Magazine Cinema
(Hunger Games: Mockinjay - part 1)
di Francis Lawrence (Usa, 2014)
con Jennifer Lawrence, Liam Hemsworth, Josh Hutcherson, Julienne Moore, Philip Seymour Hoffman, Donald Sutherland, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Natalie Dormer
durata: 123 min.
★★★★☆
Fine dei giochi. Gli Hunger Games sono terminati e ora lo scontro è totale: basta passerelle, abiti fiammeggianti, arene stracolme di pubblico, combattimenti fra tributi/gladiatori. Lo spettacolo è finito e la rivolta divampa. E la gente comune, esattamente come lo spettatore, scopre che la guerra non è un reality: il regime prova a soffocare in ogni modo i ribelli, anche bombardando ospedali e civili inermi. I distretti sono ridotti a cumuli di macerie. Dilagano le malattie. La speranza di un popolo intero è rivolta verso la battagliera Katniss, ormai icona della Resistenza.
Il terzo film della saga ispirata ai libri di Suzanne Collins si rivela, sorprendentemente, di gran lunga il migliore di quelli visti finora. Fatto insolito per essere un episodio intermedio, tradizionalmente il più debole in serie di questo tipo (pensiamo a L'Impero colpisce ancora o Le due torri). Dirò di più: la prima parte de Il canto della rivolta, a mio personalissimo giudizio, è anche uno dei migliori film in visti in questa prima parte di stagione: è una pellicola importante sia dal punto di vista tecnico che sociale, e che conferma come la saga degli Hunger Games sia nettamente più 'adulta', complessa e impegnativa rispetto alla media dei prodotti concorrenti: in questo film ci sono espressi richiami agli orrori del Novecento, alla condanna di tutti i totalitarismi (non esistono dittature 'illuminate'), allo strapotere mediatico e all'invadenza dei media che non si fermano neppure di fronte alla morte...
Così, neanche l'algida Julianne Moore, nei panni di Coin, la comandante dei ribelli, può certo definirsi una figura democratica: la sua visione della Storia e del Potere è identica ma speculare a quella del tiranno Snow (un sempre più mefistofelico Donald Sutherland). Allo stesso modo, il subdolo consigliere Plutarch (l'ultima interpretazione di Philip Seymour Hoffman, cui il film è dedicato) non può essere considerato un personaggio positivo, seppur stando dalla parte 'giusta': è un cinico programmatore che sfrutta il coraggio e la buona fede di Katniss per meri interessi di convenienza bellica.
Insomma, come ama ripetere un grande maestro come Ermanno Olmi, ogni guerra si combatte sempre su due livelli diversi: da una parte ci sono i soldati (o rivoltosi, partigiani, guerriglieri, chiamateli come volete) che combattono e muoiono sul campo, rendendosi spesso protagonisti di gesta eroiche e coraggiose, dall'altra i Potenti che manovrano nelle oscure stanze del Potere, all'insaputa dei poveracci, che spesso vengono mandati al massacro per freddi calcoli matematici e sporchi interessi di parte. So benissimo che è un caso, ma mi piace pensare che un film del genere esca in contemporanea a un altro film, agli antipodi per mezzi, concezione, stile, registro come torneranno i prati, dello stesso Olmi: a dimostrazione di come non siano i soldi e la produzione a rendere interessante una pellicola, e nemmeno la snobistica distinzione tra 'film commerciale' e 'film di qualità'...
Per il sottoscritto infatti Il canto della rivolta, pur essendo un blockbuster hollywodiano, è un film di qualità, che ha il merito di veicolare un messaggio importante al target di pubblico quale si rivolge: quello fatto di adolescenti, di ragazzi che certo non andranno mai a vedere torneranno i prati, ma che hanno la testa per capire la Storia se questa gli viene proposta nel modo giusto. E' una pellicola coraggiosa, che rinuncia a combattimenti spettacolari e scene d'azione (che ovviamente, immagino, ci saranno nell'episodio finale) per mostrarci una comunità di persone in ginocchio, atterrite dalla paura e tenute in vita solo dalla speranza di un futuro migliore, in questo caso rappresentato dalla bella e coraggiosa Katniss: una Jennifer Lawrence sempre più in forma e sempre più padrona della cinepresa, che riesce a convincerci perfino sulle sue doti canore, francamente inaspettate...
Così, a parte qualche sporadica e fisiologica caduta di tono (tipo l'ennesima, stanca, citazione de Il cacciatore, con Katniss che si rifiuta di abbattere il cervo...) il film si dimostra adulto e convincente. E non è un caso che a restarci più impresse siano, più che le gesta della sua bellissima protagonista, le scene delle macerie fumanti, dei cadaveri carbonizzati (immagini forti per un prodotto del genere), delle bombe che devastano le città e la mente delle persone, delle esecuzioni di piazza che tanto rimandano alla terribile realtà di oggi (ogni riferimento all'Isis e al fanatismo religioso non è certo casuale). Un film sorprendente, come dicevamo all'inizio, forse perfino troppo complesso per il suo pubblico naturale ma che proprio per questo apprezziamo ancora di più: e che forse potrebbe addirittura essere più utile di tante lezioni di storia... e scusate se è poco.
CLICCA SU QUESTI LINK PER LE RECENSIONI DEGLI EPISODI PRECEDENTI:
HUNGER GAMES (2012)
HUNGER GAMES: LA RAGAZZA DI FUOCO (2013)
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