- di:
- I Cani + Bud Spencer Blues Explosion
Reviewed by: righi
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- 3
Summary:
I Cani e i Bud Spencer Blues Explosion insieme al Magnolia. Blues rockers e Hipsters...chi dei due è entrato alla festa sbagliata?
More DetailsConcerto de I Cani e i Bud Spencer Blues Explosion al Magnolia.
Blues rockers e Hipsters…chi dei due è entrato alla festa sbagliata?
Siamo arrivati al Magnolia che i Bud Spencer Blues Explosion avevano già iniziato il concerto.
A proposito un consiglio: non andate al Magnolia in bicicletta, il pezzo di strada fra Saini e Novegro è un miglio di oscurità e morte.
Comunque, dicevo, peccato che ci siamo persi metà dei BSBE che avevano iniziato puntiali alle 22. Conosco poco di loro, ma quei pochi video su youtube che avevo visto mi avevano lasciato molto soddisfatto. Un suono rock blues molto sporco con slide e wha-wha in stile Left Lane Cruiser e con parecchi virtuosismi del bravissimo Adriano Viterbini. Infatti così veniamo accolti, con vertiginose schitarrate e palpitanti assoli che, forse, durano anche un po’ troppo. Ma questi momenti da Jimi Hendrix vengono subito tamponati dalle ultime canzoni del set, e quando vanno giù di riff potenti non scherzano. Sono solo in due ma si parlano con gli strumenti e sembrano almeno in 4, e l’arrivo di Roberta dei Verdena non aggiunge molto al suono del duo romano.
Assolutamente da tornare a vedere dal vivo! Sono curioso anche di sentirli su disco per apprezzare meglio i singoli pezzi ma temo, anzi sono sicuro, che sull’incisione si perde tutta l’energia cruda che scatenano sul palco.
Ecco il loro sito ufficiale
Su demode c’è anche un’interessante intervista ai BSBE
E per vedere un po’ di foto fighe andate sul Flickr di Mairo
Dopo una breve pausa salgono sul palco I Cani. Di loro si è già parlato abbastanza, infatti, più che una recensione musicale del concerto, ne farei una recensione dal punto di vista del marketing.
Si presentano sul palco scaglionati, in ordine inverso di importanza, un’entrata studiata e ad effetto. Ok non stiamo parlando di James Brown ma si vede che l’hanno pensata. La loro musica è semplice, faccio fatica a distinguere i pezzi ora che ci penso, a parte la cover degli 883 (Con un deca) e il loro pezzo più famoso (ma anche più riuscito: le Velleità) non saprei dire cosa sia successo. Tutto si può riassumere in pezzi punk molto diretti e semplici, il tutto ripulito togliendo chitarre e aggiungendo asettici sintetizzatori, per un risultato molto indie ed accettabile da qualsiasi elemento della società, dallo studente del liceo al commesso di H&M. E’ punk senza distorsioni, senza piercing tatuaggi e cani. I testi poi sono quelli di sempre: storie di vita vissute. Testi che tutti, ma dico tutti, ci trovano un punto in cui sorridono e pensano “eh ci sono passato pure io”. Il pubblico infatti ha risposto secondo copione: salti e urla sui primi due pezzi in risposta alla fama che i Cani (ribadisco: geni assoluti di marketing) si sono creati nell’ultimo anno e poi, si spengono un po’, scatenandosi solo sulle due canzoni che ho riconosciuto pure io e scambiandosi un sacco di sguardi complici per le ragioni di cui sopra. Forse complice un problema tecnico avvenuto subito all’inizio – e qui frase del cantante che sottoscrivo in pieno “i Bud Spencer Blues Explosion di prima ci hanno insegnato che è meglio suonare con le chitarre invece che con sintetizzatori e stronzate – o forse perché appunto nessuno conosceva altre canzoni oltre a quelle 3 note (sì sono diventate 3 ora perché mi è venuto in mente che hanno fatto anche una cover di Acido Acida dei Prozac+).
Per le foto del concerto de I Cani andate sul Flickr di Mairo
Qui segue ora una filippica contro il DJ set che seguiva quindi potete saltarlo a pié pari se non condividete lo stesso feroce giudizio.
A chiudere la serata tutto sommato piacere è il DJ Dorian “di London Loves”. In genere non spreco il mio prezioso tempo (beh per me lo è!) e l’ancor più prezioso spazio hosting per cose che non mi piacciono ma questo merita una menzione. Sale dietro il suo deck come fosse ad una sfilata di moda, schiaccia play sulla sua playlist e gira manopoline come se sapesse cosa sta facendo, mixando i pezzi in modo così tremendo che la gente si fermava guardandosi intorno spaurita. Inizia sparando a bomba i grandi classici triti e ritriti degli anni 90 tipo Rancid e Offspring fino ad arrivare alle cose più vergognosamente pop tipo i Blink. Ma vabbè, si salta comunque. Poi tira fuori robe orribili da discoteca, mai sentite. No non erano i classiconi di Radio Deejay ai tempi del Molella megamix. Magari. Erano robe tremende da Ibiza party. E vedi tutti quelli che prima si esaltavano con I Cani, tronfi nei loro costumi di scena indie-rockerz si esaltano, alcune tipe accanto a noi conoscevano quasi tutti quei pezzi. Caro il mio Dorian, a parte il male che affligge, come te, tutti i DJ italiani che si esaltano per roba suonata da altri solo perché schiacciano play su un palchetto, ti consiglio di cambiare il nome “London Loves” perché a London, con una compilation così, ti arrivano i bicchieri pieno di piscio addosso.
Yes Moz, hang the f+++ing DJ
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