IL LIBRO: “Questione di ingranaggi” di Isabella Christina Felline e Roberta Angeletti, Uovonero
LA COPERTINA:
IL CONTENUTO: Un albo di formato piuttosto grande che propone tre racconti in rima ciascuno ispirato ad un ingranaggio meccanico utilizzato come metafora, piuttosto ardita e originale, per parlare di sentimenti, incontri ed emozioni.
Abbiamo quindi la storia del re Pignone alla ricerca della sua regina Corona dove, tra le righe di una tenera storia d’amore, si intende che il sentimento per eccellenza è una questione di “incastro”, come quello perfetto e funzionante che, con pignone, corona e cinghia, fa sì che molte macchine si muovano.
I racconti successivi – quello di Vite e Bullone e di Freno e Frizione – calcano uno schema simile: personaggi che coincidono con ingranaggi per narrare di rabbia, solitudine, amicizia, diversità…sottintendendo, sempre, nella metafora meccanica, la grande di risorsa che deriva dalla relazione la quale, come una macchina, funzionando bene riesce a creare, trasformare e fornire energia. In questo caso vitale.
SECONDO ME: L’albo è interessante e indubbiamente insolito ed originale. E’ molto ricco, di spunti, suggestioni e riflessioni, molte anche profonde.
Forse in alcuni punti tutto questo risulta eccessivo e non basta l’ottima fattura delle rime a conferire un senso di leggerezza e una buona accessibilità.
Si incespica un po’ quindi, soprattutto nelle storie numero due e tre, il filo si perde ogni tanto e riacciuffarlo non è semplice. A mio parere un maggiore lavoro di sintesi e snellimento avrebbe giovato all’insieme.
Un’osservazione simile si può fare per le illustrazioni, che sono eleganti ed accurate, intelligenti ma con i loro colori tenui, i tanti particolari che si perdono in un’omogeneità di fondo, rischiano di far smarrire la vista, senza offrirle punti di appiglio saldi o elementi che spicchino e fermino le scene.
Per queste motivazioni consiglio il libro ai bambini non troppo piccoli, almeno dai sei anni di età e con la mediazione di un adulto di riferimento, almeno per la prima lettura.
Segnalo come ben fatta la pagina finale dove vengono illustrati, in maniera chiara, competente e precisa, i vari meccanismi e parti meccaniche nominati nelle storie, in modo tale che se ne possa comprendere il funzionamento e, con questo, le metafore scelte.
MI PIACE PER: l’originalità, la profondità, la buona fattezza e piacevolezza delle rime.
NON MI PIACE PER: in alcuni punti appare troppo contorto e “celebrale” e un tantino prolisso.
LE “STELLETTE”: (tre e mezzo)
UN’IMMAGINE TRA LE PAGINE:
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IL LIBRO: “Chi ha preso le mie scarpe?” di Corinne Dreyfuss e Eleonore Zuber, Giralangolo
LA COPERTINA:
IL CONTENUTO: Impostato sullo stesso schema de “Il libro matto” – della sola Eleonore Zuber, sempre edito da Giralangolo – l’albo è una divertente e colorata fucina dei mescolamenti di look diversi, più o meno stravaganti, più o meno buffi.
Un libro-gioco per creare stili d’abbigliamento secondo uno schema prefissato: ogni pagina è divisa in tre tasselli e la rilegatura a spirale permette di girarne uno mantenendo fermi gli altri due. Sulla facciata intera è disegnata una figura femminile, completa di abiti e accessori. Nella divisione testa, busto e gambe risultano su tessere diverse e si può così assemblare l’acconciatura di una tipologia con il vestito di un’altra e con le scarpe, ancora, di una terza.
Ed ecco che un caschetto posato va a innestarsi su una palandrana hippy per completare il tutto con un bel paio di decolleté con i tacchi! Ciascuno ha la possibilità di combinare le fogge proposte secondo la sua fantasia, dai mescolamenti più classici e ordinati e quelli più improbabili e tutti da ridere.
I look presentati sono in tutto nove, tutti riportati per intero sui risguardi di copertina; il decimo è libero e su una sagoma (un po’ pudica) tracciata il lettore è libero di inventare disegni e collage per personalizzare il suo stile e poi mischiarlo con gli altri.
SECONDO ME: Un’idea fantasiosa e giocosa, che può diventare spunto per ulteriori creazioni, magari su carta e al di fuori del libro. Un buon punto di partenza anche per inventare storie e personaggi, per improvvisarsi stilisti e immaginare la propria linea d’abbigliamento.
Belle e curate le illustrazioni della Zuber, spiritose e curiose e arricchite dai graziosi collage – con ritagli, foto e materiali – che già abbiamo apprezzato ne “Il libro matto”. Rispetto a questo, però, le figure risultano meno surreali e più aggraziate, pur non perdendo la loro vena comica e ironica.
Consiglio il libro a partire dai 4 anni.
MI PIACE PER: perché stimola la creatività e il gioco, per l’ottima fattura e la qualità delle illustrazioni, perché è ironico e si prende un po’ gioco dei vari stili e look
NON MI PIACE PER: alcuni look (come quello “da mamma”…) risultano un tantino stereotipati. Un po’ di verve in più non avrebbe guastato!
LE “STELLETTE”: (quattro)
UN’IMMAGINE TRA LE PAGINE:
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