Il prossimo 29 marzo l’India ospiterà il quarto summit dei paesi BRICS. L’incontro, evento diplomatico più importante dell’anno per l’India, si concentrerà su importanti questioni di carattere internazionale, come ad esempio commercio ed economia globali, agricoltura, salute e innovazione, terrorismo internazionale, cambiamenti climatici, sicurezza energetica e i problemi legati alla fame nel mondo. Il summit sarà una valida opportunità anche per considerare le problematiche internazionali di più stringente attualità, nonché future inclusioni di altri Stati all’interno dell’organismo.
L’incontro di Nuova Delhi sarà successivo a quelli avvenuti nel 2009 in Russia, nel 2010 in Brasile e nel 2011 in Cina. In quest’ultima occasione si è verificata la prima partecipazione del Sudafrica. E’ un evento importante, non solo per i temi trattati, ma soprattutto per il crescente peso internazionale dei paesi protagonisti, i quali compongono assieme più del 40% della popolazione mondiale, più del 29% dell’estensione territoriale, nonché un PIL combinato di 13.6 trilioni di dollari. L’incontro di Nuova Delhi avviene in una fase fondamentale a livello economico, dal momento che gli Stati Uniti e gran parte dei paesi dell’Unione Europea si trovano ancora in una fase critica dal punto di vista finanziario.
La rapida crescita economica di questi paesi emergenti è il fattore trainante del gruppo, mentre una comune strategia in ambito di politica internazionale è ancora lontana. I paesi del BRICS hanno richiesto una maggiore trasparenza per le regole della finanza globale, così come un maggior peso all’interno del Fondo Monetario Internazionale (FMI), nella Banca Mondiale e nell’Organizzazione Mondiale del Commercio. A questo proposito è interessante notare come i paesi BRICS si siano fatti promotori dell’utilizzo di criteri legati al merito, piuttosto che a motivazioni legate alla provenienza geografica, per la scelta del futuro capo della Banca Mondiale.
Come suggerito dal BRICS Academic Forum, think tank di esperti dell’organismo riunitosi a pochi giorni dall’incontro, le parole d’ordine saranno “stabilità, sicurezza e crescita”. Stabilità e sicurezza soprattutto in una fase storica segnata da una crisi finanziaria mondiale, ma anche in un momento di passaggio da un mondo unipolare a guida statunitense a uno di tipo multipolare, nel quale le sfide e le incertezze saranno sempre più marcate. A questo proposito, nell’ottica dei BRICS, la creazione di un sistema finanziario parallelo ad organismi come il FMI e la Banca Mondiale rappresenta un’alternativa valida per garantire ai paesi emergenti una risposta concreta nei confronti delle minacce poste dalla crisi finanziaria.
Il summit dovrà fronteggiare anche una serie di “sfide” caratterizzanti la struttura e gli obiettivi del BRICS, in particolar modo le modalità con cui rendere effettiva l’inclusione di nuovi membri, la strutturazione di un quartier generale permanente, nonché la creazione di una banca multilaterale di sviluppo comune. Ma anche a livello di politica internazionale vi sono diverse questioni interessanti, come ad esempio l’adozione di una visione comune nei confronti della riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU oppure verso alcune problematiche geopolitiche, come l’approccio al nucleare iraniano, alla questione siriana e al futuro dell’Afghanistan.
L’idea di una banca multilaterale è stata proposta dall’India durante un incontro tra ministri dell’economia e capi delle banche centrali dei paesi BRICS in Messico, a margine dell’incontro del G20, ed è molto probabile che sarà uno degli argomenti principali del summit di Nuova Delhi. Questa banca finanzierebbe solamente i paesi in via di sviluppo. In questa maniera, attraverso il supporto bancario, sarà favorita la cooperazione economica tra i BRICS, verranno semplificati i pagamenti commerciali tra i paesi membri, incrementando gli investimenti e creando nuovi posti di lavoro. Le economie dei BRICS stanno crescendo velocemente, ma dispongono delle potenzialità per influenzare ulteriormente l’economia mondiale nel caso di un’effettiva e sempre più consolidata cooperazione economica, rendendo inoltre questi paesi meno dipendenti dal dollaro.
Considerato questo quadro generale è possibile prendere in esame alcuni aspetti dei singoli paesi emergenti.
