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I centenari letterari in pillole… accadde nel 1915 (8)

Creato il 02 novembre 2015 da Federbernardini53 @FedeBernardini

17 Jun 1981, Rome, Italy --- Rome Italy: Flaminio Piccoli, secretary of the Christian Democratic Party, gestures as he answers reporters' questions during a news conference held at the Foreign Press Club in Rome. Most questions concerned the Masonic Lodge 'P-2' directed by Licio Gelli. June 17, 1981. --- Image by © Bettmann/CORBIS

Flaminio Piccoli

Di Ruggero Morghen Manlio Goio è, forse, l’unico biografo al mondo che non indica la data di nascita del suo soggetto: forse per timore reverenziale, forse per non mescolarlo troppo alle umane cose. Lo ha fatto in un antico instant-book preelettorale per la collana rusconiana che recava un titolo singolare e tristemente profetico: si chiamava, infatti, già nel 1972 “Prima linea”! Ma Flaminio Piccoli è nato proprio nel 1915, dunque cent’anni fa, a Kirchbichl: posto che già nel nome reca la parola “Chiesa”. Nomen omen, è il caso di dire.
Politico e giornalista, Piccoli ebbe a che fare (e molto) con la Dc, l’Adige, l’Azione cattolica (dove fu per Carlo Rossi contro Gedda), la Juventus: non la squadra di calcio ma l’associazione di studenti medi trentini, quella delle tendopoli di don Zio. Ed ecco alcuni suoi titoli da giornalista: ONESTÀ, LIBERTÀ (“Fuori ferve il rinnovamento e si accende la luce delle idee e delle fedi”), DOMANI. Sì: Flaminio amava i monotitoli. Poi: EVOLUZIONE O RIVOLUZIONE, LA NOSTRA FEDE (“C’è in noi l’assillo, il pungolo di quest’abito”), PATRIOTTISMO DI PATRIA E PATRIOTTISMO DI PARTE, LA FEDE DI COLOMBO. Dove sostenne che “soprattutto, da noi, vale il carattere”. Si riferiva, immagino, a quella specificità trentina che, secondo molti, ancor contraddistingue e caratterizza quegli abitanti.
Sempre nel 1915, ma a New York, nasce Jerome Bruner. Dopo aver svolto la maggior parte della sua carriera ad Harvard, insegnò ad Oxford, presso la New school for social research. Tra le sue opere edite in Italia, La mente a più dimensioni (2000). A Firenze muore invece Costantino Arlìa, letterato, studioso di problemi linguistici, editore di testi antichi che Carducci chiamò spregiativamente “linguaiolo”. Assieme al Fanfani compose le Giunte al Lessico dell’infima e corrotta italianità.
Bruno Barilli, il più antiletterario ed estroso dei rondisti, autore di “impressioni” che, nate in un mondo di sogno e d’incubo, s’accostano all’atmosfera dei poeti maledetti, compone nel 1915 la sua seconda opera musicale, EMIRAL, un atto su libretto proprio ispirato ad una leggenda balcanica: opera che, avendo vinto (1923) un concorso governativo, verrà rappresentata al Teatro Costanzi di Roma nel 1924. La sua prima opera lirica – Medusa – era uscita nel 1910.
Ciro Trabalza pubblica La critica letteraria nel Rinascimento, edito dalla milanese Vallardi nella collana “Storia dei generi letterari italiani”. Nel saggio “La critica erudita della letteratura e i suoi avversari”, contenuto in Letteratura della nuova Italia, Benedetto Croce si occupa di Adolfo Bartoli (1833-1894), l’autore di Fivizzano, Massa, che particolarmente studiò il periodo delle origini secondo i principii della “scuola storica”, di cui fu tipico rappresentante. M. Campori ne I tognazzini: collana di 26 sonetti edita a Modena, si occupa invece di Girolamo Baruffaldi (Ferrara, 1675-1755), erudito e poeta attento alle glorie ferraresi che nelle sue Osservazioni critiche (1710) definisce la teoria dell’autenticazione ed afferma, classicisticamente, l’identità di genio e buongusto. Fernand Baldenspenger, critico e professore universitario, occupa frattanto alla Sorbona la cattedra di letteratura comparata. Passerà poi ad Harvard, Berkeley e Los Angeles.
A cura di Fiammazzo esce a Savona “Il commento dantesco di Graziolo dei Bambagliuoli dal Colombino di Siviglia con altri codici raffrontato”. Il commento di Graziolo dei Bambagliuoli, composto intorno al 1324, è interessante anche quale documento della stima di cui presto Dante godette, anche in ambienti guelfi, quale “savio di cognizione della santa teologia, di astronomia, di morale e di naturale filosofia, di retorica e di poesia”. A Firenze escono nello stesso anno gli Studi sul Canzoniere di Dante di Michele Barbi, filologo e critico, i cui lavori più impegnativi sono proprio dedicati ad illustrare l’opera di Dante.
Questo ed altro accadde nel 1915, giusto cent’anni fa.


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