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I Congressi del PD: le regole inutili e gli eterni cammelli.

Creato il 27 ottobre 2013 da Cristiana

Voi lo avete visto che in questi mesi ho parlato poco il che non significa che io non osservi, non veda, non rilevi le cose (tante) che ancora non vanno nel PD e che non mi incazzi.

Scrivo poche righe su quello che sta accadendo in questi giorni un po’ in tutta Italia e poi vi dico perché sta accadendo.

Sto nel PD (molti di noi ci stanno) perché nel DNA c’è il tentativo vero di decidere le cose in modo partecipato, dandosi delle regole non solo per votare le persone, gli organi, ma anche per “vivere” quella partecipazione. Siamo ancora al paleolitico sul tema: non sappiamo ancora “aprire” la partecipazione a chi non vive di partito e soprattutto facciamo regole che possano essere aggirate.

Per esempio abbiamo deciso che dovevamo fare i congressi cittadini in una data (e farli chiusi ai NON iscritti), poi fare quelli nazionali l’8 dicembre che invece sono aperti (al netto della convenzione di “accesso” dedicata agli iscritti) ed infine di fare quelli regionali in primavera.

Un errore NON farli tutti insieme anche se qualcuno dice che è meglio così, perché così non ci sono candidati che basta che gli metti l’etichetta “Renzi” e li votano anche se sono analfabeti (non è che qui non le mandiamo a dire, come è noto).

Un errore consentire il tesseramento anche durante le operazioni di voto, di un voto di cui nessuno sa (a Roma qualcuno che non sia del PD sa per caso che si sta votando per il segretario romano? No, appunto, non ve ne frega nulla) e quindi succede quello che sta succedendo in alcuni circoli che invece di arrivare cammellati a votare alle primarie aperte, arrivano i cammellati a farsi la tessera (un’operazione un pochino più costosa delle primarie aperte) e gli iscritti, giustamente, si incazzano perché questi non li hanno mai visti e anche se è corretto normativamente parlando, NON è etico.

E porca miseria, sarà il caso anche di riconquistare un po’ di etica se le regole non riescono a crearla.

Così a Trastevere c’è qualche renziano (ha ragione Matteo: renziano è una malattia), ma poteva essere di chiunque altro, i cammelli non hanno colore, hanno solo “interesse”, che vuol fare vedere quanti voti ha portato pensando che Renzi ragioni come gli altri e gli darà un premio, una seggiola, contando i voti del candidato renziano portati in quel circolo.

La stessa cosa sta avvenendo in altri circoli da parte di tutti i candidati, forse ad eccezione di Lucia Zabatta (candidata civatiana appoggiata da pochissimo apparato).

Ora tenere un partito chiuso ai tesserati non funziona: primo perché è una chiusura politica e secondo perché se uno ha i soldi per tesserare 1000 persone porta mille voti e si cammella il voto.

Fare primarie aperte, se non le pubblicizi, per le cariche intermedie, significa che puoi cammellare il voto perchè il voto di opinione non è abbastanza coinvolto e non ridimensiona il voto cammellato.

Queste regole vanno rottamate entrambe. NON funzionano.

Si fa che si decide un giorno dell’anno, ogni 4 anni (al netto di emergenze) in cui il PD vota tutti i suoi organi.

E lo si racconta al Paese che così chi vuole partecipa.

Si fa che si stabilisce un albo elettorale a cui ti puoi iscrivere anche prima di votare, questo albo è aperto a tutti, le persone devono essere contattabili e una commissione deve stabilire dei parametri di controllo, delle medie numeriche, si chiamano “KPI”, dei misuratori di valori: se un circolo raddoppia le tessere in fase di voto mentre la media Italia è del 30%, quel circolo viene commissariato. Io per esempio fossi Epifani mi sarei fatta fare un foglio xls con tutto il dato del tesseramento e avrei voluto un monitoraggio quotidiano. Non è complicato “controllare”. Se si vuol farlo.

Si fa che i soldi si controllano centralmente e si certifica ogni singolo soldino che entra e che esce.

Poi – ma soprattutto – si costruisce una classe dirigente che parla di politica e non di potere e fa solo due mandati, così non ha l’ansia da prestazione per non perdere poltrone e così la si smette di fare politica coi voti personali (che portano i singoli, ma fanno perdere il complessivo), ma la facciamo con le idee (che portano voti al complessivo e non ai singoli).


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