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Hunger

Creato il 09 febbraio 2012 da Einzige

Hungerè la cronaca di un martirio. potrebbe finire in trattazioni manualistiche: "come il governo Thatcher ha consentito che un suo parlamentare morisse d’inedia".
I.panopticon (66)
Bobby Sands dalla mighty Belfast arriva dritto all’inferno di Long Kesh- Maze per i più intimi. la sua battaglia è quella di un paese intero, quella dal sapore ottocentesco e romantico di “una nazione per ogni popolo”, quella di liberazione dalla stretta autoritaria e colonialista di uno dei più estesi e sanguinari Imperi della storia, quello britannico. in carcere viene spogliato di tutto, anzi decide- di sua sponte- di spogliarsi di tutto: senza vestiti, nudo in tutta l’inestinguibile integrità di principi che lo caratterizza, di fronte alle peggiori umiliazioni e vessazioni che l’aguzzino inglese può immaginarsi. delle vere e proprie torture sopportate, senza battere ciglio, per anni lunghissimi- in barba alle tanto decantate ‘civiltà’ e ‘democrazia’ sbandierate a colpi di Union Jack.
II.fields of barley (primo marzo)
Bobby Sands sognava una cosa- se si vuole- anche banale: sentirsi cittadino in patria, non dover chinare la testa di fronte a un padrone che lo considerava poco più che feccia. l’autore riesce brillantemente a far trascendere il discorso politico in un parabola umanista, quasi metafisica: l’iperrealismo con cui viene descritta la progressiva de-umanizzazione del protagonista- il cui medium principale sono le inquadrature del corpo di Bobby: una tela di atrocità- inserisce i fruitori direttamente all’interno della battaglia ideale combattuta all’interno di quelle mura, annullando qualsiasi distanza. sono i muri delle celle incrostati di merda, i corridoi inondati di piscio, i corpi nudi, le ossa sporgenti, il sangue raggrumato: tutto questo è il tramite per lanciare il messaggio. appellandosi- emotivamente- agli scampoli di umanità che non ci sono stati ancora voracizzati dal nichilismo dilagante. un richiamo a una coerenza di Valori (quelli di Bobby) che, ironicamente, nel grande flipper di materialismo che chiamiamo società, suona come un grido nel vuoto: senza nessuna direzione, senza nessuno ad ascoltare.
Hunger
titolo originale: Hungerun film di Steve McQueen2008

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