Hunger Games: Il Canto della Rivolta, Parte 1 - perché vederlo e perché amarlo. Il parere di una lettrice accanita

Da Isahale
Cari lettori, Scrivo questo intervento il giorno dopo la visione cinematografica di un film che tanti aspettavano, me inclusa - il nuovo capitolo degli Hunger Games, Il Canto della Rivolta, trasposizione dell'omonimo romanzo conclusivo (titolo originale: Mockingjay), o per lo meno della prima parte del libro, approfondita per mano del regista Francis Lawrence.

Mockingjay, Il Canto della Rivolta, "Hunger Games 3"... Comunque vogliate chiamarlo (anche se è meglio evitare l'ultimo "appellativo" quando parlate con un lettore accanito della saga), è da anni ormai uno dei romanzi per ragazzi più belli che abbia mai letto. Entrato nella mia libreria quando ancora frequentavo i banchi del liceo, è adesso una pietra miliare della mia collezione cartacea, l'unico romanzo della saga degli Hunger Games che non sono riuscita a recensire su questo blog e, probabilmente, mai recensirò. È stato un libro che mi ha aperto gli occhi, lasciandomi estremamente scossa, tornando alla vita di tutti i giorni dalla lettura senza capire come potessi farlo. Come si torna alla realtà dopo un romanzo capace di parlarti così? La risposta è arrivata dopo un bel po' di tempo, dopo mesi in cui la mia mente continuava a tornare lì finché, alla fine, non sono riuscita a mettermi il cuore in pace. Nonostante questo, Mockingjay rimane una delle esperienze di lettura più intense che abbia mai vissuto, motivo per cui la riuscita di un film come Il Canto della Rivolta - Parte 1, era una delle note dolenti che avevo paura potessero colpire la terza trasposizione dei romanzi della Collins a cura della Lionsgate e il regista Francis Lawrence. È con il cuore in mano che sono entrata ieri sera al cinema, con l'anticipazione a cui ormai sono abituata, sperando di assistere all'inizio della fine nel migliore dei modi. E non sono rimasta delusa.
1. L'essenza del libro sopravvive. Mockingjay è stato più volte accusato da diversi lettori di una serie di punti deboli che si ricollegano tutti al contrasto in negativo che risalta dal tono della storia dei romanzi a esso precedenti e quello del terzo volume. Il romanzo de Il Canto della Rivolta si spreca in pochi momenti "comici", è un continuo vivere le ansie e paure di Katniss, è la guerra nella sua accezione peggiore - e ci viene mostrata dagli occhi di una giovane ragazza che viene usata da dei ribelli per ottenere una così detta libertà, per sconfiggere il male, per rivendicare i loro diritti. Il tutto in pagine che si spera il lettore osservi con criticità, ponendosi la domanda: esiste davvero il bianco e il nero? Perché tutto, in Mockingjay, è sfocato. Dopo aver visto i primi due film degli Hunger Games che, per carità, erano e rimangono delle ottime trasposizioni... Devo ammettere di avere avuto paura che l'amarezza provata leggendo il terzo romanzo non fosse rappresentabile con successo sul grande schermo. Per fortuna, però, mi sbagliavo, perché a parte alcune scene in cui si è imposta la necessità di rendere il tutto meno drammatico dell'atmosfera del romanzo (che per un film avrebbe potuto non essere la strada più adatta), ho apprezzato molto la capacità delle scene di colpire lo spettatore, con simboli visivi molto forti e una narrazione che non ha lasciato un attimo di pace.  Lawrence è riuscito a farmi domandare perché gli spettatori intorno a me non avesse le reazioni adeguate alla storia... Erano davvero così poco coinvolti, intellettualmente? Mi chiedo, la maggior parte di noi farebbe piuttosto finta di non vedere una ragazza la cui sofferenza viene usata per fomentare una ribellione? Gli innocenti che vengono sacrificati in nome della pace, la tristezza di Katniss che risalta piena di amarezza tra gli applausi del Distretto 13 quando la sua Presidente mostra i video di propaganda, estremamente ben curati, d'intrattenimento, ma girati sul sangue di bambini? E le persone che, intorno a noi, commentano il bel faccino di Gale, il triangolo d'amore che non è l'obiettivo di questo film. I miei complimenti al regista per essere riuscito a trasmettermi queste sensazioni e pensieri, e come a me sicuramente a qualcun altro lì, in quella sala. Il pensiero che forse l'intenzione della Collins, in quel romanzo, non sia andata in fumo ma persista grazie alla comprensione eccellente da parte di tutti coloro i quali hanno lavorato a questo film. 2. Le citazioni, per i più fedeli. Anche per i fan più accaniti non mancano i richiami al primo amore. Tra la fantastica interpretazione di Jennifer Lawrence nella scena di "se bruciamo, voi bruciate con noi", e la sfida propagandistica tra il Presidente Snow e il Distretto 13, c'è solo da divertirsi alla ricerca di occhiolini lanciati verso noi lettori. Unica pecca? Nel romanzo, quando Katniss propone i suoi ultimatum alla Presidente Coin, uno su tutti risalta e fa rabbrividire soprattutto per via dei risvolti futuri della storia: "Un'ultima cosa: Snow lo uccido io."

