Sulla legge contro l’omofobia i vescovi italiani sono scesi a gamba tesa e dopo l’approvazione da parte della Camera del disegno di legge Scalfarotto, Avvenire (organo della Conferenza episcopale italiana) chiede il parere di Alberto Gambino, docente di diritto privato (resta da capire cosa c’entri il diritto privato con una norma di diritto penale) all’Università Europea di Roma, università della congregazione dei Legionari di Cristo: «Per quale motivo una persona dovrebbe avere maggior tutela giuridica di un’altra per il suo orientamento sessuale? Allora potremmo includere in questa tutela anche i portatori di handicap, per esempio, o i preti di periferia che combattono contro la mafia. Non si vede per quale ragione questi soggetti ugualmente degni non meritino lo stesso surplus di tutela penale. In realtà in questo modo una legge contro la discriminazione di alcuni finisce per discriminare gli altri». Allo stesso modo Gambino sembra essere rassicurante sulla libertà di espressione: «Per quanto riguarda le opinioni, non costituisce istigazione all’omofobia il fatto che durante un’omelia un sacerdote parli della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Per quanto invece riguarda le condotte, non costituisce omofobia il fatto che in una scuola paritaria o in una università cattolica si scelgano insegnanti che condividono un progetto formativo che veda nella unione eterosessuale il modello di famiglia su cui costruire la società. Anche se a dire il vero, si tratta di un paradosso».
L’opinione del professor Gambino non sembra convincere – così come scrive sempre su Avvenire Giovanni Ruggiero - il presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, il cardinale Francesco Coccopalmerio: «Si dovrà dire in questa legge che chiunque disprezza le persone e le discrimina sarà considerato omofobo, ma non si potrà dire che chi agisce o pensa in modo diverso, per esempio nel campo del matrimonio è omofobo, altrimenti si limiterebbe la libertà di pensiero».
Avvenire raccogli altri pareri contrari alla legge come quello dei giuristi dell’Ugci (Unione giuristi cattolici italiani) secondo cui il disegno di legge presenta il «forte rischio» di «una deriva antiliberale» ed il presidente dell’Ugci Marco Ferraresi parla di una legge che «desta forti dubbi di illegittimità costituzionale» ed inoltre: «sembra che il diritto italiano già protegga adeguatamente la persona, doverosamente, qualunque sia il suo orientamento sessuale o di “genere”». Sempre su Avvenire viene riportato il parere del direttore di Iustitia Benito Perrone secondo cui il ddl Scalfarotto andrebbe ad agevolare «il percorso per raggiungere il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e l’attribuzione alle stesse del diritto di adozione».
Nonostante Gambino esprima dubbi sul fatto che una persona debba avere maggiori protezioni a causa del suo orientamento sessuale bisogna chiarire che il disegno di legge in discussione in parlamento andrebbe ad estendere – così come prevedono gli orientamenti normativi comunitari – la legge già esistente per i delitti d’odio (Legge Reale-Mancino del 1993) trattando l’orientamento sessuale esattamente allo stesso modo dei delitti fondati sull’odio razziale, etnico, religioso, nazionale ecc. Per questo motivo se bisogna esprimere delle critiche al “trattamento speciale” riservato ai delitti d’odio commessi a causa dell’orientamento sessuale della persona bisognerebbe anche opporsi a tale “tutela ad hoc” prevista da 20 anni dalla legge Reale-Mancino per i crimini commessi a causa della nazione, dell’etnia, della razza o della religione della persona offesa.
Inoltre Gambino dovrebbe considerare che i «preti di periferia che combattono contro la mafia» (ma anche quelli che non la combattono e magari abusano di qualche bambino) sono già maggiormente protetti dal nostro codice penale che all’articolo 61 considera aggravante generica di reato aver commesso il fatto contro una persona «rivestita della qualità di ministro del culto cattolico o di un culto ammesso nello Stato»: non risulta che i cattolici si siano mai scandalizzati per questa “tutela speciale”.
Sebbene per gli oppositori al disegno Scalfarotto il nostro diritto – come afferma il presidente dell’Ugci Ferraresi – già protegga la persona omosessuale è interessante l’intervento del magistrato Marco Gattuso al convegno “Omofobia, cos’è, come si manifesta, come agisce e… cosa sta succedendo” tenutosi a Milano il 7 ottobre: «Non sarebbe sufficiente l’applicazione dell’aggravante dei motivi abietti e futili, già prevista nel nostro codice penale, perché nel caso dei delitti d’odio non vi è solo una motivazione più riprovevole, ma vi è anche un diverso ed ulteriore bene giuridico tutelato. Picchiandone o violentandone od uccidendone uno, il reo ottiene l’effetto che tutte le persone appartenenti alla minoranza (le persone di colore, oppure gli ebrei, gli omosessuali o i transessuali) si sentano minacciati ed abbiano paura. Entra dunque in discussione il diritto alla tranquillità, alla sicurezza, alla libertà di circolazione di una più ampia platea di soggetti e si giustifica pertanto una reazione rafforzata dello Stato».
