Un'analisi iconologica che apre prospettive nuove negli studi di Storia dell'arte sacra.
Esce in libreria per i tipi di Medusa il nuovo testo di Marco Bussagli, dal titolo eloquente ed intrigante I denti di Michelangelo, testo che è capace di appassionare il lettore, come sa fare solo l’iconologia, svelando il senso ed il significato delle cose dipinte.Negli ultimi anni l’interesse per le arti è cresciuto a dismisura nel pubblico, prove ne è che gli storici dell’arte sono sempre di più divenuti delle star televisive internazionali, con programmi televisivi importanti sia su canali dedicati che con interventi fissi nelle TV generaliste. Ma possiamo dire che la storia dell’arte stia godendo di un avanzamento collettivo, di una progressiva crescita di coscienza comune, nella società globalizzata dei consumi? La risposta è sicuramente no. Se vediamo i fatti di Roma degli scorsi giorni, lo scempio della Barcaccia di Piazza di Spagna è il sintomo che la spettacolarizzazione delle cose dell’arte di per sé non fa progredire una coscienza verso valori alti e condivisi. Eppure si parla tanto di bellezza, ne parlano i politici, ne parlano i pubblicitari e ne parlano anche gli economisti dopo il rilancio del tema fatto da San Giovanni Paolo II nel 1999 nella sua Lettera agli artisti, ma a guardar bene la nostra koiné, sembra piuttosto una torre di Babele, piuttosto che non una agorà, perché mille significati divergenti e mille interessi particolari la muovono. Allora, la storia dell’arte, che tanto spettacolo crea, vive momenti di autentico progresso? Certamente, si scoprono molte cose nuove, molte se ne conservano, altre si espongono al pubblico con successi di botteghino enormi, ma alla fine dobbiamo dire che poco del “senso” del “significato” autentico delle opere viene compreso dai fruitori di tutto questo immenso spettacolo.Il fatto è che tra le discipline che la storia dell’arte ha prodotto da quando è effettivamente nata a metà dell’Ottocento, l’ultima, la più giovane, la più complessa e la più utile, ovvero l’iconologia, è poco praticata e poco valorizzata, le si preferisce ancora la storia formale dell’arte che, pur offrendo prospettive utili alla comprensione dell’evoluzione delle forme, non è in grado da sola di far comprendere a tutto tondo il contesto culturale, il significato intrinseco dell’opera e in definitiva lo scopo di questa. L’iconologia negli ultimi decenni ha in realtà prodotto scoperte memorabili tali da offrire risultati tali da modificare sostanzialmente i giudizi e i percorsi delle narrazioni storiografiche, ma poco trapela nei grandi circuiti mediatici.Uno dei grandi eroi di questa disciplina è Marco Bussagli, che lentamente ma inesorabilmente si sta dedicando da più di venti anni alla scoperta del senso e del significato della Cappella Sistina di Michelangelo. Il suoi primi memorabili articoli su “ArteDossier” sono del 1994 e 1996, dove propose una linea interpretativa del Giudizio Universale a dir poco rivoluzionaria. Tali studi si ampliarono tanto che nel 2004 pubblicò, sempre per i tipi di Medusa, Michelangelo. Il volto nascosto nel “Giudizio”, nel quale mostrava come l’intero affresco in realtà fosse un immenso volto di Dio, velato nell’insieme dei corpi dei santi, dei beati e dei dannati. Ora a distanza di altri dieci anni pubblica I denti di Michelangelo, che ci offrono una spiegazione coltissima di un dato iconografico presente nel Giudizio Universale, ma che però è riferibile all’intera produzione artistica michelangiolesca, ovvero il significato del “terzo incisivo” (mesiodens) presente sia nei dannati che in altre figure della volta. Questo testo non solo rende tridimensionale la storia dell’arte, altrimenti appiattita su banali giudizi estetici, ma è utilissimo per comprendere cosa sia in realtà l’arte sacra, quella di cui parla il Magistero della Chiesa, di cui ci occupiamo in questo periodo in questa rubrica. Tutto è ancora da scoprire, molte cose sono realmente ignote o banalmente ignorate dagli storici, che però a volte azzardano teorie artistiche e propongono soluzioni di committenza stravaganti che nulla hanno a che fare con l’arte sacra, con la sua tradizione e con il suo statuto. Il progresso non è fatto saltando da un sistema d’arte ad un altro, ma nello sviluppo coerente del sistema d’arte cristiano comprendendone i segni e significati che i grandi maestri hanno “inventato” per dire l’indicibile e renderlo visibile. Buona lettura a tutti.Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Storico dell’arte, Accademico Ordinario Pontificio. Website www.rodolfopapa.it Blog:http://rodolfopapa.blogspot.com e.mail: [email protected] .