Si chiude l’anno 2011 e lo tsunami-manovra si è abbattuto sull’Italia. Alcuni sostengono che in realtà questo sarebbe solo l’inizio, che la tempesta stia solo lambendo le coste del Paese e che il bello debba ancora venire. Di fatto il nostro debito pubblico ammonta a quasi 2 mila miliardi di euro, l’ultima manovra ammonta a 30 miliardi. Ergo: se l’obiettivo è davvero estinguere il debito (o ridurlo a una cifra sostenibile) allora- facendo un calcolo grossolano per profani- significa che di manovre così ne occorrerebbero almeno altre 60. Una serie di salassi insostenibile per qualsiasi popolazione/economia della Terra.
Quindi cosa ci aspetta, a noi italiani? Quali sono gli obiettivi della classe dirigente nostrana ed europea? Cosa sta succedendo? Fino a qualche tempo fa anche solo ventilare un possibile crollo dell’Euro veniva considerata una bestemmia, oggi questa eventualità viene minacciata quotidianamente da media e capi di stato. Dove vuole andare a parare l’Unione Europea? Per risolvere a questi e ad altri arcani ci siamo rivolti a Eliana Baici, preside e docente ordinario del dipartimento di scienze economiche e metodi quantitativi presso la Facoltà di Economia dell’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, nonché vicepresidente e consigliere d’amministrazione della Banca Popolare di Novara. Insomma, una vera e propria “insider”.
“Questa è stata una manovra necessaria”, ci spiega la dottoressa Baici, “senza tali provvedimenti il Paese si sarebbe trovato in una situazione ben più grave. Certo, non è equa, al momento sta colpendo solo le parti più deboli della società e l’elemento più robusto di questa manovra è nelle pensioni. Occorrerà dunque procedere con le liberalizzazioni, con la lotta all’evasione fiscale, con le privatizzazioni del patrimonio pubblico”. E’ questo- quello della graduale privatizzazione dei beni pubblici- uno dei punti più dolenti: l’Italia, come tutti i Paesi nella morsa del debito, non rischia una perdita di sovranità nazionale? “Sì”, ammette l’esperta, “questo rischio in effetti c’è. E’ per questo che sostengo che l’Europa avrebbe dovuto avere un ‘governance’ comune sin da subito. Lo spirito dei padri fondatori dell’UE era diverso: costoro puntavano a costruire il popolo europeo, mentre col passare degli anni ci si è focalizzati solo sull’aspetto economico dell’Unione e questi sono i risultati”.
“A trarre grande vantaggio di questa situazione sono indubbiamente le economie più forti, come la Germania, che nella crisi ha trovato l’occasione perfetta di diventare uno Stato leader. Ora però occorrerà istituire un organo centrale europeo in grado di monitorare i Paesi membri e che intervenga sulla spesa pubblica dei singoli osservando le rispettive differenze strutturali. L’obiettivo finale è quello di creare gli Stati Uniti d’Europa, una condizione che avvantaggerebbe tutti e che scongiurerebbe la cosiddetta ‘Europa a due marce”.
E il nostro debito? E’ un’utopia pensare di risanarlo? Stiamo parlando di cifre stratosferiche e la moneta-debito, quella con gli interessi che lo Stato deve restituire alla banche (cioè alla BCE) è un meccanismo perpetuo, infinito. “No, la riduzione drastica del debito non è un’utopia. I tempi saranno lunghi, certo, ma ricorrendo agli strumenti a nostra disposizione come la privatizzazione del patrimonio pubblico, possiamo farcela. Dopodichè occorrerà attendere le reazioni del mercato immobiliare e del mondo economico in generale”.
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