3. The Hanging Tree. C'è, miei lettori. C'è. La canzone dell'Albero dell'Impiccato c'è ed è bella come l'avevo immaginata, con dei forti richiami ad alcune delle versioni più belle che si potessero ascoltare su youtube. Se siete interessati, però, vi lascio qui sopra quella che ormai per me è diventata la "versione originale". Al cinema continuavo a cercare di canticchiarla invano, abituata come sono a sentire quella, ma presto mi procurerò anche la versione "ufficiale" composta per il film. 4. Peeta Mellark. È strano come pur essendo stato poco presente in questa trasposizione, Peeta sia riuscito a rimanere impresso nello spettatore con una recitazione semplicemente fantastica da parte di Josh Hutcherson. La purezza del personaggio, infatti, l'unica ancora al bene che risalta nei libri, insieme con la sorellina Prim, nella prima parte de Il Canto della Rivolta inizia la sua discesa per colpa di quel mondo che sta lentamente ma inesorabilmente macchiando la tutto ciò che di giusto c'è nella vita di Katniss.
5. Extra cinematografici. A titolo informativo, nel film sono state aggiunte alcune cosette che in quanto lettrice/ossessionata-da-questi-libri non hanno avuto effetto su di me, ma che sicuramente hanno permesso a un maggior pubblico di provare empatia per la storia. Effie Trinket, per esempio, è forse una delle poche fonti di comicità nell'intero film, così come Haymitch nel suo stato di sobrietà. Le scene interamente dedicate a Finnick, quelle che molti dei lettori ricorderanno come il "momento della sua triste verità", sono state unite all'azione di salvataggio di Peeta permettendo così di smuovere la staticità del libro, rendendo il tutto molto più cinematografico di quanto non sarebbe stato altrimenti (nonostante abbiano così messo in disparte la storia del nostro eroe del Distretto 4). Se Francis Lawrence fosse rimasto immerso in ogni singola riga del romanzo, infatti, non penso Mockingjay Part 1 avrebbe mai potuto avere un successo di pubblico come quello che sta avendo ora - per il semplice motivo che il libro, per quanto doloroso, vuole mostrare una giovane donna che lentamente si sgretola sotto il peso di responsabilità troppo grandi, sotto il peso di un mondo troppo nero. Katniss, quella giovane donna, è sempre più lontana dall'immagine dell'eroina che il cinema vuole vedere, nonostante si parli tanto di come i "distopici" siano tanto amati - infatti molti dei suoi pensieri più intensi e cupi sono stati saggiamente contenuti in un'ottica che sembra quasi lasciare agli spettatori la possibilità di vedere a propria discrezione la sottile accusa che permea i 123 minuti di trasposizione. Accusa che raggiunge il suo climax nel finale. 6. Il finale Che. Finale. Volete un motivo per guardare questo film? Ecco, lo avete trovato. È il finale. In tutta sincerità mi aspettavo la storia si concludesse nell'esatto punto in cui è avvenuto, con l'eccezione che nella sceneggiatura del film il tutto è stato reso con una forza visiva a dir poco spaventosa, amplificata dalle ultime inquadrature che si succedono tra un discorso molto incisivo della Presidente Coin e il suo netto contrasto con le immagini che osserviamo dal punto di vista di Katniss. Quel contrasto, più di qualsiasi altra scena del film, è brillante. Apre gli occhi, proprio come le pagine del libro che tanto amo, proprio come il messaggio che la Collins voleva mandare e la Lionsgate, Francis Lawrence e tutti coloro i quali hanno lavorato a "Mockingjay" hanno compreso e trasposto. Meraviglioso. *** In conclusione - come avrete capito - il mio è un giudizio più che positivo. Mockingjay si è rivelato essere un film complesso, intelligente, che si contiene nel suo lato commerciale. È consigliato a tutti i lettori che, assicuro, non rimarranno delusi (a meno che non fossero stati delusi in precedenza dai libri, visto la fedeltà nella trasposizione) e ne usciranno pensando, pensando e pensando. Magari tornerete anche a leggervi il libro, magari lo inizierete se non lo avete mai letto. Perché questo è un commento entusiasta su un film da vedere, un must, ma è anche un commento che nasce dal mio amore per il romanzo. E alla fine torniamo sempre lì, no? Un film meraviglioso, anche se il libro...

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