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I babbaluci del festino

Da Saraconlacca

babbalucivavaluci, vengono consumati prevalentemente nel periodo estivo ed autunnale. Proprio dal consumo  di questi piccoli animaletti, nasce uno dei mestieri che a Palermo durante la festa di S. Rosalia, diventa quasi di rito “u Babbaluciaru”. L’etimo babbaluci si ritiene derivi dall’arabo BABUS, ossia scarpa di donna con la punta ricurva in alto. Gli antichi Sicani, ne erano ghiotti consumatori, come testimoniano i ritrovamenti a mucchi presso la grotta di Isaredda (Sambuca di Sicilia). Uno dei proverbi siciliani sulle lumache recita: “babbaluci a sucari e fimmini a vasari nun ponnu mai saziari”  (lumache da mangiare e donne da baciare non saziano mai!). Questa massima sta ad indicare quanto i siciliani apprezzano a tavola le lumache. Le lumache  si possono comprare al mercato, oppure ricercarle nelle campagne fra le “restucce” (la rimanenza del grano).
La ricetta dei babbaluci sotto descritta è una specialità palermitana, ed è uno dei simboli culinari del Festino di Santa Rosalia patrona di Palermo.
Ingredienti
1 kg di lumache
5 spicchi d’aglio
Un mazzetto di prezzemolo
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe q.b.

Procedimento
Lavare accuratamente  le lumache in abbondante acqua corrente, quindi metterle in acqua in un grosso tegame del quale inumidirete i bordi per  impregnarli con il sale  (quest’espediente non permetterà alle lumache di fuoriuscire dal tegame). A questo punto mettere sul fuoco a fiamma bassa e non appena le lumache usciranno dal guscio aumentare la fiamma, aggiustare con un po’ di sale e portare a bollore. Far cuocere per una decina di minuti. Quindi sciacquarli in acqua corrente e mettere da parte.
Intanto preparare un soffritto con abbondante olio, l’aglio tagliato grossolanamente, (o semplicemente in camicia schiacciato) e il prezzemolo tritato. Aggiustare di sale e pepe e aggiungere le lumache risciacquate. Far cuocere, a fiamma moderata, per circa dieci minuti e servire spolverando con pepe e abbondante prezzemolo tritato.


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