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I book blog. Editoria e lavoro culturale (eFFe)

Da Martatraverso
I book blog. Editoria e lavoro culturale (eFFe)
Perché un blog? Perché non un trafiletto sul giornale, uno spazio in tv o un posto a sedere in una conferenza accademica?
Perché un blog dovrebbe essere portatore di cultura? Il blog - in termini strettamente tecnici - altro non è che un diario sul web. Uno spazio creato e messo a disposizione da multinazionali (Google, Wordpress, etc) dove persone più o meno skillate in informatica, con un ego smisurato e capacità di scrittura medio/alte prestano la loro opera a marchette per altre multinazionali e non: maison di alta moda, nomi di punta del settore alimentare, hotel e ristoranti, case editrici.
Questa la provocatoria partenza dell'ebook di eFFe I book blog. Editoria e lavoro culturale, che inizia raccontando di "quella volta a cena con i rappresentanti di una grande casa editrice", che con aria di sufficienza cercavano di capire perché "quelli che scrivono su Internet" avrebbero dovuto essergli utili. Anche io ero stata invitata a quella cena, ma per precedenti impegni non avevo potuto essere presente.
A cosa serve un blog? A nulla, se non a se stesso. Questa la tesi cruciale dell'ebook, riassunta tra aneddoti e considerazioni degli ultimi due anni, ripercorrendo eventi e situazioni che io stessa ho in parte vissuto in prima persona. Se dovessi immaginare un sottotitolo ideale per questo ebook, sarebbe "Tutto quello che gli editori non hanno capito dei book blog (e che i blogger non hanno capito di se stessi)".
La sottile differenza tra book blog e book blogger, forse: il blog è un prodotto culturale, il blogger è una merce. O rischia di diventarlo. La sottoscritta, per esempio, non fa parte di quella fortunata (?) categoria di persone cui vengono inviati libri a fiumi e che possono partecipare a esclusivi incontri con il divo-scrittore di turno. Le ragioni sono tante, alcune oscure perfino a me: non leggo spesso novità, e se lo faccio non sono necessariamente novità di grosse case editrici; non ho un piano editoriale definito, collaboratori che mi aiutino né un'assiduità forte nella pubblicazione dei post. Scrivo quando mi va e di quello che mi va, cercando di farlo nel miglior modo possibile.
Da poco più di un anno lavoro per una testata giornalistica che ha nel suo core business due cose: 1) andare a scavare nelle realtà meno note di Genova, culturali e non solo, per dare notizie che per varie ragioni non sono riportate da altre testate; 2) contribuire a mantenere viva quella forma di giornalismo che non si nutre di copia e incolla dei comunicati stampa né di servilismo nei soli confronti delle realtà culturali che ancora possono permettersi di pagare spazi pubblicitari.
Per questa ragione ho apprezzato molto che eFFe, nel formulare un eccellente e più che condivisibile codice deontologico dei blogger, abbia inserito questa frase "Sii equo. Le grandi aziende e i grandi gruppi hanno già dei forti canali di comunicazione, mentre le piccole realtà culturali (editori, artisti, compagnie teatrali, case discografiche) faticano ad avere visibilità: se puoi offrire uno spazio e una parola, offrili in primo luogo a chi ne ha più bisogno".
Un'ultima ragione per acquistare questo ebook (dallo store diretto, I praise you), è che tutti i ricavati delle vendite andranno in beneficenza all'Associazione Tumori Toscana.

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