Il Brasile è un paese che abbonda di risorse naturali (bauxite, ferro, gas naturale e petrolio) e grazie alla sua particolare posizione geografica e all’azione in politica estera degli ultimi anni ha acquisito un ruolo regionale di primo livello nel contesto latino-americano. Brasilia si è fatta promotrice di una politica d’integrazione regionale economica, favorendo il consolidamento di organismi locali come il Mercato comune del sud (Mercosur tra Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) e più recentemente l’Unione delle nazioni sud-americane (UNASUR) e la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) (Le due facce dell’emisfero latino del Nuovo Mondo). L’azione in politica estera dei governi Lula e Rousseff ha comportato un sempre più decisivo ruolo del Brasile non solo a livello regionale, ma anche globale, con un aumento della propria influenza soprattutto in Africa e Asia. Unitamente a far parte del BRICS, il Brasile, assieme ad India, Cina e Sudafrica ha cercato di sviluppare una politica comune a riguardo di differenti questioni globali, in particolar modo economiche, commerciali e ambientali, in altri forum, come il BASIC (Brasile, Sudafrica, India, Cina) e l’IBSA (India, Brasile, Sudafrica).
Una potenza emergente come il Brasile ha trovato in un organismo come il BRICS un’opzione nella ricerca di un consolidamento della propria influenza esterna. Il cosiddetto soft power del Brasile potrebbe rappresentare una valida alternativa al maggiore potere rappresentato dalle grandi potenze tradizionali. Brasilia ha favorito negli ultimi decenni la creazione di istituzioni strategiche o coalizioni diplomatiche in modo tale da contrastare il potere dei paesi maggiormente sviluppati e rendere possibile una strategia predisposta al cambiamento delle regole internazionali, soprattutto di carattere finanziario.
Una caratteristica dell’azione brasiliana in politica estera è collegata alla cosiddetto R2P (“diritto di proteggere”), emerso durante le recenti rivolte arabe e in particolar modo nel momento dell’intervento NATO in Libia. Malgrado il Brasile, assieme a India e Sudafrica, abbia mantenuto una posizione sostanzialmente differente rispetto a Cina e Russia a proposito della risoluzione ONU sulla Siria, il paese sudamericano si è fatto promotore del concetto della “responsabilità unita alla protezione”, un ideale connesso alle conseguenze negative generate da interventi militari unilaterali e una visione che accomuna i diversi paesi BRICS nel considerare ingiustificato il diritto di uno Stato estero ad intervenire militarmente in un determinato paese. Nell’attuale fase contemporanea della “geopolitica del caos” una simile visione adottata dal Brasile, una politica in parte comune anche agli altri paesi BRICS, dimostra l’importante ruolo alternativo del gruppo. In questo modo stabilità e sicurezza sono ricercate senza l’utilizzo di massicci interventi militari.
I recenti eventi legati al teatro vicino-orientale offrono ulteriori dimostrazioni dell’accresciuto potere politico dei BRICS. La decisione di India e Cina di continuare il proprio commercio petrolifero con l’Iràn, così come il veto cinese e russo posto nei confronti della risoluzione sulla Siria presso le Nazioni Unite sono elementi che testimoniano i cambiamenti geopolitici in corso. Due paesi del gruppo BRICS, Mosca e Pechino, sono due potenze che non possono più essere definite come emergenti (Cina: ascesa, caduta e risalita come potenza mondiale). Per quanto riguarda la Cina, è il paese che detiene il maggior peso economico all’interno del gruppo. Durante l’incontro del prossimo 29 marzo Pechino potrebbe proporre un accordo con i paesi del BRICS in modo tale da favorire prestiti ai membri in yuan, un patto economico che dovrebbe essere firmato dalla China Development Bank (CDB). Inoltre, le banche di sviluppo dei BRICS saranno in grado di prestare denaro agli altri Stati membri con le loro valute nazionali (questo accordo include la russa Vnesheconombank, la Export-Import Bank of India, la brasiliana BNDES e la Development Bank of South Africa). In questo modo lo yuan potrebbe competere fortemente con il dollaro a livello globale. Nel 2011 la Cina ha esportato il valore di 1897 miliardi di dollari in materie prime, più di ogni altra economia nel mondo. La Russia è decima con 498 miliardi di dollari in esportazioni, mentre l’India è ventunesima con 298 miliardi di dollari. Sempre nel 2011 il commercio tra India e Cina è aumentato del 25%, mentre quello tra Mosca e Pechino del 42% (China will extend renminbi loans to BRICS).
