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I corsi di autodifesa che ti insegnano ad essere…vittima

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

volantino

Girovagando su Facebook ci è capitato davanti agli occhi questo volantino. Si tratta di corsi di difesa personale femminile.

Io sono sempre stata contraria ai corsi di autodifesa per donne perché non solo sono inefficaci ma anche perchè non aiutano ad estirpare la violenza di genere alla radice. Per donne? perché ci dovrebbero essere dei corsi di autodifesa per donne e per uomini? Separati e segregati come nel peggior paese integralista. L’importante è che le donne non competano con gli uomini. E allora che cavolo servono i corsi di autodifesa se le donne non possono praticare con gli uomini?

E poi una donna non potrebbe praticare arti marziali come le frequentano anche gli uomini? Quindi non solo con il fine di difendersi, come fanno le donne orientali e le israeliane (che vanno in guerra da tantissimi anni).

Ecco che si parte col piede sbagliato. Le arti marziali in occidente sono roba da maschi, praticare krav maga è roba da maschi almeno che tu non lo stai facendo per difenderti e assieme ad altre donne, quindi sei giustificata. E’ questo lo stereotipo più comune purtroppo (e poi vi spiego perché).

Ma quello che più mi ha sconvolta è l’immagine: una ragazzina che avrà si e no 18 anni con i vestiti lacerati, lo sguardo impaurito e la mano che copre il volto. Non mi pare proprio un’immagine positiva o comunque consona per promuovere un corso di difesa personale ma mi pare una di quelle che troviamo nei nostri giornali quando raccontano un episodio di violenza di genere.

Non è incoraggiante per una donna un’immagine simile perché ti fa pensare tutto fuorchè la possibilità che un corso possa davvero aiutarti a difenderti. Guardate bene l’immagine. La ragazza con lo sguardo che ti fa pensare ad un richiamo d’aiuto, ad una ricerca di protezione da parte del destinatario (sicuramente maschio). Lo sguardo da ragazzina è quello che potremmo chiamare lo stereotipo della donna “vittimizzata” la cui violenza rappresenta un destino dovuto al fatto di essere una donna. Subire violenza ti rende femminile e questo è un messaggio pericolosissimo, spiegato dal fatto che la vittima è pure piacente.

Insomma, è destino per ogni donna subire violenza, a maggior ragione se è bella, questo è il messaggio. Chiariamo il fatto che noi donne non siamo predestinate a subire violenza. Dire che una donna è più esposta a subire una violenza non significa che quest’esperienza debba far parte del destino di ogni donna, poichè equivalerebbe a dire che è una cosa che succede, che è una cosa normale e tocca a noi difenderci da questa, quasi a dire che siamo un pò responsabili per il fatto di essere donne.

E questo concetto quando si inculca nella mente di una persona, allora sarà portata ad insegnare alla donna, potenziale vittima, a doversi difendere per evitare quelle situazioni che possano rappresentare un pericolo per noi donne. Per questo motivo non amo i corsi di difesa personale come unica soluzione per prevenire la violenza perché è come dire che le donne sono un pò responsabili della violenza subita. La responsabilità è tutta del contesto. Perchè non finanziare corsi per insegnare ai bambini il rispetto delle donne e della sessualità femminile già dall’infanzia? In Sudafrica dopo il femminicidio di Reeva Steenkamp è già legge e nelle scuole si insegnerà ai più giovani che lo stupro e la violenza domestica è sbagliata, così è anche in molti paesi europei. A quando una legge specifica contro la violena domestica? E i centri antiviolenza quando verranno finanzianti? Quante donne devono morire in Italia prima che si prenda esempio?

Ma davvero poi due mosse da combattimento sono sufficienti? e se lui fosse armato? A che serve conoscere un’arte marziale se l’aggressore ha il coltello o la pistola?  E inoltre, come dicevo sono davvero utili questi corsi? Magari se hai un marito in casa che ti picchia in continuazione. Sicuramente chi ha ideato questi corsi pensa che le donne subiscono solo fuori casa.

