(di Chiara Maffioletti - Corriere della Sera) Ogni sera, alle otto, lui è lì. Ormai accendere a quell’ora la tv su La7 è diventata la certezza di incontrare Enrico Mentana. Presente, sempre, consecutivamente, da più di cento giorni (oggi 103). In tre mesi il tg della sera ha avuto una share media dell’8,28% (nello stesso periodo, nel 2009, era 2,23%) con quasi 2 milioni di spettatori.
Ma lei direttore sarà un po’ stanco…
«I nostri nonni lavoravano tutti i giorni e nelle campagne. Io in fondo mi sono riposato tanto prima…».Pensa di continuare l’infilata di conduzioni a lungo?
«Intanto tiro fino al 14. Poi vediamo come si mette la situazione. Potrebbe iniziare un’alternanza. Se all’inizio apparire in video era un vantaggio alla lunga potrebbe diventare un limite».Ha già in mente il calendario delle sue apparizioni?
«Penso a una formula dal lunedì al venerdì. Nel weekend ci sarà un altro conduttore».Pensa a qualcuno in particolare per l’alternanza?
«Sì, ho le idee chiare ma non faccio nomi perché non l’ho detto al diretto interessato».Il suo è un tg molto attento alla politica…
«Al Tg5 avevo fatto fare alla politica una cura dimagrante. Ora è un periodo politicamente entusiasmante, iniziato più o meno con l’avventura del nuovo tg. Seguire la politica è diventato per noi caratterizzante anche perché gli altri tg lo facevano in modo diverso».Alla fine però tutti i plausi che le sono arrivati si riassumono nel fatto che finalmente un tg dà le notizie. Ha scoperto l’acqua calda?
«In fondo sì. La differenza sta nel cercare di spiegare, di coinvolgere gli spettatori con un racconto completo e visibilmente libero».In redazione apprezzano questa formula personalizzata?
«A tutti piace lavorare in un tg che ha molto ascolto piuttosto che in uno che ne ha meno».Finora non si è sbilanciato perché prematuro. Adesso si può dire che la sfida è riuscita?
«Sicuramente. La pianta ha attecchito e cresce. All’inizio c’è stato l’exploit ma con il tempo gli ascolti sono cresciuti e siamo stabilmente sopra il 7%. Abbiamo un tg con un peso pari al Tg2 o al Tg3 su una rete con mezzi molto diversi. Si può dire missione compiuta».Per lei è stata una rivincita?
«Si parla di rivincita quando qualcuno in precedenza ti ha battuto. Per me non è così. Sono un mio estimatore – ride -, sapevo che era una sfida che potevo sostenere ma non dovevo rivalermi su nessuno».L’ha sorpresa il riscontro della gente?
«Mi ha fatto piacere. Poi La7 è una rete che sta simpatica perché ci sono meno ombre che altrove. Ho fatto tutto quello che ho voluto: ma quando un prodotto ha successo nessuno dice mai nulla».Insomma… pensiamo a «Vieni via con me» di Fazio e Saviano…
«Parlavo di informazione. Saviano ha fatto denunce forti e accuse pesanti. Il successo non permette una logica senza contrasti».Se è così significa che verrà presto criticato anche lei…
«Probabile. Al Tg5 venivo accusato di sputare nel piatto dove mangiavo. Ora iniziamo a dare fastidio: il Tg di La7 aveva un decimo degli ascolti del Tg1 e ora un terzo. E partiamo con un traino del 2% non con il 20% dell’”Eredità”. Siamo senza eredità, siamo diseredati».All’inizio descriveva il suo tg come una barchetta che si insinua tra ammiraglie…
«Siamo come i gommoni di Greenpeace che vanno a dare fastidio alle baleniere».Il momento che l’ha colpita di più in questi mesi?
«Intercettare subito il disagio del Veneto dopo l’alluvione. Cosa che era stata incredibilmente sottovalutata, all’inizio, dagli altri».Perché certe notizie hanno da subito una eco mediatica così diversa da altre?
«Un po’ per Roma: l’informazione è spesso ripiegata attorno alla capitale. Poi certe notizie hanno uno scopo diffusionale. Come Avetrana. Nel mio tg appurata la notizia degli arresti ha detto basta: non ho voluto allungare il brodo».Gad Lerner, suo amico e volto storico di La7, ha parlato del suo arrivo come di una «svolta» per la rete…
«Non vorrei enfatizzare. Mi fa piacere fare da battistrada ma non ho la bacchetta magica. Credo ci sia un’ampia fetta di opinione pubblica che diventa platea televisiva solo se si risponde a ciò che domanda. Serve un’offerta innovativa: per le buone idee non ci vogliono tanti soldi ma il coraggio. La malattia della tv italiana è non sperimentare».Vespa dice che in tv i moderati sono emarginati…
«Il punto è che la destra si concentra sui tg e la sinistra sui talk show. Non esiste un approfondimento di destra. Ci sono “Annozero”, “Ballarò” o “Report”. La spartizione è evidente, specie in Rai».Come va la sua nota spese?
«Finora sono sempre stato qui. Starò attento nei weekend».Aveva detto che quando il tg di La7 si sarebbe assestato avrebbe iniziato a pensare a un nuovo approfondimento…
«Intanto vediamo se ci saranno le elezioni anticipate. Se sì le trasmissioni si dovranno per forza adattare. Ma in generale sentirò il tg davvero assestato solo quando mi prenderò non due giorni ma una settimana di vacanza».
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I cento tg di Mentana: “Mi ero riposato tanto prima, ma presto farò pause-weekend”
Creato il 10 dicembre 2010 da IltelevisionarioPossono interessarti anche questi articoli :
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