Hanno iniziato a circolare in rete, i dati delle indagini di mercato che sono state commissionate dalla Lega Calcio per il calcolo del "bacino di utenza", inteso come numero di "sostenitori", necessario a determinare i criteri di distribuzione del 25% delle risorse derivanti dalla vendita dei diritti televisivi della Serie A. Parliamo di circa 237 milioni di Euro
Per dare una veste formale a quella che, con tutta probabilità, è stato il risultato di una negoziazione diretta fra i Presidenti delle squadre di calcio, la Lega di Serie A ha dato mandato a tre agenzie specializzate: la Doxa (sondaggi e ricerche di mercato), la Fullsix (comunicazione digitale) e la Sport+Markt (dati e comunicazioni sportive). Per non farsi mancare nulla, è dato l'incarico ad un soggetto terzo, l'Istituto Ispo di Renato Mannheimer, come advisor degli altri tre.
I dati ufficiali, a differenza di quanto accade nella maggior parte delle altre nazioni calcisticamente civili, non sono mai stati pubblicati dalla Lega Calcio, che evidentemente anche in questo caso ritiene che il ruolo del tifoso sia quello di pagare un biglietto, andare allo stadio per tifare (o farlo davanti alla televisione) e … ringraziare sentitamente.
Nel corso delle nostre ricerche ci siamo imbattuti in varie fonti. Quella che pareva essere la più accreditata era la Gazzetta dello Sport, che a marzo 2012 sembrava aver avuto accesso ai risultati dell'indagine demoscopica utilizzata dalla Lega. Avevamo infatti utilizzato questi dati per la nostra simulazione dei diritti TV per la stagione 2012/2013
Quelli che vi presentiamo oggi sembrano essere più vicini a quelli che sono poi stati usati dalla Lega. Purtroppo, però, pur presentando alcune informazioni fino ad oggi non disponibili, continuano a non dar evidenza del dato finale, e cioè della percentuale di sostenitori effettivamente utilizzata per riempire la colonna realtiva al criterio B1 della tabellina che apre le casse della Lega e sposta circa 950 milioni di Euro verso le società di calcio, sostenendone l'attività.
Tifosi e simpatizzanti
Il primo dato comunicato riguarda la percentuale dei "tifosi" e quella dei "simpatizzanti". La grossa differenza risiede nel fatto che ciascun intervistato ha risposto a due domande precise:
- il nome della squadra del cuore;
- il nome di altre due squadre che vengono seguite
L'indagine è stata realizzata sulla popolazione italiana di età maggiore ai 14 anni. Si tratta di circa 51,5 milioni di persone. Di queste, il 50,5% hanno dichiarato di non essere interessate al calcio. Rimangono quindi 25,492 milioni di persone.
Vediamo intanto la rilevazione dei tifosi, cioè della prima squadra citata nel rispondere al sondaggio:
La Juventus si conferma "regina" nazionale, intercettando un tifoso italiano su quattro; Inter e Milan si dividono in maniera quasi uguale il secondo quarto. Viene poi il Napoli, più distaccata la Roma ed infine l'insieme di tutte le altre squadre.
Il dato non cambia, come si evince dal grafico sottostante, anche se ai "tifosi" si aggiungono i voti dei "simpatizzanti" (cioè le altre preferenze eventualmente espresse dall'intervistato, fino ad un massimo di due squadre).
La presenza allo stadio
Un altro dato che è stato presentato riguarda l'attaccamento alla squadra, misurato attraverso l'effettiva partecipazione alle partite della propria squadra del cuore.
Non è una sorpresa che, con l'eccezione dei tifosi del Napoli, in termini percentuali siano le squadre medie ad attirare più tifosi allo stadio. Questo è probabilmente dovuto anche ad una maggiore concentrazione geografica del tifo rispetto alle grandi.
A parte il Pescara, che verosimilmente risente dell'onda lunga della promozione dalla Serie B alla Serie A, le squadre che sembrano convogliare una maggiore quantità di tifosi alle partite sono Atalanta, Genoa, Bologna, Catania e Palermo.
Questo quando si ragiona in termini percentuali, perché in valori assoluti (valore in arancione) viene ripristinato un ordine quasi naturale, che vede le grandi prevalere.
La fotografia dello scarso successo del merchandising
La nostra Serie A non ha mai investito in maniera concreta sul merchandising. Forse anche per tradizioni culturali diverse del tifoso italiano rispetto a quello inglese o tedesco. Oltre ad averne riscontro diretto nei bilanci delle squadre (basta osservare il basso impatto dei ricavi commerciali rispetto alle medie europee), l'evidenza si è avuta anche da uno dei quesiti posti nel corso dell'intervista teso a sapere se nell'arco dell'anno era stato acquistato almeno un prodotto della propria squadra.
Hanno risposto positivamente circa 4,9 milioni di persone, vale a dire il 19,2% del totale dei tifosi identificati nel corso dell'indagine.
La squadra che, dopo il Napoli, dimostra di avere i tifosi più coinvolti dal merchandising della propria società è indubbiamente la Sampdoria che spicca con il suo 27%.