A me sembrano inutili. Fare poche lezioni per donne per insegnare qualche mossetta  da principiante anzichè anni e anni di addestramento come viene fatto con gli uomini mi sembra anche inefficace.  E poi mi sembra anche parecchio maschilista, sembra che vogliano insegnare alle donne a difendersi ma non a denunciare. In poche parole se una si trovasse davanti un violentatore dovrebbe prenderlo a cazzotti e poi scappare, mica denunciarlo! Proprio un bell’insegnamento, così gli stupratori sono liberi di stuprare quelle più deboli o magari le più piccole. Se si vuole insegnare qualcosa alle donne è  denunciare e tirare fuori l’aggressività. Ma questo fin da bambine.

Un corso di difesa personale non aiuta a tirare fuori l’aggressività tantomeno se si presenta con un’immagine che veicola l’idea che le donne non potranno mai essere forti e aggressive. Alla bambina fin da piccola le viene insegnato che l’aggressività è roba da maschi. I danni sono notevoli: la bambina imparerà a reprimere l’aggressività e a diventare, passiva, quindi una potenziale vittima. Perché essere vittime è femminile, essere sottomesse è una cosa da donne, secondo la nostra cultura.

La donna vittimizzata difficilmente potrà denunciare uno stupratore o un partner violento, perchè attribuirà a sé stessa la colpa per la violenza subita. Questo è un pò quello che viene insegnato alle giovani donne. Raramente si insegna ad una bambina “la prima cosa che devi fare quando subisci violenza è denunciare” ma la prima regola è “non fidarti degli sconosciuti”, “torna a casa a mezzanotte”, “non passare per le vie buie” eccetera…. Insomma, si mette in conto che la donna è vittima ma anche colpevole per la sua incapacità di difendersi come per il suo aspetto estetico o il modo di vestire. O che comunque la sua remissività è biologica.

E notare bene che questi danni sono prodotti proprio da quelle persone che pensano che l’aggressività è roba da uomini. Per aggressività io intendo anche il portamento della donna. Una donna sottomessa è più portata a subire violenza con la buona pace di chi crede che sia l’emancipazione e l’aggressività femminile ad aver prodotto uomini violenti. La violenza sulle donne esiste da sempre è impossibile attribuirla all’aggressività delle donne.

La vittimizzazione delle donne è un’immagine che fa comodo al patriarcato per avere donne sempre sotto-controllo. E magari accusare le donne di essere diventate aggressive per tenerle a bada. Questo schifo lo sentiamo ogni giorno in televisione: “le donne di oggi non sono più “geishe” accondiscendenti ma sono diventate aggressive“(non sto scherzando, c’era una puntata a La Vita in Diretta che si titolava così). Se qualcuno non sa chi erano le amazzoni può fare una ricerca in internet. Perfino nella mitologia greca le donne non venivano rappresentate come sottomesse o vittime. In alcune culture tribali africane sono le donne ad andare a caccia e in guerra. Quindi è chiaro che è una cosa culturale, inculcata nelle menti di chi vive in una cultura patriarcale che da una parte esercita un controllo tale sulle donne da giustificarlo sotto una sorta di “protezione” e da una parte con la violenza, quella che noi chiamiamo “violenza di genere”.

Quasi tutte le culture del mondo rifiutano il modello positivo di donna aggressiva, insegnando a reprimere questo aspetto come avviene poi con la nostra sessualità. Una donna aggressiva viene definita “isterica” perché una donna dev’essere dolce, remissiva, da proteggere. Sembra che da una parte si voglia esporre le donne alla violenza, per avere bisogno di un “eroe” che ci protegge e ci possiede o per avere disposizione dei nostri corpi (come nel caso dello stupro).

