Magazine Cultura

Hunger Games: Il canto della rivolta – 2° parte

Creato il 11 dicembre 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

hunger games 2

Da pochi giorni è uscito anche nelle sale italiane il capitolo conclusivo di Hunger Games. Anche se per questo titolo non c’è stata la stessa pubblicità pressante che ha accompagnato le pellicole precedenti, si è avuto ugualmente un enorme successo al botteghino.
C’era da aspettarselo.
Hunger Games è stata la prima saga contemporanea a riportare a galla il tema della distopia, mescolandolo ad altri generi, in particolare il recente Young Adult, fondando un nuovo filone di successo. È stata proprio questa saga, infatti, ad aprire le porte a storie come Divergent o The maze runner.

Da grande fan di Hunger Games, tengo a precisare che quando si parla di adattamenti cinematografici di libri parto sempre prevenuta. Un po’ perché per esperienza rimango sempre delusa o dalla scelta dei personaggi o dalle differenze tra film e libri, un po’ perché spesso i pensieri del protagonista, centrali nel libro, risultano impossibili da riportare nel film, facendo perdere immancabilmente tutta l’emozionalità o la logica di molti passaggi.

Proprio per quest’ultima problematica non ho apprezzato il primo film di Hunger Games, girato da Gary Ross, che ho trovato irrimediabilmente piatto, privo di emozioni nonché estremamente noioso.

Penso, invece, che Francis Lawrence, regista dei successivi film della saga, abbia saputo esprimere molto meglio il contenuto dei libri mantenendo comunque inalterate le caratteristiche soggettive dei protagonisti che erano state date con la prima pellicola.

Non condivido, però, la scelta di dividere il terzo libro in due film. Questa è stata indubbiamente una scelta commerciale, molto in voga ultimamente, basti pensare ad esempio ad Harry Potter e i doni della morte.

hunger games 1

Nonostante questo metodo sia indubbiamente utile per i produttori, per lo spettatore è atroce: spesso, come in questo caso, ci si trova una prima parte molto lenta, dove succede poco o niente seguita da una seconda in cui prevale l’azione per buona parte del film, in cui però sembra di essere staccati dalla storia precedente.

C’è di buono che l’attrice Jennifer Lawrence, interprete della protagonista Katniss Everdeen, resta al top fino alla fine. Parliamoci chiaro, Katniss non è un personaggio semplice, nei libri siamo nella sua testa e da metà saga tutti i lettori sanno che aveva perso la ragione a causa dei due Hunger Games passati, diventando paranoica e con tutti i sintomi tipici di uno stress post-traumatico.Tuttavia, la Lawrence riesce sempre a interpretare in maniera brillante e professionale gli stati d’animo del suo personaggio. Ne mantiene lo stile e ci mostra ciò che i dialoghi ed i tagli alla trama originale non riescono ad esprimere.

I personaggi maschili, Peeta e Gale, invece li ho trovati piuttosto deludenti, in particolare Gale, il quale mi è sembrato un po’ piatto in quest’ultimo film. Affascinante invece l’interpretazione della Coin da parte di Julianne Moore, che non solo riesce ad interpretare una donna forte con degli ideali importanti, ma ne mostra anche gli aspetti oscuri in ogni singola fase in cui la vede protagonista.

Trovo che, grazie alla Moore, il personaggio della Coin prevalga in maniera preponderante sul nemico ufficiale, il presidente Snow (interpretato da Donald Sutherland), mostrando una delle realtà che la storia vuole mostrare: non è solo il dittatore il problema, ma anche i princìpi su cui si basa la rivoluzione sono importanti e spesso si rischia di passare da una dittatura ad un’altra.

Il ritmo di questa seconda parte de “Il canto della rivolta” è decisamente più veloce rispetto a quello della prima, aiutato dalla predominanza di scene d’azione. Alla battaglia prendono parte i “baccelli”, ostacoli creati dagli strateghi del presidente Snow, che hanno il duplice scopo di uccidere i ribelli e di rendere la guerra uno spettacolo macabro per i posteri. Infatti Snow, convinto di vincere, vorrebbe utilizzare le riprese come deterrente per rivoluzioni future, proprio nello stesso modo in cui utilizzava gli Hunger Games. La realizzazione tecnica di queste trappole mortali è decisamente ben riuscita e da una marcia in più all’intero film.

Senza fare troppi spoiler sulla conclusione del film, penso che questa sia stata girata con la giusta accuratezza ed è sicuramente da apprezzare la scelta di mantenere i dialoghi il più fedeli possibili al libro nell’epilogo finale.

Arianna Pasquazi



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog