Trasloco.Già la parola mi suona antipatica (così come tutte le parole composte in maggioranza da consonanti), con quella esse che messa prepotentemente davanti alla elle ti fa contorcere la lingua che si era appena ripresa dalla erre.Al trasloco non mi abituo mai.Nonostante nella mia vita abbia cambiato parecchie case e negli ultimi anni gli spostamenti da un appartamento ad un altro (tra Milano, Lugano e Firenze) siano stati sempre più frequenti, non c'è modo di razionalizzare la minaccia degli scatoloni.Funziona un po' come per la valigia. Si presume che chi sia abituato a viaggiare, a spostarsi per lavoro, maturi nel tempo una certa abilità ad organizzare un bagaglio evitando di portarsi dietro ogni volta qualsiasi capo trovi stivato nell'armadio, dal 1995 ad oggi!Ecco io questa preziosa abilità non l'ho mai sviluppata. Penso sia proprio un difetto congenito… un cromosoma mancante, un difetto nel mio codice genetico, per cui non spero di poter modificare questa mia caratteristica, ma pazienza… poteva andarmi peggio.Il mio ultimo trasloco è stato rapido e per la prima volta graduale.Giorni disponibili per trovare casa: 5; giorni per traslocare: 2.Non è stata però la distanza "paesello della bassa bresciana" - Firenze ad impedirmi di portarmi dietro anche il più inutile dei soprammobili (come sono solita fare), bensì il modico numero di scalini che separano il portone d'ingresso, dalla porta di casa: 84.Dopo un mese, posso dire di essermi quasi abituata allo step forzato e lo prova il fatto che ora riesco a parlare circa 30 secondi/1 minuto dopo aver varcato la soglia di casa... a dispetto dei 10 minuti dei primi giorni. L'unico grande, grandissimo problema sovviene qualora mi dimentichi qualcosa in casa. Capita spesso, troppo, e io me ne ricordo sempre immancabilmente all'ottantatreesimo gradino. Temo sia colpa di un altro gene mancante, smarrito insieme a quello della valigia.Ma guardiamo il lato positivo, niente palestra e zero sensi di colpa per quel dolcetto in più che non manca mai. Mi sto, quindi, sbizzarrendo con il lato zuccheroso della cucina e questa volta vi propongo una ricetta della tradizione inglese, i biscotti digestive in versione home-made.Ingredienti:
- 100 gr di farina integrale
- 100 gr di farina d'avena
- 100 gr di burro salato
- 50 gr di zucchero di canna
- un cucchiaino abbondante di lievito per dolci
- 2 cucchiai di latte (io ne ho messi 4)
Una volta freddo aggiungete il burro alle farine e quindi unitevi lo zucchero di canna ed il lievito, amalgamando il tutto ed aggiungendo infine il latte poco alla volta.Lavorate il tutto con le mani fino ad ottenere un panetto omogeneo e liscio, che andrà lasciato in frigorifero a riposare avvolto nella pellicola per almeno mezz'ora.
Trascorso questo tempo riprendete il panetto e stendetelo con il mattarello (aiutandovi con due fogli di cartaforno) fino ad ottenere uno spessore di circa 3 mm.
A questo punto ricavate i biscotti con una formina tonda di circa 5 o 6 cm di diametro (io ho utilizzato un bicchiere) e posizionateli su una teglia ricoperta di carta forno.
Infornate in forno preriscaldato a 180° gradi per circa 10/12 minuti fino a quando i biscotti risulteranno leggermente dorati. Sfornare e lasciare raffreddare su una griglia.