La vittoria di Vladimir Putin al primo turno delle elezioni presidenziali rappresenta un’importante conferma elettorale nei confronti della politica ricercata dal presidente russo affinché Mosca ritorni ad essere una potenza di primo piano a livello globale. Un evento che avviene a vent’anni dalla nascita della Federazione Russa (per un’analisi di quelli che sono stati i primi due decenni della Russia, quale lo stato attuale e le prospettive future si veda il primo numero di Geopolitica Vent’anni di Russia). Le sfide future di Mosca sono strettamente connesse al nuovo contesto internazionale caratterizzato dal multipolarismo, ma anche dalle opportunità derivate dalla crescita economica interna attirante investimenti esteri e dai nuovi importanti legami strategici di tipo militare, economico ed energetico con Cina e India. La Russia, paese esporatore di idrocarburi e di armamenti, dispone d’interessanti prospettive per quanto riguarda i propri rapporti con Pechino e Nuova Delhi (La Federazione Russa alla prova del multipolarismo, la cooperazione tra la Russia e l’Unione Europea, Investimenti destinazione Russia, La direttrice “Pacifico” nella politica statunitense e la Russia, L’unione fa la forza: Russia e Cina assieme per costruire un mondo multipolare, Le relazioni tra Federazione Russa e Asia Meridionale).
L’India, malgrado la crescita degli ultimi anni, potrebbe risultare quella maggiormente colpita dalla crisi economica globale. Inoltre, sebbene il BRICS non rappresenti un blocco politico contrapposto all’Occidente, il recente voto indiano e sudafricano al Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla Siria, praticamente opposto a Cina e Russia, ha portato alcuni analisti a sostenere una potenziale spaccatura politica del gruppo dei paesi emergenti su una così importante tematica. L’occasione del summit di Nuova Delhi può rappresentare il momento in cui i BRICS ritroveranno compattezza.
I rapporti tra Cina e India, potenze solitamente descritte come contrapposte, si trovano in una fase altamente positiva nel contesto delle decennali trattative sui contenziosi legati al lungo confine tra i due paesi. Allo stesso tempo, sebbene permanga una forte competizione soprattutto per l’esplorazione del Mar Cinese Meridionale, esiste la possibilità di una maggiore cooperazione in ambito marittimo.
Una maggiore collaborazione potrebbe essere stabilita in prospettiva futura tra India e Brasile non solo dal punto di vista economico e militare, ma soprattutto nel campo di un comune sviluppo sociale. L’esperienza e alcuni successi brasiliani nel campo della lotta alla fame potrebbero giovare all’India, mentre Brasilia potrebbe prendere come modello di riferimento l’esempio indiano nel garantire l’accesso ai prodotti di consumo ai bassi strati della popolazione. In ogni caso, un settore in cui Brasile e India, assieme ai restanti paesi del gruppo BRICS, hanno stabilito una forte cooperazione è il campo sanitario che potrebbe comportare effetti benefici anche per il partner africano dell’organismo.
Il 14 aprile 2011 il Sudafrica ha preso parte al suo primo summit dei BRICS, a Sanya in Cina, partecipando anche al BRICS Business Forum e al BRICS Banking Cooperation Mechanism. Alcuni analisti hanno sostenuto che l’adesione sudafricana sia stata fortemente favorita da Pechino per contrastare il legame indo-brasiliano con il Sudafrica all’interno dell’IBSA. L’obiettivo dichiarato del Sudafrica è quello di espandere il commercio interstatale tra i paesi BRICS dagli attuali 400 miliardi di dollari a circa 500 miliardi entro il 2015. E’ una grande opportunità per l’Africa, ma anche per gli interessi cinesi, brasiliani e indiani nel continente africano. Il BRICS è un organismo ancora in formazione, ma senza dubbio ci sono importanti prospettive per un’azione comune dei paesi membri per lo sviluppo dell’Africa. Brasile, Russia, India e Cina hanno la capacità di favorire investimenti, così come garantire il supporto di esperti e tecnologie in modo tale da aiutare il continente africano nell’accelerare lo sviluppo delle proprie infrastrutture. In questo senso potrebbe essere favorita un’azione regionale da parte del Sudafrica mediante il concreto supporto degli altri membri BRICS. Si tratta dunque di una grande opportunità per il Sudafrica sia per la sua azione in Africa sia per la sua espansione commerciale nei mercati dei paesi BRIC. Inoltre, la recente inclusione del paese africano potrebbe porre le basi per ulteriori adesioni future, anche se manca una chiara regolamentazione in questo ambito. In ogni caso, altri paesi emergenti e in rapida crescita economica come Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto e Turchia (CIVET) potrebbero essere i candidati ideali per l’allargamento del BRICS.