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I diritti civili a Montgomery? Tutto merito dell’amicizia

Creato il 18 maggio 2013 da Maria Grazia @MGraziaPiem

In questo periodo mi sto interessando alla nascita degli automatismi cerebrali, per esempio alla formazione delle abitudini e agli slanci di altruismo: come nascono? Da cosa sono animati? Tra le tante cose che ho imparato, ho scoperto che la storia dei diritti civili dei neri è stata condizionata da uno straordinario collante sociale: l’amicizia.

Tutto comincia nel 1955 a Montgomery, quando la signora Parks – una donna nera – un bel giorno si rifiuta di cedere il suo posto sul bus a un bianco. Così facendo, la donna trasgredisce la legge di discriminazione razziale che, sui bus, consentiva ai neri di sedere solo in alcuni posti. L’autista denuncia subito la donna e questo scatena una protesta tanto ben organizzata da dare vita al primo movimento di massa per i diritti civili in era moderna. Poi è arrivato Martin Luther King e il resto è storia. Di questa vicenda, a me interessa focalizzare 3 degli aspetti meno noti:

  1. Rosa Parks non era la prima, bensì l’ennesima cittadina nera di Montgomery a infrangere la legge di segregazione razziale sui mezzi di trasporto pubblico
  2. la donna aveva tanti amici di diversa estrazione sociale
  3. gli amici della signora Parks avevano a loro volta amici e conoscenze in comune

Come si combinano i tre elementi? Dato che non era la prima e non sarebbe stata l’ultima persona nera a trasgredire, quando Rosa Parks è stata arrestata beh, una parte della cittadinanza non ci ha visto più e ha organizzato un boicottaggio dei mezzi che si è protratto per mesi fino a mettere in difficoltà la città.

Segregazione razziale

Alla notizia dell’arresto di Rosa Parks, cos’è successo nella mente dei suoi amici? A differenza degli altri che prima di lei avevano violato la legge, la signora Parks poteva contare su un numero considerevole di amici pronti a combattere pur di aiutarla. Chiunque la conoscesse era certo dell’onestà e dello spessore morale della donna. Tra tutti coloro che hanno reagito all’ingiustizia subita dalla Parks si è creata una sorta di intesa sociale animata da un solo sentimento: l’amicizia.

Come ho accennato, gli amici di Rosa Parks erano di estrazione sociale molto diversa, eppure è bastato il passaparola per mettere tutti in contatto. All’interno di ogni gruppo, ogni singola persona si è sentita in dovere di fare la propria parte per la liberazione della donna. Ha agito un pensiero di gruppo, l’abitudine sociale dell’amicizia.

Applichiamo il concetto al nostro piccolo. Immaginate di essere parte di un’associazione. Tutti accettano di aderire a un evento ma a voi proprio non va. Siete tentati di rifiutare l’invito ma poi, ripensandoci, accettate. Perché? Molto probabilmente perché, pur non avendone certezza, in qualche modo percepite che rifiutando la partecipazione all’evento il gruppo potrebbe schierarsi compatto contro di voi. A grandi linee, è questo il meccanismo che ha coinvolto la parte della cittadinanza legata a Rosa Parks. Il risultato è stato imprevedibile e straordinario: il boicottaggio dei bus di Montgomery nel 1955 ha sancito la nascita del primo grande movimento per i diritti civili in era moderna, il primo di una serie di atti che hanno cambiato la storia.

Dunque l’amicizia non è solo un nobile sentimento, ma una stabile e sana abitudine sociale che attiva il cervello in caso di bisogno. Ora che ne so un po’ di più, il detto chi trova un amico trova un tesoro mi sembrerà meno banale. Voi che ne dite?
Se siete curiosi di approfondire queste tematiche, vi consiglio di leggere La dittatura della abitudini. Credetemi: siamo vittime di noi stessi più di quanto saremmo pronti ad ammettere.


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