Capita alle volte di dover andare per lavoro in giro per il mondo. Il che non è male, parliamoci chiaro, soprattutto quando la meta è Dubai. Onestamente non credo che avrei mai scelto Dubai come destinazione per una mia possibile vacanza, non era ai primi posti della mia wish list.
In generale, il mondo arabo mi affascina. Sarà per la sua cultura, per i colori ed i sapori dei suoi piatti, per i suoi mercati pieni di rumore e persone. Mi affascina come ti affascina qualcosa che non conosci bene fino in fondo, perchè alla fine quello che noi occidentali vediamo o sentiamo del mondo arabo è sempre un qualcosa di filtrato ed elaborato dalle fonti di informazione. Sicuramente Dubai non è un “autentico” paese arabo, nel bene e nel male. Nel bene, perchè è più tollerante (soprattutto verso le donne), nel male, perchè l’impressione di vivere un qualcosa di “finto” e plastificato è molto forte, almeno per come l’ho percepito io. Fatta questa premessa, il mio consiglio è: se ci passate per lavoro o per uno scalo intermedio, magari un paio di giorni vale anche la pena di fermarsi e dare un’occhiata, altrimenti, scegliete pure un’altra meta. Passando al cibo, che è quello che alla fine mi interessa sempre di più, cosa si mangia a Dubai? La risposta corretta sarebbe: di tutto. Potrete infatti trovare la cucina di qualsiasi paese del mondo, mediamente con standard anche piuttosto elevati e con prezzi non proprio popolari. Purtroppo, essendo non in vacanza ma per lavoro, le occasioni per provare la vera cucina araba sono state nulle: nessun kebab per strada, niente falafel, neanche l’ombra di una kofta. Non abbiamo avuto il tempo di andare a scovare qualche autentico street market. Unica eccezione, l’hummus, che regna sovrano ovunque. L’ultimo giorno prima di partire mi sono praticamente tuffata nel vassoio del buffet accompagnandolo ad un ottimo curry di verdure con riso.
L’hummus è un piatto che accomuna tutto il Middle East. Al di sopra delle divergenze religiose, unisce tutti i paesi, quelli che affacciano sul mediterraneo e quelli che guardano l’oceano indiano. E’ una salsa semplicissima fatta con ceci, olio, limone, latticello e tahini, una crema di sesamo. Viene usata in tutto il mondo arabo come accompagnamento dei piatti, perciò diffusissima. E’ anche davvero molto facile da preparare e può ravvivare qualsiasi buffet o aperitivo, con un tocco etnico ma non eccessivamente speziato, sicuramente più salutare di tante salse a base di maionese.
La ricetta che ho fatto io è dal libro “Middle Eastern” che ho comprato in aeroporto prima di partire, un ottimo acquisto!
Si prepara così (la dose è molto abbondate, potete anche semplicemente dimezzare le dosi):
2 cucchiaini di olio extravergine
1 cipolla di media grandezza, tagliata a piccoli tocchetti
2 agli schiacciati
850 gr. di ceci ben cotti (più sono cotti e più li passerete facilmente)
1 cucchiaino di cumino in polvere
1 cucchiaio di coriandolo fresco in foglie (oppure, prezzemolo fresco)
1 cucchiaino di paprika piccante (anche di più, se vi piace)
125 ml. di salsa tahini (qui si trova o nei negozi etnici specializzati, oppure nei supermercati biologici)
125 ml. di succo di limone biologico
180 ml. di latticello (può essere sostituito da yogurt magro)
Riscaldate l’olio in un padellino, aggiungete la cipolla e l’olio e fateli appassire a fuoco basso. Aggiungere il cumino e fare terminare la cottura. Lasciate poi raffreddare il tutto.
Riunite poi il tutto in un mixer (o in un frullatore) insieme ai ceci, la salsa tahini, il limone, la paprika, il coriandolo ed il latticello. Frullare bene fino ad ottenere una salsa omogenea.
E’ perfetto come aperitivo, per inzuppare crostini o grissini, ma anche come accompagnamento a polpettine di carne o di verdure.
I miei cibi preferiti a Dubai:
Premesso di non aver avuto il tempo di scoprire l’autentica cucina araba, ci sono dei ristoranti che ho provato che mi sento assolutamente di consigliare, per la bellezza del locale e per la qualità del cibo. Ecco la mia lista dei consigli.
Roberto’s: cucina italiana, di ottima qualità, in un bel locale. Si trova vicino all’altrettanto noto Zuma, cucina giapponese, di cui ci hanno parlato bene (ma non lo abbiamo testato personalmente).
Buddha Bar: succursale dell’originale parigino, ne replica arredi, atmosfera e dettagli. Sicuramente un bel locale, buon cibo etnico internazionale e buon servizio. Si può andare anche solo per un drink per passare la serata. Consigliato un passaggio ai bagni, che sembrano più un salotto che una toilette.
Souk Madinat Jumeirah: un’esempio di “finto” Souk, costruito dal nulla ma almeno molto piacevole e oggettivamente pieno di negozi e locali carini. Si può venire qui per fare shopping, anche con artigianato di qualità, o per passare una piacevole serata. I locali, sia per mangiare che per bere, sono allineati lungo i canali che fanno molto “effetto venezia”, spesso con musica dal vivo o altri intrattenimenti. Volendo, è possibile anche fare un giretto in barca tra i canali. La “vela” del Burj al-Arab fa da sfondo e la sera si può ammirare in tutti i suoi sfavillanti colori.
Tra le varie possibilità, abbiamo optato per il ristorante Meat & Co. che, oltre ad una ricca selezione di carne, ha anche un vasto menù di pesce. Piatti ottimi e molto curati anche nella presentazione, carina l’idea di servire i fritti nel loro piccolo basket.
Le uniche incursioni nel mondo “vero” sono state la spesa al supermercato per l’allestimento che dovevamo fare ed una veloce visita prima di scappare in aeroporto al souk delle spezie.
Nel primo caso, mi sarei potuta fermare delle ore davanti allo scaffale delle spezie e quello della frutta secca sfusa…se capitate a Dubai, una cosa da fare è sicuramente riempire la valigia di spezie e salse che non troverete facilmente qui.
Nel secondo caso, nonostante avessi letto varie recensioni sulla scarsa autenticità dello spice market, volevo provare con mano. Non ho riscontrato l’insistenza dei venditori di cui avevo letto, però ho effettivamente avuto l’impressione di trovarmi in un posto turistico. Non perchè non ci fossero locali, anzi, forse è l’unico momento in cui abbiamo visto persone locali vestite con tuniche e shador.
Forse, la presenza vicino ai negozi alimentari delle botteghe di cineserie non aiuta molto. Inoltre, non è facile capire che tipo di spezie sono, come utilizzarle e soprattutto se siano realmente di qualità. Alla fine, ho solo fotografato, annusato e non comprato. Da vedere se vi avanza tempo, oppure, come abbiamo fatto noi, quando tornare in aeroporto visto che è molto vicino e al massimo 15 minuti sono sufficienti per una visita.