Ciao, ti scrivo dopo l’ultimo articolo in cui ti ho illustrato gli 8 pilastri dei fondi comuni.
Oggi voglio parlarti di un’altra “famiglia” di strumenti di investimento che, in meno di 10 anni, ha riscosso un successo enorme e il pieno gradimento nel pubblico dei risparmiatori: la famiglia degli ETF (exchange-traded fund).
Ma andiamo con ordine.
Intanto faccio una premessa fondamentale, per evitare di diffondere la non-cultura del “prodotto”. Cosa questa, che accade spesso in banca. Vale a dire quella, secondo me, insensata regola non scritta che sia il miglior strumento a dare le migliori garanzie…dei migliori risultati. Non è così!!!!
Infatti, non mi stancherò mai di ripetere che “NON ESISTE IL MIGLIOR INVESTIMENTO IN ASSOLUTO, ALTRIMENTI CE NE SAREBBE SOLO UNO E TUTTI SCEGLIEREBBERO SOLO QUELLO”, e che il “risultato” dipende dalla giusta correlazione di:
Esigenza, orizzonte temporale, tema di investimento, strategia, ed efficienza dello/degli strumenti finanziari utilizzati.
In altre parole, come avviene in ogni altro “settore” della vita, dipende dalla specifica esigenza e da come il mix di soluzioni viene costruito, gestito e “manutenuto” dal Consulente con la “C” maiuscola.
Con chi me la posso “prendere” se anziché assumere un antistaminico per l’allergia ai pollini, prendo il miglior sciroppo per la tosse in commercio e questo non produce il risultato “sperato”????
Nell’ultimo articolo abbiamo apprezzato i punti di forza dei fondi comuni. Qui, dobbiamo invece guardare a 3 loro caratteristiche che, in alcuni casi, possono diventare difetti veri e propri se cambiano le nostre esigenze. La tecnologia finanziaria infatti, ha trovato nel mondo degli ETF una valida alternativa e, per certi versi, una naturale “evoluzione”, a queste 3 condizioni dei fondi comuni.
Ricordiamo velocemente che i fondi comuni sono “panieri” composti da diversi strumenti finanziari, gestiti da una società che grazie alla specializzazione, la competenza, la potenzialità e l’elevata professionalità ne cura i risultati pubblicandone quotidianamente il valore.
Passiamo in rassegna i 3 principali aspetti dei fondi comuni, sotto “osservazione”:
1. la quotazione è “retroattiva”. I fondi comuni, proprio perché sono costituiti da titoli che vengono scambiati dal gestore quotidianamente, consentono solo a fine giornata di attribuire il valore di ogni quota che compone il patrimonio gestito dalla società(se fatichi a seguirmi vai a leggerti il post precedente sui fondi comuni). Mentre un titolo di stato ha un prezzo che puoi controllare in tempo reale, ogni secondo, tutti i giorni, comodamente dal tuo pc, ciò non è possibile per i fondi comuni che pubblicano sui principali quotidiani, il valore di ciascuna quota con un giorno di “ritardo”. Oggi ad esempio, leggeresti sul tuo giornale il valore di ieri, della quota del fondo che possiedi.
Questo può diventare il primo “difetto” dei fondi comuni, specialmente se stiamo facendo “trading” ossia attività di compra-vendita su comparti azionari, magari, con un orizzonte di “breve” periodo (alcune settimane, tipico “mordi e fuggi” e/o alcuni mesi). Attività questa dove il “timing” di “entrata” e di “uscita” dall’investimento, diventa cruciale. Se a questa “caratteristica” aggiungiamo che, occorrono 7/10 giorni per conferire il proprio risparmio in un fondo e altrettanti per rientrare in possesso dei soldi in caso di disinvestimento, il fattore tempo, può diventare un aspetto “delicato” in alcuni momenti di mercato (…prova a pensare nel 2001 al crollo delle Twin Towers…). Tuttavia è doveroso ricordare che, con il fondo comune, abbiamo delegato al “gestore” l’attività di investimento dei nostri “dindini”, “sposando” l’idea di un orizzonte temporale, in cui operare, di anni (tra i 3 e i 10 anni a seconda della tipologia di fondo, se obbligazionario oppure azionario). Quindi, alcuni giorni, non dovrebbero compromettere la “riuscita” della nostra pianificazione finanziaria (…se interpretata in modo “dinamico”, e non “statico” dal nostro consulente…).
