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I care. He doesn’t.

Creato il 19 agosto 2011 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Non è che mi è venuta la fregola di parlare inglese, è che il verbo “to care” è speciale, poi dirò il perchè.

Ultimamente, per la gioia di Brunetta, è capitato di fare qualche chiacchierata mattutina con una zelante funzionaria pubblica (che io amo, lei lo sa); ogni mattina un argomento, una volta gli uomini, una volta la dieta, domani forse il cucito, chi lo sa.

Comunque parlando di uomini (ed avendo capito di aver più di qualche punto in comune relativo ai trascorsi proto-sentimentali), costei mi ha chiesto: “Ma UDTV legge il tuo blog?”, domanda legittima. Stavolta la risposta la so. No. No perchè non penso abbia mai letto un blog in vita sua, no perchè generalmente non è un uomo curioso, no perchè so dove vive (non è che l’ho pedinato, lo so perchè me l’ha detto lui) e dalle statistiche la sua città non salta mai fuori, insomma lo so. No, UDMV non legge il mio blog.

Il punto è che potrebbe farlo. Non perchè sia un pervertito che potrebbe giungervici (si dirà?) cercando “donna orgasmo panda che caga”, ma perchè conosce il link e semplicemente potrebbe farlo. Ma non lo fa.

Io ci tengo alle persone. Lo dico sul serio. A volte mi devo sforzare, perchè non sempre mi viene naturale, però ci tengo. Se una persona amica fa qualcosa io cerco di interessarmene, che sia un blog (rimanendo nel virtuale) o che sia qualsiasi altra cosa, ci provo. E mi dispiace quando dall’altra parte non vedo lo stesso atteggiamento. NapoOrsoToro questo blog non lo legge quasi mai (lo nomino perchè tanto so che non leggerà ghgh) e mi dispiace, lo ammetto, se lui avesse un blog io lo leggerei, ma non è che posso misurare l’amicizia su questo, beninteso, specialmente se ci sono altri contatti.

“To care” è un verbo splendido. Penso che il primo a portarlo in Italia sia stato Don Milani, in opposizione al “Me ne frego” fascista. Chiaramente l’accezione che aveva per il padre di Barbiana non è la stessa che gli sto dando io, ma resta un bellissimo verbo. “I care” lo preferisco ad “I love you”; “ci tengo”, “mi stai a cuore” mi piacciono molto di più di “ti amo”. Sarà che l’unico “ti amo” della mia vita l’ha detto uno che ora spero sia finito a grattare la merda dal culo dei polli. “Ci tengo” è molto più capiente come verbo, è un’espressione accogliente, che vuol dire tanto, sì è una cosa confortevole da dire, è una cosa che resta, che va oltre l’amore.

I care. He doesn’t.
Comunque, è palese, io ci tengo, lui no. Ci voleva la funzionaria pubblica (e poi dicono che gli statali non producono! Seeeeh!) a farmelo capire. “I care” perchè se lui avesse un blog io lo vorrei leggere. “He doesn’t care” perchè lui potrebbe saperne più di me ma non lo fa. Non c’entra niente l’amore, l’essere innamorati, no no. E’ proprio un fallimento su tutta la linea.

Non è che da domani lo mando affanculo e inizio ad odiarlo, lui è e sarà sempre UDMV (a meno che non ne trovi uno identico che in più ci tenga a me, ma adesso non esageriamo), però intanto togliamo qualche mattoncino a questa macroscopica distrazione succhia energie. Prima o poi tutto il castello verrà giù.



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