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I Brigantini (momenti rabelaisiani)

Creato il 28 settembre 2012 da Postscriptum

I Brigantini (momenti rabelaisiani)

Non ricordo precisamente come la cosa abbia avuto inizio, probabilmente dalle assonanze tra il mio cognome e la pietra cilesti, o più sicuramente per via del fatto che sono stato recentemente a mari  e mi è risovvenuta in menta la ben risaputa massima di preservazione dell’incolumità fisica incorniciata dalla frase “se cci su i puppi nun si pò natari…”(link).

In qualunque modo la cosa sia giunta a discussione tra amici, ciò che conta è che da lì mi è giunto l’invito formale a presentare l’artista Brigantony ai lettori di Post Scriptum (che credo in fondo – e non lo dubito – già conoscano profondamente). In effetti devo precisare che il mio collegamento mentale andava più ai Brigantini che alla loro fonte d’ispirazione, ed è precisazione non da poco, visto che di questi brevemente tratterò in seguito. Ma devo anche far presente le mie difficoltà di esposizione. Mi riferisco a quel tipico moto di stizza snobistica che sovviene quando si tratta di cose definite genericamente/generalmente “viddane”, e/o volgari!

Ma quali volgarità, amici miei, quali? Occorre che subito io rinsavisca e converta il mio spirito a ciò che è o dovrebbe essere, in fondo, la vera fonte culturale di ogni uomo. La cultura del Bassoventre! La vera e più intima ragione di ogni movimento dello spirito! Sì, forse talvolta i movimenti di colui che si fa prendere dall’elevato momento di respiro, sono  inconsulti e sconvenienti, tali da provocare quei suoni tipici  da condurre l’ascoltatore improvvido all’esclamazione: elli avea del cul fatto trombetta. Ma cosa ci resta, cari ascoltatori sempiterni, se non l’udire ciò che ci circonda, nella speranza che ci illumini nel nostro arduo cammino? Rabelais – un umanista, religioso, francescano – poetava così:

O buon Dio, Padre superno

Che mutasti l’acqua in vino,

Fa’ del mio culo un lanterno

Da illuminare il mio vicino.

La verità è che troppo poco conosciamo le basi reali del nostro pensiero, troppo poco prendiamo in considerazione i priapismi della poetica latina e i boccaccismi della nostra letteratura medievale, il tono comico (basso) di Dante, troppo poco in considerazione teniamo quel Furioso di cui spesso mi ritrovo a discutere, e spesso dimentichiamo che anche la mitologia greca nasce da sessualmente esplicite immaginazioni genetiche. Le volgarità – come spesso impropriamente le definiamo – stanno all’origine di ogni impulso culturale:

Sempre Rabelais così parla del nostro unico padrone, lo stomaco:

“A questo valoroso re dovremmo far reverenza, giurare obbedienza e portare rispetto. Perché egli è imperioso, rigoroso, tondo, duro, difficile, inflessibile. A lui non si può dar da intendere nulla, nulla rimostrare, e nulla persuadre… Egli non parla che per segni.”

D’un di questi segni ho già detto (il respiro dell’anima da lì infatti è generato), ma ci si riferisce innanzitutto al bisogno alimentare, almeno in questo caso. L’impulso essenziale (ed esistenziale) di fermarsi ad una camionetta, sotto i Portici della Marina a Catania, e farsi preparare un panino con la carne di cavallo. Un bisogno che talvolta non può esser assecondato sì lestamente da accontentare prestamente il Signore Supremo di cui precedentemente detto. E allora, nel frattempo dell’attesa, non resta che farsi spaccare un gnustell (link).

I Brigantini – la traduzione ben suonata delle idee musicali di Brigantony, ma non solo questo  – sono l’esemplificazione di quanto sin qui detto. Chigghiè (link), nunn’haviti ancora caputo cu su i Brigantini? I Brigantini sono un gruppo motto bello di nati nel comune più bello che c’è, ovviamente Paternò. Sono molto bellissimi, pazzeschi, e suonano da dii, qualunque genere ci peace a loro suonare, dal Funk al blues, ma soprattutto uno smooth jazz  da sperti. Vi siete fatti convinti di chi sono i Brigantini? Oh, picciuotti, sintitavilli

ca fannu musica motto bella,

e nun ci rumpiti a ciaramedda!

 

N’ca sì, vi segnalo qualche altro brano, oltre a quelli dei links:

Barbaro Figlio di Tana (link)

Semu Fagghi (link)

E tutto motto bello (link)

O’ pa che bellu u cinema (link)

L’isola di White (link)

 


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