Siamo così giunti, dopo la decima posizione, alla nona: un personaggio che pochissimi anni fa ha conquistato d’improvviso gli onori delle cronache giornalistiche. Da quel momento in poi imperversa ovunque. Il suo cavallo di battaglia è l’attualità politica, di cui parla con convinzione, citando eventi sparsi e trovando per loro un filo rosso, il più delle volte alquanto arbitrario e azzardato, ma non soffermiamoci sui dettagli.
La sua area politica di riferimento è il centro-destra, anche se proviene dal socialismo craxiano (avete presente Brunetta, Sacconi, Cicchitto, lo stesso Berlusconi, la lista sarebbe lunga…), anzi precisamente un berlusconiano che si diverte a fare il bastian contrario fra i berlusconiani, sperando – riuscendoci – di ottenere qualche nuovo minuto di visibilità.
Detesta alcuni noti personaggi, citandoli ogni due per tre: Marco Travaglio, Beppe Grillo e Antonio Di Pietro, talmente tormentato da quest’ultimo da farne una biografia ufficiosa dal titolo “Di Pietro. La storia vera”, edizioni Mondadori, manco a dirlo. Come abbia trovato il tempo per scrivere 518 pagine su di lui è e rimarrà un mistero…
Ho avuto l’onore e il desiderio lo scorso anno di leggere la sua travolgente opera, anche se non integralmente, saltavo qua e là per capirci, devo dire che da quel poco che ho intuito ma sufficiente per farsi un’idea, Filippo Facci coltiva un livore verso Di Pietro che due sono le cose: o lo ama segretamente o lo invidia con profondità per qualche oscuro motivo.
Osservatelo nei tuoi tic:
1- Aggiustamento reiterato dei ciuffi dei capelli.
2- Gestualità scomposta delle mani.
3- Spalancamento esagerato degli occhi.
Tic che lo renderebbero anche simpatico se non aprisse bocca e non scrivesse, peccato invece che nei suoi interventi televisivi e negli articoli sui giornali abbia sempre un ruolo preciso: essere una spina sul fianco del centro-destra, tentando così di convincere astanti e lettori che esiste davvero un movimento tellurico dialogico all’interno di tale area, i risultati, mi segnalano ora dalla regia, sono a dir poco risibili. Rimane ossequioso e di conseguenza non credibile.
Credibilità o meno, ossequioso o meno, Filippo Facci bisogna ascoltarlo con attenzione per comprendere per quale ragione sia nella nostra classifica dei finti intellettuali, allora sarà palese come lui non ci è, ma ci fa, uuuh se ci fa, eccome, donandosi un’area da intellettuale che consta di due caratteristiche:
a) Alludere a complessi scenari socio-politici economici, ovviamente chiari a lui, molto meno a chi si sforza di sfruttare una minima parte del proprio cervello ascoltandolo. Utilizzo quindi di prolessi in maniera ossessiva-compulsiva, mitigate da pensieri quali: “Ricordatevi quando accadrà perché io ve lo avevo detto” oppure “vorrei dirvelo con i particolari ma ve lo lascio immaginare” (di quali particolari non è dato sapersi…).
b) Citazioni colte. Traduzione: capacità di sfogliare un testo liceale di filosofia alla ricerca d’una frase a effetto per poi ostentarla alla prima comparsata televisiva.

Ci sono nella nostra strana Italia tanti bravi ragazzi che potrebbero interpretare il presente con un acume e una lucidità spiazzanti, sorprendendoci per l’originalità sempre motivata da cognizione di causa, perché dobbiamo subire i monologhi o i trafiletti di chi non sa e non è in grado di possedere gli strumenti critici minimi per spiegare ad altri l’attualità?
A suo tempo gli mancarono probabilmente le letture giuste, e soprattutto qualche buon maestro di umiltà. Vi ricordate quando parlando di Biagi dichiarò “uno che piace solo alle vecchie e ai deficienti”? O quando, improvvisandosi psicologo, disse “Le donne tradiscono quando stanno male, gli uomini quando stanno bene”?
Alla prossima settimana per l’ottava posizione.






COMMENTI (1)
Inviato il 30 maggio a 20:00
Beh, estromettendomi dalla categoria degli intellettuali mi avete fatto un favore non da poco.