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I consigli della biondaprof

Creato il 28 giugno 2011 da Elisabetta

I compiti delle vacanze

È l’ultimo giorno di scuola! Sono arrivate finalmente le sospirate vacanze. Liberi tutti? Per molti bambini e ragazzini  la fine della scuola e l’arrivo dell’estate rappresentano proprio questo: l’addio alla routine scolastica, ai compiti, alle interrogazioni e alle ricerche. In realtà gli insegnanti, dalle scuole elementari fino alle medie e alle superiori, assegnano i tanto temuti compiti delle vacanze, che spesso si trasformano in un vero incubo per i bambini e, in subordine, per i genitori.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza. I compiti estivi servono o non servono? Sono uno stress, un’inutile perdita di tempo o un modo per non dimenticare tutto quanto si è appreso, con fatica, in un anno scolastico? Alcuni pediatri sostengono che i bambini durante l’estate dovrebbero seguire queste tre regole: più sport, più gioco, meno televisione. Dopo nove mesi di stress scolastico, ci vorrebbero tre mesi di assoluto relax, senza compiti scolastici, ma anche senza videogiochi, da trascorrere all’aria aperta con coetanei e genitori.  In realtà, recenti studi americani hanno dimostrato che le vacanze estive portano a una progressiva e inevitabile perdita di conoscenze e abilità, fino al 25% di quelle acquisite durante l’anno. Labiondaprof sa, per esperienza, che i risultati di queste ricerche non sono affatto sorprendenti: a settembre i bambini e i ragazzi hanno dimenticato molte nozioni e molte competenze che a giugno erano invece ben presenti. Non dimentichiamo che il cervello va allenato e tenuto costantemente in attività a qualsiasi età. È giusto che un bambino o un ragazzo godano del meritato riposo nelle vacanze, ma il cervello non può permettersi di riposare tutto il tempo. Lo scopo dei compiti delle vacanze quindi non è quello di rovinare la vita agli alunni e alle loro famiglie, né tantomeno di far svolgere da soli parti del programma che l’insegnante non ha terminato, ma è quello di non far perdere elasticità mentale al bambino e permettergli di conservare le abilità e le conoscenze acquisite durante i lunghi mesi scolastici.

Fermo restando che gli insegnanti dovrebbero assegnare una quantità ragionevole di compiti, orientati soprattutto all’esercizio della lettura (libri, anche a libera scelta) in italiano e all’applicazione in matematica, potrebbero anche assegnare compiti legati alle vacanze e all’estate: un diario di viaggio, un reportage di un luogo visitato, la storia di una nuova amicizia, un film particolarmente significativo ecc. Il tutto calibrato ovviamente sulla fascia d’età del bambino o del ragazzino.
Da parte loro i genitori non dovrebbero mai far diventare i compiti un leitmotiv delle giornate estive, non ha senso che chiedano mille volte al giorno «Hai fatto i compiti?» o minaccino punizioni apocalittiche, né devono mai sostituirsi ai figli e fare i compiti al posto loro o con loro.
Che cosa possono fare i genitori per aiutare in modo corretto il figlio?

  • La mamma e il papà dovrebbero aiutare il bambino a organizzare e gestire la quantità dei compiti: va creato un piano di studio organizzato per materia e per il tempo a disposizione.
  • Una volta creato il programma, va fatto rispettare. L’ideale è un’oretta al giorno, sempre nello stesso momento della giornata, escludendo il fine settimana e i giorni in cui si viaggia.
  • È opportuno che si alternino le materie, evitando di studiarle in successione una dopo l’altra.
  • I genitori non devono svolgere i compiti al posto del figlio, ma ovviamente lo possono aiutare se realmente non è in grado di comprendere qualcosa.
  • Se si compie un viaggio all’estero, si visita un museo, si va in una città d’arte, è stimolante preparare il figlio all’esperienza, sia spiegando con concetti semplici le informazioni di base, sia dando al piccolo del materiale da leggere, che sia ovviamente alla sua portata. In questo modo l’esperienza sarà vissuta con maggior coinvolgimento e il bambino la ricorderà meglio.
Infine, l’ultimo consiglio, semiserio: mai sbuffare, facendo capire che i compiti, secondo voi, sono troppi. In questo modo otterrete due effetti, entrambi negativi: delegittimare l’insegnante di vostro figlio e fornirgli un comodo alibi per non svolgere i compiti o per svolgerli superficialmente e di malavoglia.
E ora, davvero, buone vacanze…
( e sul tema Beati voi, che avete tre mesi di vacanze, nuovo post domani, con citazioni da mie più illustri colleghe...)
 


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