Abbiamo trovato insomma il terzo modello da aggiungere al binomio donna-oggetto/moglie-mamma…l’importante è che i media ci rappresentino così: indifese tra una tetta o una chiappa e l’altra in fuori così ci sarà quello romanticone che vorrà salvarci e quello che invece vorrebbe stuprarci e immedesimarsi nella situazione. Accontentiamo tutti i sessisti di questa italietta.



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Da Paolo Rozzi
Inviato il 05 marzo a 22:49

Dimenticavo, non è una donna aggressiva ad essere definita isterica, è in generale una persona aggressiva. Chi è aggressivo manifesta con evidenza insicurezza e pochezza, le arti marziali sono sinonimo di aggressività solo per gli ignoranti. Il problema è che un uomo aggressivo, in generale, smette in fretta di esserlo perché l'aggressività porta al combattimento ed il combattimento, anche per il migliore del mondo, è sempre una fonte di rischi. Una donna, invece, vive l'aggressività come se fosse un gioco perché, di fatto, nella nostra società, l'uomo non raccoglie la sfida di una donna aggressiva, non é nel nostro DNA e basta leggere qualche libro di etologia, magari il contestatissimo Desmond Morriss, per capirlo. Riciao, Paolo.

Da Paolo Rozzi
Inviato il 05 marzo a 22:45

Mi sembra di sentire parlare una femminista, una di quelle, per intenderci, che credono che le donne debbano a tutti i costi essere uguali agli uomini (ci ho preso per caso? Appartieni a quella genia di persone?) Le donne, invece, sono diverse dagli uomini sia per peso (medio, si intende, ci sono anche donne da duecento chili ma la media è di 55) che per forza fisica (ed anche in questo caso parliamo di valori medi). Se una donna di 55 chili e che non ha una particolare propensione per l'attività fisica dovesse difendersi da un uomo di 90 chili che pratica uno sport due o tre volte alla settimana, è ovvio che una arte marziale non le potrebbe servire a nulla, o meglio, potrebbe servirle ma solo nel caso che l'uomo fosse, come per fortuna spesso capita, un totale sprovveduto. In questo caso non servono anni di addestramento, bastano poche cose fatte bene, tipo per intenderci quello che si insegna nei corsi di difesa personale. Se invece parliamo di uno sport, di una passione, allora non basta una vita. Io, dopo cinque anni di pugilato, quindici anni di kung fu e 3 di aikido, se devo difendermi scappo, e questo semplicemente perché non posso neanche vagamente sperare di compertere contro un "cattivo", cioè contro una persona che ha fatto della violenza il suo lavoro. Per fortuna che, a differenza della media delle donne, io sono brutto, poco apppetibile, peso quasi cento chili (e non è tutta ciccia) e, più in generale, ho l'aspetto di una persona che non vorreste incontrare in un viicolo buio e così, di solito, nessuno cerca di mettermi le mani addosso. In ogni modo, è chiaro che quello che posso fare io è diverso da quello che potrebbe fare una donna, abbiamo capacità, agilità e forza diverse e, dovendoci difendere veramente, dovremmo essere addestrati in modo diverso. In ogni modo, volevo dire che uomini e donne sono bestie diverse, non migliori o peggiori, ma diverse anche se, per uno strano scherzo della biologia, per riprodursi devono mettersi assieme. Ogni tentativo di egualizzare i sessi non può fare altro che trasformare le donne in brutte copie degli uomini e gli uomini in brutte copie delle donne. Scusatemi se lo dico ma sono proprio le differenze che rendono il sesso opposto così interessante, altrimenti saremmo tutti omosessuali. Se le donne vogliono il loro ruolo nel mondo, invece che menarcela con l'uguaglianza, sarà meglio che mettano a frutto le loro diversità, diversità di carattere, di forma mentale e, perché no, fisiologiche. ciao, paolo. A, dimenticavo, ma chi dovevano metterci nella locandina, una novantenne obesa? Quella non ha bisogno di difendersi, ci pensa la natura no?