2. l’efficienza finanziaria “può” essere molto discutibile. Ascoltami bene su un aspetto su cui letteralmente di “martellerò” nei miei articoli: devi sempre pretendere che il tuo operatore finanziario (Banca, Promotore, Private Banker ecc.), ti dia una consulenza di qualità. In questo sito, costruiremo insieme, cammin facendo, l’idea della (alta) qualità che intendo. Nella consulenza di qualità bisogna che tu riesca a comprendere in modo chiaro e oggettivo, il “perché” ti venga proposto uno strumento piuttosto che un altro. In particolare se parliamo di pianificazione finanziaria di medio-lungo termine, devi pretendere che i fondi che tu acquisti siano in quel 20% di strumenti, eccellenti. Ne consegue che il “restante” 80%, la maggior parte appunto, ha prodotto risultati piuttosto deludenti, rispetto alla media degli altri fondi della stessa categoria, e all’indice di riferimento. Le società di gestione sono molto motivate a cercare, attraverso le loro performance, di attrarre nuovi clienti offrendo rendimenti storici che siano i migliori, della categoria (azionari Cina, India, Europa, obbligazioni governative, aziendali ecc. ) e dell’indice. I migliori, si presume, avranno sempre più clienti, i mediocri invece, e ce
ne sono in grande quantità, ne perderanno. Ora la mia domanda è cosa succede se la tua banca ti offre un fondo che non “va” neanche se lo “spingi” ?Come fai a riconoscere la competenza/correttezza del tuo interlocutore? devi pazientare ancora qualche post, e ti svelerò tutti gli “indizi” da cercare. I miei clienti sanno bene quanto io tenga alla trasparenza, all’onestà intellettuale e alla “cultura” della qualità (più che alla pretestuosa distinzione tra consulenza indipendente e dipendente e/o promotore di una Banca….) . Questo fa la differenza tra un Professionista della consulenza finanziaria
…e un “venditore” di prodotti finanziari.
3. il prezzo può essere “alto” (sono cari). Siccome è in “cantiere” un post ad hoc, mi limito a dire che la logica per definire se uno strumento è caro oppure no, è quella del valore di ciò che sto comprando. Ogni strumento finanziario ha un TER (total expense ratio) che è l’indicatore del costo. Più è alto e più costa. Dicevamo che per stabilire se lo strumento è caro devo valutare un pò di cosette: Come si è comportato il fondo negli ultimi 5 anni rispetto ai concorrenti della stessa categoria? ha dato rendimenti superiori al benchmark (media della categoria)? ha dato risultati superiori all’indice? l’indice è esattamente il “mercato” di riferimento. Facciamo un esempio: se voglio investire nel settore farmaceutico, l’indice del settore, sarà dato dalla performance di tutte le aziende di un dato paese (l’indice può essere mondiale, europeo, cinese ecc.) del settore farmaceutico. Con quale strategia di investimento il mio operatore (Private Banker, banca, promotore, consulente ecc.) investirà? Con quale frequenza mi terrà aggiornato? con quale attenzione seguirà la “manutenzione” dell’investimento? Che risultati ha prodotto l’insieme di consulenza+strumento/fondo utilizzato?
Quindi un fondo con TER del 2% annuo, può essere tanto o poco a seconda della “qualità” delle risposte di cui sopra.
veniamo ora, ai nostri ETF. Cosa sono?
