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I chemioterapici effetti collaterali nefasti

Da Enrico74

Chemioterapici non curano tumori

Effetti indesiderati chemioterapici

Da uno studio scientifico emergerebbe che i chemioterapici, oltre ad avere delle azioni di contrasto (iniziali) verso la crescita di tumori, arriverebbero a favorire la crescita degli stessi tumori, una volta leso il sistema difensivo del corpo, aiutando e anzi, accelerando la crescita di cancri e tumori.

La chemioterapia non cura i tumori

Secondo nuove scoperte i farmaci chemioterapici potrebbero avere effetti prima non considerati dai medici: seppure contrastino la crescita del cancro, possiedono anche un effetto secondario che iperattivizza le cellule cancerogene, aumentando la crescita del tumore che si sta curando, cosa che rischia di innescare un effetto a catena nel malato che si troverebbe a dover combattere nuovamente il tumore che pensava debellato. 
Questo almeno è quanto la FDA (Food and Drugs Administration) americana, Ente per il controllo delle sostanze medicinali e alimentari, ha divulgato, grazie a uno studio pubblicato su Pnas, finanziato dai National Institutes of Health e coordinato da Michele Markstein della Università del Massachusetts, da Amherst e Norbert Perrimon della Scuola Medica di Harvard.
Per redigere la ricerca è stato usato l'intestino del moscerino della frutta, scoprendo che molte delle sostanze usate ancora oggi per fermare la crescita dei tumori hanno anche un effetto opposto sul lungo periodo, ottenendo di far ricrescere il cancro, per di più molto più velocemente di quanto già non facesse all'inizio della cura, il tutto derivato da una interazione opposta sulle cellule staminali dell'insetto, che le porta a dividersi con una velocità innaturale, creando il pericolo di ricaduta neoplastica.
Markstein ha spiegato che hanno scelto il moschino della frutta perché, le cellule staminali di questo essere, sono particolarmente simili alle staminali dell'intestino degli esseri umani, oltre al fatto che sia molto semplice condurre esperimenti sui moscerini piuttosto che negli umani o nelle cavie: sempre la scienziata ha continuato dicendo che sia necessario effettuare gli esperimenti sugli animali perché le staminali interagisocno grandemente con l'ambiente circostante a livello cellulare e, quindi, ne possono essere modificate le interazioni.
Sempre Markestein, insieme ai colleghi, hanno inserito nel DNA dell'insetto  un gene che solitamente fa crescere il tumore negli esseri umani e lo hanno attivato proprio nelle staminali intestinali dell'insetto, ottenendone risultati di crescita abnorme del tumore: per studiare valutando quanto la crescita tumorale sia stata accellerata, è stata utilizzata una nuova tecnica che usa la fosforescenza della luciferasi, ovvero un enzima utilizzato dalla lucciola.
Sono stati quindi chiesti all'Istituto Nazionale del Cancro, alcuni campioni di medicinali chemioterapici, che sono stati usati per nutrire i moscerini con questi elementi di cura riconosciuti e autorizzati dalla FDA, riscontrando che effettivamente riuscivano a fermare o bloccare la crescita del tumore all'intestino. 
Purtroppo, la metà di questi medicinali chemioterapici, si è visto anche come interagissero con le cellule staminali non tumorali, causandone la crescita accelerata, causando la comparsa di piccoli tumori che, in presenza di certe situazioni di base nell'organismo, causate dagli stessi farmaci, divenivano cancerogene.
Lo stesso risultato si è verificato anche in uno studio sui topi che venivano trattati con doxorubicina, un altro chemioterapico in uso nella cura contro il cancro, mentre questo effetto di ipercrescita nelle cellule dei moscerini, veniva innescato, secondo lo studi presentato, da diversi farmaci antitumorali, attraverso reazioni e interazioni metaboliche che sono ben radicate anche nell'uomo e che scatenano la risposta infiammatoria, che viene associata al cancro.
Nello studio americano sono state testate 6.000 molecole di chemioterapici inserite nella libreria della Harvard Institute of Chemistry and Cellular Biology, per cercare nuove sostanze che non interagissero alla stessa maniera dei medicinali fin qui testati, trovando diversi composti, tre dei quali derivano dalla medicina cinese, che sembrerebbero bloccare, senza effetti collaterali innescanti ricadute tumorali, la crescita iperattiva delle cellule staminali. Ora si attendono nuovi riscontri e ricerche.
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