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I Bambini e il marketing del gender

Creato il 11 febbraio 2014 da Maria Carla Canta @mcc43_

mcc43

volto androgino Il Consiglio d’Europa ha promosso un programma per il contrasto delle discriminazioni dell’orientamento sessuale e l’identità di genere che prevede per  tutti i paesi membri l’adozione di una Strategia Nazionale LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) .  L’ Italia parte con perversa confusione:  il piano multidisciplinare è affidato alla Unar che è l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e già siamo fuori tema; inoltre il motto Unar è “a difesa delle differenze” mentre la politica unificazionista della UE  le differenze vuole cancellare , con l’adozione delle accezioni neutre e della parificazione degli orientamenti sessuali.

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L’Unificazionismo, che deriva dalla teoria del gender, è  calato dall’astratto nella pratica quotidiana, dai documenti al lessico da adottare. Qualche scuola in Italia si è già portata avanti dando l’ostracismo a papà e mamma sostituiti da una numerazione che segue la parola genitore, sulla scia della nazione pilota in questo campo che,  è altresì, il paese con la popolazione più depressa d’Europa.  (ved.  Belgio… dieci anni deprimenti)

Il marketing  dell’ Unificazionismo ha il compito di devastare l’attività riflessiva personale e accodare le opinioni al concetto che si vuole imporre. Tutto ciò che resiste al martellamento viene confezionato con l’etichetta arretrato o retrogrado, e  soprattutto bigotto. La filogenesi? Una bazzecola. Non mancherà l’occasione di fare l’operazione contraria: sconfezionare il prodotto gender per controllare gli ingredienti,  ma per il momento provoca sconcerto la rapidità del marketing aggressivo sui bambini.

Essendo il diritto all’adozione da parte delle coppie omosessuali lo scoglio più scivoloso, il salto più spericolato, la breccia più larga nel senso comune, è sull’infanzia  che si lancia l’operazione  i- bambini-sono-d’accordo.

Per inciso, la stessa operazione già si intravede qua e là per  lo sdoganamento della pedofilia che ha in Italia  fin dal 1985 un portabandiera, se non ha mutato opinione nel frattempo, in Nichi Vendola (ved. Repubblica). Recentissima l’indagine IPSOS su adulti fra i 25 e 65 anni, secondo la quale un adulto su tre trova accettabile il sesso degli adulti con i minori. Con un bel marketing virale la lobby, potentissima, dei pedofili riuscirà a darsi una “dignità” nonostante la repulsione che l’adulto in salute psichica prova al pensiero.
Il trucco: pochi fanno apparire reale il  raccontato e falso ciò che le moltitudini provano effettivamente. Orwell docet.

Sotto il titolo “a noi piace qualsiasi tipo d’amore” – un’affermazione che Hannibal Letter sottoscriverebbe per la carne umana – YouTube ha gemmato questo fior d’inchiesta sub_dolus con il titolo “ AMORE GAY – le reazioni dei bambini,  Cosa succede se chiedi ad un bambino cos’è l’amore? E se gli chiedi cosa ne pensa dell’amore gay?

Una voce fuori campo pone ai bambini – da tre a undici anni – una serie di domande. ”Ti sei mai innamorato?” Incalzando   “Che cos’è l’amore per te?”  .
Il ventaglio di risposte va da un fantastico e sano “Non lo so!!”  dell’intervistato più piccolo al  desolante  e comico  ”E’ uno che ha la fidanzata e va sul  letto” .  Patetico esempio dell’impoverimento dell’affettività in conseguenza della precoce sessualizzazione  che, a partire dai media, si sta imponendo ai bambini  (ved. & ved. )

E l’amore “ tra due donne?” persegu_ita accanito l’intervistatore. La mimica di queste due bambine  è la prima risposta, troppo bella per essere cancellata nel montaggio del video. Segue, poi, una sequenza di volti sorridenti che dicono “Per me, sì” . Ognuno può credere che queste risposte affermative seguano effettivamente la domanda sull’amore lesbico . Oppure può sospettare che  la domanda posta ma eliminata dal video fosse un’altra, magari: “Le caramelle dovrebbero essere gratis?” 


E’ la tecnologia, bellezza! Ti può far scambiare lucciole per lanterne.

bambine schifate

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