Risulta difficile credere che l’approvazione di una legge che punisca i crimini d’odio contro gli omosessuali possa agevolare – come teorizzato su Avvenire da Benito Perrone – il matrimonio per le persone dello stesso sesso: provvedimento che necessiterebbe di un nuovo disegno di legge ed iter parlamentare. Infatti nonostante la legge Mancino già dal 1993 già punisca le discriminazioni legate all’orientamento religioso della persona questo non ha fatto sì che lo Stato italiano sia stato obbligato a siglare intese con ogni religione: al momento non sono state siglate le intese con musulmani e testimoni di Geova e solo in tempi recenti sono state siglate le intese con l’Unione buddhista italiana e quella con l’Unione induista italiana, le prime religioni riconosciute che non provengono dal ceppo giudaico-cristiano. Se una legge contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale avesse come conseguenza l’approvazione del matrimonio omosessuale, dovremmo ritenere che l’approvazione – nel lontano 1993 – della legge che punisce le discriminazioni in base alla religione della persona ha avuto come conseguenza automatica l’obbligo da parte dello Stato italiano di siglare intese con ogni religione: la storia ci ha insegnato che non è stato così.
Sebbene il cardinale Francesco Coccopalmerio parli di limitazione alla libertà di pensiero non sembra che il mondo cattolico abbia mai criticato la tutela speciale prevista dalla legge Mancino per i reati commessi contro – ad esempio – la religione della persona. Inoltre è particolarmente fastidioso che politici, forze politiche, giuristi e religiose parlino di tutela alla libertà d’opinione solamente nel momento in cui si parla di discorsi d’odio nei confronti degli omosessuali e dei transessuali: non risulta che in passato si siano mai spesi con tanto vigore per altre circostanze. Infatti risulta quasi comico che Avvenire accolga i “paladini della libertà d’opinione” contro il disegno di legge Scalfarotto quando – dalle colonne dello stesso giornale – si riportava della condanna della Santa Sede contro lo spettacolo “Sul concetto di volto nel figlio di Dio” del regista Romeo Castellucci e si accoglieva il parere del cardinale Carlo Caffarra: «Siamo sdegnati e addolorati, come cittadini e come credenti. Come cittadini nel vedere che l’esercizio della libertà espressiva non conosce più neppure i limiti del rispetto dell’altro». Insomma nel momento in cui la legge tutela i crimini d’odio contro gli omosessuali si invoca la “libertà d’espressione” (come se pestare un omosessuale a causa del suo orientamento fosse espressione di un pensiero) ma nel momento in cui la libertà di opinione offende i cattolici si invoca “il rispetto dell’altro”: in ogni caso c’è sempre qualcosa a cui aggrapparsi per offendere ma non essere offesi. Da non dimenticare inoltre che nel 1989 L’Osservatore Romano (organo ufficiale della Santa Sede) in occasione della fatwa formulata dall’ayatollah Khomeini nei confronti di Salman Rushdie, autore dei Versetti satanici ritenuti offensivi nei confronti dell’Islam ha sposato la posizione di Khomeini circa il contenuto blasfemo ed offensivo scrivendo che milioni di musulmani in tutto il mondo sono stati offesi da questa opera: «L’attaccamento alla nostra fede ci induce a deplorare ciò che è irriverente e blasfemo nel contenuto del libro». In sostanza la libertà d’espressione prima del contrasto ai crimini d’odio ma la fede e la religione prima della libertà d’espressione.
I Legionari di Cristo – con la loro agenzia di notizie Zenit – riportano l’interessante opinione di Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, indirizzata ai parlamentari italiani, in occasione del voto sulla legge contro l’omofobia. Belletti sembra avere le idee molto chiare e pragmatiche: «La nave Italia attraversa acque molto pericolose, agitate dalla crisi economica e da una tempesta politica incombente. Eppure alla Camera non si discute di tagli al finanziamento pubblico dei partiti, di lavoro dei giovani, di legge elettorale. No, i comandanti della nave Italia, novelli Schettino, portano la nave a fare un pericoloso inchino ad una lobby piccola ma determinata e ricca di potere e di mezzi economici, che dietro la sacrosanta lotta alla discriminazione e al pregiudizio nascondono un attacco diretto all’identità stessa della famiglia e della persona. La nave Italia, con una serie di colpi di mano (…) si avvicina pericolosamente agli scogli infidi e pericolosi per ogni popolo e società. Se questa legge verrà approvata con i principi che stanno vincendo alla Camera, domani questa accusa la sentiremo ripetere solo in tribunale: vorrà dire che la nave Italia si è ormai schiantata sugli scogli di un’ideologia che vuole cancellare ogni legame tra le persone e negare ogni valore alla differenza. Non votate questa legge, perché, una volta sugli scogli, non è detto che sapremo raddrizzare la nave Italia. La nave raddrizzata all’isola del Giglio si chiama Concordia: questa legge invece genererà tale e tanta ingiusta divisione nel nostro Paese, che bisognerà pensarci bene, prima di approvare una legge ipocrita e falsa, che per gli ideologici interessi dei pochi attacca al cuore i valori dei tanti». Forse Belletti prima di parlare di una legge che attacca i «valori dei tanti» dovrebbe considerare che per l’Eurispes gli italiani sono un popolo di “gay-friendly”: nave o meno, naufragio o meno per gli italiani gli omosessuali sono cittadini al pari degli altri. Tutto il resto è noia.
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