Il paesaggio come sempre toglie il fiato, distese immense attraversate da un lembo di asfalto che quasi sempre è semideserto. La nostra Silver sfreccia nel silenzioso territorio della Navajo Nation, sempre sulla oramai conosciutissima US-89 mentre della musica country soft riempie l’abitacolo di pathos.
Come nel caso del Bryce Canyon, il nostro percorso corre in alto rispetto alla spaccatura e la AZ-64 sale, sale, sale mentre ci conduce in uno dei luoghi più belli del mondo.
Ad un certo punto del nostro persorso appare alla nostra destra all’improvviso il vuoto, lo spazio, il canyon che la natura ha scavato giorno dopo giorno, anno dopo anno, secolo dopo secolo fino a quello che possiamo ammirare ora.
Scattate un pò di foto risaliamo in auto per raggiungere il Grand Canyon Visitor Center da cui partono diversi shuttle che raggiungono vari punti di esplorazione del sito. Ci serviavo quindi di una navetta per raggiungere il primo punto panoramico da cui è iniziata la nostra lunga passeggiata panoramica a ridosso della spaccatura, la Hermit Road.
Il ritorno però lo facciamo a bordo della navetta, oramai stiamo cotti come pere, ma anche quello fa parte del viaggio all’interno del parco per cui ne godiamo.
Arrivati al Visitor Center recuperiamo Silver e alquanto sfiniti arriviamo a Tusayan per il meritato riposo! Lasciamo Silver nel parcheggio del The Grand Hotel e ci dirigiamo alla reception per il check-in, dove una ragazza di origine Navajo ci accoglie:
- “Buona sera abbiamo una prenotazione per una notte”.
- “Buona sera Signori, avrei bisogno dei vostri documenti”.
Consegnamo i documenti e cominciamo a compilare i moduli che ci presenta… e poi la fatidica domanda
- “Avrei bisogno dei dati dalla vostra auto per il parcheggio”.
- “Ehm… Guardi non saprei, è a noleggio ma non conosco la marca… è grigia!”.
- “Ma come non conosce la marca, non è possibile!”.
- “Senta, la compagnia di noleggio non ci ha dato documenti con le informazioni della vettura, le posso dire la targa”.
- “No ma non è possibile che non conosco il modello della sua auto”.
A questo punto, essendo alquanto stanchino e stizzito dall’insistenza della receptionist, metto le chiavi sul bancone e affermo indispettito:
- “beh facciamo così, queste son le chiavi, vada a vedere lei che macchina è!”.
A questo punto interviene un ragazzo della reception che ci chiede:
- “Siete Italiani?”
cosa mi avrà tradito? … sarà stata mica la cadenza? noo impossibile
- “Si, siamo Italiani”
- “A guardi, non si preoccupi, queste sono auto americane, non le conosce nessuno” afferma con gentilezza indicando il logo sulle chiavi “è una Saturn!”.
- “Ah… ok, grazie! Non la conosco questa marca” gli rispondo con gentilezza, poi guardando male la ragazza prendiamo le chiavi della stanza e ce ne andiamo a farci una doccia rigeneratrice.
Distrutti ma soddisfatti di poter essere stati in un luogo incredibile, vasto all’inverosimile e pieni di sano spirito naturalistico ci addormentiamo all’istante.
RobiFocus