Bianca ricongiunge Nives al suo desiderio di maternità, che diventa rimpianto per quella figlia mai nata cui dà pure un nome: Utopia.

Prima di allora mai lo aveva sentito così vicino, nemmeno quando ancora lo aspettava. Tantomeno mai aveva avvertito il bisogno di dargli un nome tutto suo, o forse, inconsciamente, aveva semplicemente scelto di evitarlo. FraSté, Bianca Utopia

Riesce addirittura a scorgere il suo sguardo negli occhi della nipote, complice il suo essere in qualche modo madre di Bianca, sempre in bilico tra la realtà del ruolo di zia e il bisogno di realizzare il suo sogno più grande. Diventa più indulgente con se stessa, si affievolisce il senso di colpa e pur restando vivo il rimpianto, come un graffio che ancora brucia, decide di far pace col passato, quando ancora pensava che prima o poi suo figlio sarebbe arrivato.
È allora che FraSté introduce l' elemento fantastico nel romanzo, l'espediente che farà incontrare Nives e la sua Utopia.

Accade tutto quando Nives decide di ripescare dalla soffitta un vecchio orsacchiotto di peluche.

Ovviamente di grossa taglia, vistoso, ingombrante, con un fiocco al collo cui, il giorno che le è stato regalato, lei ha appeso un post-it con un promemoria: "A mio figlio che verrà". Un messaggio dal passato che diventa un ponte comunicativo tra lei e Utopia. Perché il testo del post-it comincia a cambiare, a "parlare" con lei. E chi le parla non è Uto, l'orso, ma la figlia.
Finalmente, anche se solo nella dimensione onirica, le due si incontrano dopo essersi attese a lungo. Utopia le racconta come funzionano le cose in quella dimensione in bilico tra realtà paranormale e sogno - a tal punto che viene da chiedersi: sarà tutto vero o sarà solo uno scherzo della mente? Le due potranno continuare a incontrarsi solo finché Nives si addormenterà con Uto. E in quello spazio carico di interrogativi Utopia avrà l'età di cui la madre ha bisogno, quella più adatta a conoscersi caratterialmente, a perdonarsi reciprocamente per non essere riuscite ad aiutarsi a vicenda per realizzare il loro comune sogno: Utopia vuole nascere e Nives vuole darla alla luce. Ma questo può accadere solo se Nives incontrerà la persona giusta...

Il romanzo di FraSté, al secolo Francesca Stefania Rizzo, tratta un tema carico di elementi dolorosi: la maternità negata.

L'autrice riesce a farlo con delicatezza, perché proprio questo è il suo intento. Scopre il suo graffio più grande, senza ombra di commiserazione. Ma forse il suo bisogno di leggerezza - sia personale sia rivolto al lettore come cortesia - rende meno emozionale di quanto avrebbe potuto essere il racconto, sebbene ci siano momenti in cui la lettura si fa intensa e commuove fino alle lacrime. A mio avviso manca un po' di introspezione, complici anche i dialoghi frequenti e serrati che lasciano poco spazio al non detto e all'approfondimento psicologico dei personaggi. Si ha l'impressione che il dolore dell'autrice non sia ancora sedimentato abbastanza da poterlo rigurgitare senza timore, che non sia ancora maturo. Ma anche che sia solo questione di tempo...

C'è anche molta ironia, in Bianca Utopia. Anzi, di autoironia, caratteristica intrinseca del carattere spumeggiante dell'autrice.

Ho adorato il taglio femminista del romanzo, niente affatto contrapposto a quello romantico. Nives insegue il suo sogno più grande, insegue l'amore, ma non per cercare salvezza - "[...] ognuno di noi dovrebbe scoprire che siamo proprio noi il vero e unico principe azzurro capace di salvarci".
Bianca Utopia inizia con una toccante poesia e ogni capitolo si apre con un haiku che ne racchiude in pochi versi il senso e l'emozione, a testimoniare che per l'autrice la poesia sa essere più catartica della narrativa e le poche parole acquistano il potere deflagrante di una granata nell'anima.

Tu che con te hai portato viaFraSté,
Quando ho dovuto lasciarti andare
Sfumature di cielo e profumi di mare
Ogni piccolo sentore di dolce e di sale
Mio unico rimpianto
Miaimmensa rinuncia
Mia piccola dolcissima Utopia.Bianca Utopia

Tra le pagine, non solo come mero riempimento, troviamo anche dei post-it in bianco per il lettore: FraSté ci invita a pensare alla nostra più grande delusione, come punto di partenza per trasformarla nella "più bella cosa mai successa". E in questa empatia sta il vero lieto fine del romanzo.

Bianca utopia
La mia più bella cosa mai successa

Quarta

Nives, architetto milanese alle soglie dei cinquanta, si ritrova davanti all'ennesimo fallimento amoroso. Per lei è giunta l'ora di fare i conti con le sue scelte che l'hanno portata negli anni a dover rinunciare al suo desiderio più grande: quello di diventare mamma. Per fortuna che a rallegrarla ci pensa la nipotina Bianca, un autentico uragano di emozioni. Con il suo arrivo in famiglia, infatti, Nives non vi scorge il riflesso dei propri rimpianti, ma l'opportunità, per la prima volta, di essere mamma a suo modo. Per questo un giorno decide di rispolverare un vecchio peluche conservato in cantina per oltre vent'anni in attesa di regalarlo al suo futuro bimbo: un orsacchiotto mai dimenticato con un post-it attaccato sul fiocco. Il quale, sorprendentemente, da quel momento in poi, si rivela per Nives il lasciapassare per qualcosa di davvero speciale: un contatto tra lei e... la sua bimba mai nata. Tra messaggi che compaiono e scompaiono sul post-it e notti in cui i sogni sembrano diventare realtà, ecco la storia di una mamma "speciale" e della sua Utopia, in un rapporto che ha il sapore della magia e che porterà Nives a scoprirsi e riscoprire il gusto bello della vita...

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