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I casi Fazio e Crozza: cosa c’è dietro?

Creato il 24 ottobre 2013 da Laperonza

 

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Non mi portano i conti: perché, dopo tanto osannare protrattosi fino a pochissimi mesi fa, specie a favore di Crozza, ora c’è questa avversione che è arrivata addirittura a bloccare un contratto tra la Rai e il comico che si dava per certo? Come mai ci si strappano le vesti per i compensi forse davvero troppo alti dei due conduttori, compensi che, comunque, stanno sul mercato e non sono così superiori a quelli di conduttori di altre reti. Ad esempio Paolo Bonolis, che lavora per Mediaset, ha percepito nella scorsa stagione televisiva circa 6 milioni di Euro, molto di più del “misero” milione e ottocentomila di Fazio. Allora perché tanto scandalo?

In effetti, si potrebbe obiettare che Mediaset è azienda privata che fa ciò che vuole coi propri soldi, mentre la Rai amministra anche soldi pubblici, oltre che gli introiti delle sponsorizzazioni. Il punto, però, è che queste cifre sono soggette agli andamenti di mercato e se Mediaset alza l’asticella la Rai non può esimersene, a meno che non voglia uscire dal mercato e cedere alla concorrenza delle Tv di Berlusconi. E il punto è proprio questo: Mediaset è privata ma è proprietà di un “azionista” di maggioranza del governo italiano. La solita anomalia del conflitto di interessi.

Diventa lecito, quindi, pensare che costringere la Rai a non stipulare contratti di un certo livello anche se questi possano essere altamente remunerativi per l’azienda da un punto di vista del ritorno economico potrebbe essere una forma di concorrenza sleale fatta attraverso la politica per favorire economicamente gli interessi di Berlusconi. E Grillo? Ancora una volta non ci ha capito niente.

Sarebbe diverso se la Rai facesse solo ed esclusivamente servizio pubblico. Allora la televisione di Stato sarebbe al di fuori dei giochi della concorrenza e certamente non avrebbe senso pagare un conduttore con questi importi astronomici. Altra soluzione potrebbe essere trasformare la Rai in azienda privata a tutti gli effetti, senza canone, senza aiuti da parte dello Stato, liberamente presente sul mercato. In pratica, rinunciare alla Tv di Stato per eliminare canone e costi a carico dei cittadini. Forse la soluzione migliore.

Certo che, comunque, scandalizzarsi per i compensi che la Rai paga, in linea col mercato, per rimanere concorrenziale è strumentale. Sarebbe molto meglio indignarsi per il canone che, a tutt’oggi, rimane una tassa iniqua, ingiusta e inutile.

Luca Craia


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