E’un progetto nato nel 2004 e destinato a tutta la famiglia. Non a caso I Croods, spassoso e spettacolare film d’animazione 3D firmato Kirk De Micco e Chris Sanders parla proprio di una famiglia, un gruppo di primitivi ma molto, molto speciali. Pronti a cacciare, sopravvivere e soprattutto, spiegano i registi che incontriamo al festival di Berlino insieme al ‘cast’ originario (da Nicolas Cage a Emma Stone) che “accettare il rischio è ciò che ci fa cambiare ed evolvere davvero”.
Cage, com’è stato prestar voce al capostipite di questa strampalata famiglia primordiale?
Nicolas Cage: La prima cosa che ho pensato è stata: speriamo che non gli somiglio. Scherzi a parte, il personaggio m’è piaciuto molto: è un padre che cerca di proteggere la figlia adolescente che vuole vivere le sue avventure ed esplorare il mondo. E’ un film che parla di trasformazione e crescita, e di esperienze condivise. E poi è stato divertente lavorare con Emma Stone: la relazione tra noi era la stessa che vivono molte famiglie, in cui il padre si preoccupa di essere un buon genitore, protettivo ma non despota, per sua figlia.
Conferma, miss Stone?
Emma Stone: Sì, sono completamente d’accordo, lavorare ne I Croods è stata un’esperienza memorabile. Non è solo divertente, è un viaggio attraverso le emozioni: mentre doppiavo ho pianto, riso e mi sono divertita tutto il tempo.
Che tipo di messaggio intende veicolare il film, secondo voi?
E. S: Trovo ci siano davvero tantissimi messaggi nel film, e la cosa sorprendente, che lo rende totalmente diverso da qualcunque altro film d’animazione, è che I Croods rispecchia fedelmente la realtà in cui viviamo oggi. Quella è l’età della pietra, ma il tema sulla riscoperta del mondo e di se stessi è sempre all’ordine del giorno. Incredibile e straordinario.
N. C.: Io invece penso che prendere ogni film come “message movie” sia decisamente sbagliato. Per me il cinema è più uno specchio verso qualcosa, in questo caso riflette la famiglia, le sue problematiche, le sue vicissitudini. Insomma, io resto più su un piano di sentimento ed emotività, e credo che da questo punto di vista il film sappia trasmettere parecchio, in termini appunto di emozioni e sensazioni.
Com’è doppiare un personaggio, limitarsi solo all’utilizzo della propria voce?
N. C. : Anche se non sembra, in realtà solo il 35% della performance consiste nel dare voce. Recitazione è voce più immaginazione. Non ci sono tante differenze tra recitare e doppiare: è un’incredibile chance quella di poter dare voce alla propria fantasia, e poi essere in parte come attore è sempre importante, anche se fai un film d’animazione. Poi io ho sempre considerato la recitazione come una musica, e qui ho lavorato con due registi molto creativi. Non mi hanno solo messo in un box con un microfono e le battute di fronte, ma mi hanno esortato a creare. E così mi sono messo a ricordare immagini del mio passato, a tornare con la mente a quando ero bambino, alle esperienze vissute sulla mia pelle, e alla fine è successo che qualunque cosa mi venisse in mente finiva per formare il personaggio. Poi, certo, erano loro a dirmi cosa funzionava e cosa no, in merito alle aggiunte personali che apportavo al personaggio.
Se foste nella situazione in cui si trovano I Croods, prima della fine del mondo che film vorreste realizzare?
N. C. : Io penso un musical. Cantare, ballare: sarebbe quella l’ultima performance che farei volentieri prima della fine del mondo.
E. S. : Ah io non ho dubbi: sicuramente i Croods!
N. C. : Beh allora anche io devo ammettere che rifarei volentieri I Croods, è stata un’esperienza formidabile.
Emma, c’è qualcosa che ruberebbe volentieri dal suo personaggio, una fanciulla decisamente spericolata?
E. S.: Sì, vorrei avere la sua stessa forza. Io mi rompo sempre qualcosa, qualsiasi cosa faccia. C’è così tanta grinta e fisicità in lei, ero contenta di poter saltare, arrampicarmi e seguirla in tutte le sue peripezie. Che poi, diciamolo, doppiare una ragazza che si lancia nel vuoto e si arrampica sulla cima di un monte non è la cosa più confortevole del mondo, ecco. Però è divertente, accidenti se lo è!
di Claudia Catalli