Francis Scott Fitzgerald, The Great Gatsby. Per una scrittura che è puro godimento dei sensi.Vladimir Nabokov, Lolita (traduzione di Giulia Arborio Mella). Per tutto. Per "Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia." Per la splendida traduzione. E anche per il film di Kubrick.
Fëdor Dostoevskij, L'idiota (traduzione di Alfredo Polledro). Uno per tutti, ma potrebbe essere anche uno qualsiasi degli altri suoi libri. Nella disputa fra gli amanti di Tolstoj e quelli di Dostoevskij, non ho mai avuto dubbi su chi scegliere.
Jane Austen, Pride and Prejudice. Per Mr. Darcy, ovvio.
Gabriel García Márquez, Cent'anni di solitudine (traduzione di Enrico Cicogna). Per la pioggia di fiori gialli dopo la morte di Josè Arcadio Buendìa.
Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita (traduzione di Vera Drisdo). Per Margherita, per Ponzio Pilato, per Woland e per il tram che decapita Berlioz.Philip Roth, American Pastoral. Anche in questo caso, una parte per il tutto. Per "the Swede", uno dei personaggi più grandi della letteratura americana.
Dante Alighieri, La Divina Commedia. Perché ho amato rileggerla da grande.
Christa Wolf, Cassandra (traduzione di Anita Raja). Perché è un libro potente su una figura potente.
Lewis Carroll, Alice in Wonderland. Perché non c'è bisogno che spieghi perché.






