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Hunger Games: il canto della rivolta - parte 1

Creato il 09 gennaio 2015 da Jeanjacques
Hunger Games: il canto della rivolta - parte 1
Sono passati due anni da quando, con un poco di curiosità, entrai nel cinema della mia zona per vedere Hunger games. E sono passati due anni da quando mezzo mondo mi ha pernacchiato per aver detto che quel film mi era sembrato più valido (anche se di poco) del tanto osannato V for vendetta. Ora che il tempo è passato e si è parlato fino allo sfinimento della cosa, posso valutare il tutto con un minimo di obiettività in più. Con la trasposizione cinematografica del film di Moore le aspettative erano alte, quindi pretendevo anche molto di più; con la trasposizione dei libri di Suzanne Collins, invece, non mi aspettavo nulla, quindi posso ben dire che la delusione non c'è stata e, nei limiti concessi dal prodotto, mi sono anche stupito per alcune trovate. Ma si tratta comunque di due film che, per quanto veicolati da messaggi giusti, sono comunque robetta. Due pellicole molto paraculate, anche se per motivi diversi. Col film di McTeigue la delusione è stata duplice perché, sempre secondo la mia ottica, si è fallito sia sul versante della tamarrata che su quello filosofico, non trovando la giusta alchimia di un Watchmen e creando un calderone confuso, mentre quello di Ross rimaneva un film per ragazzini, più coerente nella sua visione, che però immetteva delle tematiche che se ne rimanevano lì e  non venivano mai sviluppate ampiamente. Così come non sono state sviluppate in La ragazza di fuoco, cosa che non ha impedito alla serie di arrivare a questo terzo capitolo.

La rivolta sta iniziando e i ribelli stanno preparando le prime mosse contro i loro avversari di Capital City. E Katniss è sempre più invischiata in questa campagna, dato che è proprio il volto della rivolta...

Il film è dedicato all'attore Philip Seymour-Hoffman, morto poco dopo aver ultimato le riprese di questo penultimo capitolo della moderna saga distopica per antonomasia. E ammetto che a leggere la dedica mi è scesa una lacrimuccia, perché lui come attore lo adoravo davvero tanto, e la sua presenza è stato uno dei fattori che mi ha spinto a proseguire la visione di questa saga. Una saga che ha tutto il potenziale possibile per stupire od essere il capolavoro che vorrebbe, ma che però si ferma sempre a tre quarti del percorso, impedendosi da sola di raggiungere le vette che avrebbe voluto. E non c'è da stupirsi, alla fine questa è una saga per ragazzini (inutile dire il contrario, è questo e null'altro) e come tale dovrebbe ambire ad essere, perché certe problematiche derivanti dalla sua schizofrenia si sentono particolarmente. E si sentono soprattutto in questo penultimo tassello, che vede il terzo libro della saga diviso in due parti, pratica divenuta ormai una consuetudine col 'gran finale' di Twilight. E come sempre succede, la suddivisione si verifica solo per delle necessità economiche, perché artisticamente parlando il film ha davvero poco da dare. Eppure ha i suoi momenti di buon cinema, anche perché finalmente Francis Lawrence sembra ricordarsi come si tiene in mano una telecamera e regala delle sequenze che finiscono davvero per colpire. E non sto scherzando. Tutto il film è permeato di una certa morbosità che fa comprendere l'imminente scatenarsi degli eventi, una sorta di cappa malefica che fa percepire il peso provato dalla giovane protagonista, che a malapena riesce a reggere il peso psicologico impartitole dal proprio compito, che è quello di essere il volto della rivolta che tutti stavano aspettando. Le rivolte, come ci fa comprendere il film, cosa per cui gli affido molto coraggio, si combattono prima di tutto con l'estetica, ed è proprio su quello che fa perno tutta la visione. Le due ore di durata sono quasi tutte incentrate sui preparativi per rendere Katniss un'icona, perché è quello che serve alla gente. Un'icona a cui ispirarsi e da cui essere guidati. Per certi versi mi ha ricordato alcuni passaggi del Farenheit 451 di Ray Bradbury, dove la moglie del protagonista sceglieva di appoggiare un dato politicante per via della sua bella presenza televisiva, e mi ha riportato alla mente ciò che disse Licio Gelli: il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass-media. E quanto possiamo dar torto a questa frase, se pensiamo a quanto potere hanno, al giorno d'oggi, i vari youtuber? Da questo punto di vista quindi promuovo in pieno il film, ma da un altro, purtroppo, mi tocca bocciarlo completamente. Infatti, come accadeva per Breaking dawn parte 1, il malefico iniziatore di questo processo di suddivisione, possiamo ben dire che non accade proprio una beneamata fava. Due ore di durata per raccontare degli eventi che potevano benissimo essere riassunti in un primo tempo molto ricco sono davvero troppe e, a fine visione, viene quasi naturale domandarsi cosa diavolo abbiamo visto per tutto questo tempo. Perché tutto si conclude col proverbiale pugno di mosche, e la fine del film sembra più che alto la fine di un primo tempo. Cosa naturale, vista la dicitura parte 1 che compare affianco al titolo, solo che anziché i canonici dieci minuti per andare in bagno, qui ci tocca aspettare un altro anno per vedere come tutto si concluderà - anche se io già lo so perché ho letto, abbastanza distrattamente, ammetto, i libri, che per me presentano tutti i difetti delle loro controparti filmiche. Quindi tutte quelle belle sequenze di cui sopra, e quell'immagine finale davvero molto potente, perdono un poco del loro senso. E viene da sperare che questa saga, al proprio concludersi, riuscirà a trovare quel giusto equilibrio che sembra esserle mancato fin dal proprio esordio.

Nel mio piccolo ci spero con tutto il cuore. Se non altro, magra consolazione, fare peggio di Divergent era praticamente impossibile.Voto: ★ ½
Hunger Games: il canto della rivolta - parte 1
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