Il sole, il sole sorge lento all’orizzonte…e io mi chiedo…mi chiedo se mai riusciremo ad arrivare oltre la distesa di ghiaccio, verso l’orizzonte di una nuova vita.
Ogni giorno era un tormento, ogni giorno sembrava non dover finire mai.
Più di tutto avevo paura della polizia; nel giro lo sapevano tutti, se quelli ti prendevano eri bello che fottuto, ti spedivano nei centri di riabilitazione per i giovani problematici…qualche volta c’era chi ne usciva, più rincoglionito dagli psicofarmaci di quando era entrato, ma la maggior parte ne usciva solo con un cappotto di legno.
Quando facevano le retate nella vecchia zona industriale io correvo, correvo verso il buio dei campi come se avessi il diavolo alle calcagna.
Potevo essere condannata, potevo essere già un cadavere, ma c’era una cosa a cui non avrei rinunciato mai: la mia libertà.
La libertà di decidere di ammazzarmi come e quando volevo.
Era l’unica cosa che ci rimanesse, in fondo, l’unica scelta che ha un tossico è decidere di morire.
Di quel periodo ricordo soprattutto la paura, la paura attanagliava tutto, la paura ricopriva ogni cosa.
E ogni giorno ne sparivano due, tre di noi: chi si faceva l’ultimo viaggio in un capannone, chi gli aveva ceduto il cuore…e poi quelli presi dalla polizia.
Era tutto uno scappare.
Persino i viaggi non erano più così belli, tutto era mostruoso e spaventoso.
A volte mi sedevo nell’erba e mi chiedevo perché cazzo continuassi a farlo…piangevo.
Eppure il giorno dopo lo rifacevo, e quello dopo anche, e quello dopo e quello dopo….la verità è che non ero più abituata al mondo reale, e quando lo vedevo senza filtri, così com’era, mi appariva ancora più spaventoso dei miei bad trip, quelli, almeno, sapevo come gestirli.
Image: hush by aditya77