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I diari della Costa Vicentina/2

Da Elle_lx
E così sono tornata in città. Quello che ho visto in questi sette giorni è difficile da descrivere, a volte desistevo anche da fare delle foto, perché mi sembrava impossibile cogliere il Tutto. Ad esempio, seguendo un cartello che indicava un negozio di musica e prodotti bio in direzione di una stradina secondaria, una volta siamo arrivati ad una casina spersa nel nulla, davanti al quale un uomo visibilmente non portoghese era ricurvo su alcuni pezzi di legno, intento nel dar forma a qualcosa, che quando ci ha visti ha chiamato qualcuno in tedesco. Dal retrobottega è apparsa una donna radiosa, cha abbiamo scoperto essere originaria di Colonia, e che dieci anni fa insieme al suo uomo decise di lasciare tutto e trasferirsi laggiù, in mezzo al nulla. Per lei quella è la vita vera, diceva di essere rinata dopo aver cambiato aria.La casa era bellissima, interamente ristrutturata da loro mantenendo per quanto possibile i materiali originali: cotto a terra, porte in legno rosso, travi a vista. In un angolo del soggiorno tenevano esposta la merce: alcune chitarre, che l'uomo ama suonare, e poi tisane, salse, farine, prodotti per il corpo. Il mio bottino è stato un sacchetto di farina per preparare i falafel, che adoro, con cui spero di cimentarmi presto.Quando mi capita d'imbattermi in persone che fanno scelte così radicali, soprattutto se legate al luogo dove si vive, ne sono sempre molto colpita. La faccenda esercita su di me un certo fascino, e in fondo al cuore sento che potrei essere felice anch'io in quel modo, ma poi sovviene una valanga di sovrastrutture del pensiero a ricordarmi che a me piace la città, che sento di dover fare ancora mille cose urbane, e il fascino diventa meno reale. Però...
In questi giorni poi ho visto il colore rosso della terra, l'oceano impetuoso infrangersi sugli scogli, le onde, i surfisti d'ogni parte del mondo girare coi loro furgoncini hippie, uomini di paese sulle loro moto anni '60, porticcioli dimenticati,  ho sentito l'odore della salsedine e delle piante endemiche, tantissime e curiosissime, ho visto la marea abbassarsi fino a ritirare l'acqua di cento metri, per lasciare emergere sentieri e tunnel di scogli da percorrere a piedi per sentirsi un puntino piccolo in mezzo alle rocce ricoperte di milioni di patelle. E non poterne prendere neanche una!
Tutto questo ho visto, e anche di più. 
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Casette tutte uguali, bianche coi contorni blu delle finestre e delle porte. Le mie preferite sono quelle con gli infissi rossi. Un cromatismo eccezionale.
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Sono tornata carica, anche ispirata culinariamente, e spero di saper cogliere appieno questa bella ispirazione.Per ora vado a metter su le mafaldine con basilico e pomodorini, il basilico del mio balcone, i pomodorini comprati ieri sera da un contadino simpaticissimo, che, facendoceli assaggiare, ha detto che dopo non avremmo più avuto bisogno di cenare. Pomodorini dolci e succosi, che a Lisbona non si trovano neanche a piangere in turco. Pomodorini veri!
Grazie Alentejo, ormai lo so che ci rivedremo presto.
I diari della Costa Vicentina/2

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