Sono strumenti finanziari quotati che replicano esattamente l’indice di riferimento. Hai presente il film Blade Runner
dove c’erano i replicanti degli umani? macchine talmente simili da replicare anche le emozioni umane. Un capolavoro!Ecco, gli ETF sono le copie esatte degli indici che ci interessa comprare o vendere. Non ci promettono di andare ne meglio, ma nemmeno peggio del mercato di riferimento. Andranno nello stesso modo.
Esempio: Se l’indice USA, salirà del 5% nel 2011, anche il nostro ETF sul mercato americano, ci darà un guadagno del 5%.
Capito?
Sono nati, sull’onda della “delusione” dei risparmiatori dei risultati dei fondi comuni che le banche hanno fatto sottoscrivere loro, in passato. La “promessa” era in quel caso di avare una “gestione attiva” che fosse più redditizia dell’indice di riferimento. Realtà questa, nella stragrande maggioranza dei casi, non verificatasi. A quel punto, sono arrivati in soccorso gli ETF, che si limitano “passivamente” a riprodurre l’andamento di un mercato, a costi enormemente inferiori di un fondo.
Vediamo le loro principali caratteristiche:
1. Sono quotati in tempo reale sui mercati ufficiali. Ciò ti consente in tempo reale di comprare e/o vendere i tuoi investimenti (non dobbiamo aspettare neanche un secondo…)
2. Sono molto accessibili. Ci sono ETF che puoi comprare anche con 3 euro !!! (l’indice sulla Grecia, ad esempio)
3. Offrono molta varietà di scelta. Esistono ETF,ETC e ETN che replicano l’indice dei vari mercati azionari mondiali, l’indice delle materie prime, l’indice delle obbligazioni governative mondiali, del settore immobiliare asiatico, del rapporto tra dollaro e euro, il petrolio ecc. ecc. Praticamente tutto il mondo economico ha un indice e, di conseguenza, l’ETF relativo.
4.Si può operare in “leva”. Questo è un concetto per “esperti”. Provo brevemente a spiegarti. Puoi anche acquistare ETF che hanno un meccanismo dove il risultato è moltiplicato x 2 o addirittura x 3. Hai la possibilità, in sostanza, di acquistare un auto con il “turbo” e/o con un “superturbo”. Ma attento, anche le perdite vanno più “veloci”…se sbagli. Puoi anche acquistare ETF che scommettano sul “ribasso” di un indice e non solo sul rialzo di un “mercato. Ciò è particolarmente utile nelle fasi di “calo” dei mercati finanziari.
5. Hanno costi di gestione bassi. A fronte di fondi comuni con TER del 2% circa esistono ETF con TER tra lo 0.20% e lo 0,95%. Ciò torno a dire è, sempre da relazionare, con ciò che sto acquistando. Ne parleremo molto in futuro.
Conclusioni:
1. Se sei un cliente che si avvale di un operatore finanziario non delegare mai “in bianco” la gestione dei tuoi risparmi ma assumiti sempre in prima persona la responsabilità delle tue decisioni finanziarie (!) e pretendi che il tuo operatore finanziario, lavori con qualità elevata, operi con una strategia chiara e utilizzi Fondi comuni efficienti finanziariamente (rapporto costo/rendimento rispetto alla media e all’indice, eccellente) e, dove questo non è possibile, ti proponga di acquistare gli ETF.
2.Se vuoi invece, operare da solo, gli ETF sono gli strumenti ideali per te. Il mio consiglio se vuoi fare da solo, è di farlo esclusivamente se ti sei formato, se ti piace, se hai il tempo necessario, se hai fatto prima pratica con operazioni virtuali (paper trading), con successo. Astenersi quindi: pigri, “sensitivi” dei mercati, istintivi, improvvisati ed emotivi! Se non hai gli “skills” in questione, evita di fare da solo, preserva i tuoi soldi e, trovati un bravo professionista.
Adesso vado, lasciami il tuo commento se vuoi, sarò felice di leggerlo.