Noi provinciali, per non sentirci da meno, abbiamo pensato di prepararci al MomCamp ospitando Flavia nella penultima tappa di MomOnTheRoad. Povera Flavia e povero Pezzetto: non contenti di averli infastiditi con tutte le mosche delle nostre stalle, gli abbiamo dato il colpo di grazia con le zanzare del Parco del Ticino, specie ferocissima e purtroppo non rara, la cui estinzione anzi auspichiamo.
Il giorno dopo, il MomCamp ha dato a Flavia la scusa per levare le tende il prima possibile da questa gabbia di matti (non prima però di averci dato il suo autorevole parere sul nostro yogurt greco).
Noi ce la siamo presa più comoda e con gran cialtroneria: tra lavacri e vestizioni varie, siamo partiti con un'ora di ritardo e poi ci siamo persi in via Paolo Sarpi a cercare la sede dell'incontro.
Confesso: in realtà, avevamo una gran voglia di passare a salutare il nostro macellaio di fiducia, quello che macella le nostre bestie e rivende molti nostri prodotti.
Un po' perché la sua macelleria è un tempio della gastronomia: le sue celle di stagionatura sono bellissime e piene di profumi invitanti. E il signor Sirtori è una di quelle persone con la fortuna di amare il proprio lavoro, di quelli che hanno le stelline negli occhi quando ti fanno annusare un culatello o quando ti parlano di un parmigiano bio fatto solo con latte di romagnole registrate.
Un po' perché questo signore per me è un po' speciale: era in negozio il giorno in cui la cascina ha saputo della nascita di Amelia e da allora si è sempre informato dei nostri bambini. Inoltre, da 9 mesi, è nonno anche lui. Infatti ha accolto i miei bambini con grande simpatia e ha regalato a ciascuno un salamino. La mamma invece è stata omaggiata di una generosa cucchiaiata di lardo pestato prodotto proprio dal signor Sirtori, che ci ha raccontato anche di come fa i salami tutti gli anni dopo i Morti, come vuole la tradizione.
Insomma, direi che questa deviazione ha ampiamente giustificato il nostro ritardo nell'arrivare al MomCamp. Peraltro, siamo arrivati quasi contemporaneamente a Claudia, quindi non ci siamo sentiti proprio così strani.
Confesso: presa dalle chiacchiere con Claudia stessa, Mammafelice, MammaCattiva, MammainCorriera, Maddalena, Wonder e molte altre, al mattino non ho ascoltato praticamente nessun intervento. Mi sono rifatta nel pomeriggio, in cui mi è molto piaciuto l'intervento di ProfessionePapà, che ha generato un bel dibattito sul ruolo del padre, sulla mediazione familiare, sulla possibilità di un congedo paterno obbligatorio come in Svezia, ecc. Soprattutto, mi è piaciuta la serena presa di coscienza del fatto che, se un padre lo desidera, le soluzioni si possono trovare anche se i diritti non ci sono. Per esempio, nessuno vieta a un padre di impiegare le proprie ferie per stare vicino alla moglie dopo il parto. Trovo ingiusto che si debbano usare le ferie per questo scopo e che la legge non preveda una contemporaneità dei congedi almeno per un breve periodo, però giustamente ProfessionePapà dice: bisogna creare il terreno per un mutamento culturale, in modo che questo arrivi ai legislatori, ai datori di lavoro e ai giudici (per quanto riguarda le separazioni). E se, per preparare questo terreno, bisogna perderci un pochino, saranno sacrifici sopportabili.
Del resto, se un ospedale come il Gaslini ha accettato di fare esperimenti per attirare più padri ai corsi preparto (padri che invece in altri ospedali vengono invitati a stare a casa per non affollare troppo le aule), qualche speranza c'è.
Nel frattempo, dopo un iniziale momento di diffidenza, Amelia ed Ettore si sono buttati nei laboratori creativi di Filastrocche.it e sono spariti per lunghi periodi, ricomparendo ogni tanto per farmi vedere i loro lavoretti (dal momento che l'unico accesso all'esterno era presidiato e il luogo abbastanza raccolto, stavo piuttosto tranquilla). Hanno giocato con gli altri bambini e si sono divertiti un sacco, tanto che, quando è stato il momento di andarcene, hanno protestato.
La cosa invece che è piaciuta di più a me? Il fatto di poter chiacchierare serenamente con altre persone senza dovermi preoccupare più di tanto del benessere dei bambini o, al contrario, temere che disturbassero / si cacciassero nei guai. Ovvero il fatto che siamo tutti stati bene, nessuno si è sacrificato alle esigenze degli altri e alla fine di questa giornata siamo tutti stanchi ma felici.
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