Impietosa l’analisi di Confcommercio sullo stato di salute dell’economia, nel 2011 il consumo crescerà dello 0.7 % mentre per il 2012 è prevista una crescita dello 0,3.
Si tratta pur sempre di stime che rispetto ad altre fatte nei mesi passati segnano un ribasso ulteriore dei consumi, sul banco degli imputati l’aumento di un punto percentuale dell’Iva, il minore poter di acquisto della moneta con redditi stabili a fronte di un’inflazione che incalza, se poi a questa situazione aggiungiamo tutte le persone che non hanno reddito, possiamo immaginare facilmente che i consumi non sono destinati ad aumentare.
Dal 2008 al 2011, sempre secondo l’analisi di Confcommercio, il reddito pro capite è sceso del 7 %, dato interessante sia sotto il punto di vista economico che sociologico è che il Sud risulta l’area del Paese dove questa differenza di reddito è meno pesante.
Quest’ultimo punto mostra spietatamente quanto possano essere fuorvianti le cifre, i numeri senza una chiave interpretativa, è di tutta evidenza che parlare di un Sud che cresce economicamente vuol dire cadere nel grottesco e allora per spiegare il dato del reddito che cala con minore intensità viene in aiuto il fattore sociologico, il Sud è spopolato, l’emigrazione negli ultimi anni è sempre più forte, questa la spiegazione e secondo gli analisti, il trend di questo spopolamento è destinato ad aumentare nei prossimi anni.
A fronte di questa come di tante altre indagini economiche, gli economisti si affrettano ad evidenziare come si essenziale evitare la recessione, il rischio default e quant’altro, ma a questa foga comunicativa non fa seguito un progetto alternativo, un modo diverso di pensare la società e l’economia.
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