Riforma. Quelli con meno di 5.000 abitanti saranno accorpati a quelli viciniori più grandi.
I 43 Comuni che attualmente compongono la provincia di Agrigento saranno dimezzati con la riforma dell’impalcatura istituzionale che è in corso di elaborazione da parte dei tecnici incaricati dal governo regionale.
Abolite le province, si dovrà riorganizzare tutta l’impostazione del territorio isolano, partendo dalla creazione di tre grosse aree metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e di altri consorzi in cui raggruppare i rimanenti comuni (resta invariata, almeno per il momento l’organizzazione amministrativa dello Stato). E’ anche probabile che nello stesso contesto venga anche rivisto l’assetto degli attuali Comuni, accorpando quelli con meno di 5mila abitanti ai Comuni vicioniori più grossi.
Così Sambuca di Sicilia sarebbe accorpato a Menfi, Montevago a Santa Margherita Belice, Caltabellotta a Sciacca, Calamonaci a Bivona, Cattolica Eraclea e Montallegro a Siculiana, Alessandria della Rocca a Cianciana, San Biagio Platani a Santo Stefano Quisquina, Cammarata a San Giovanni Gemini, Sant’Angelo Muxaro e Ioppolo Giancaxio a Santa Elisabetta, Realmonte a Porto Empedocle, Comitini a Grotte, Castrofilippo a Racalmuto, Camastra a Naro, Lucca Sicula e Villafranca Sicula a Burgio. Non subiranno variazioni Ribera, Casteltermini, Raffadali, Agrigento, Favara, Aragona, Canicattì, Palma di Montechiaro, Licata, Campobello di Licata e Ravanusa.
Ovviamente questa eventualità non viene accolta di buon grado dai sindaci dei comuni minori i quali alla fine di luglio si sono riuniti nella sede dell’Anci per fare il punto della situazione.