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I diritti e l’innovazione

Creato il 18 gennaio 2016 da Trescic @loredanagenna
diritti_innovazione Quando in Italia si parla di innovazione, nelle discussioni tra addetti ai lavori o meno, il luogo geografico di riferimento è sempre quello: la Silicon Valley. È indubbio, infatti, che quel pezzo di California sia stato, ed è tuttora, il posto dove meglio è stata costruita una relazione tra il mondo della ricerca scientifica, l’impresa e lo Stato, che è presente nella giusta misura. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo in questi anni, e che ha come protagonista il digitale, è nata e sta crescendo lì. L’Italia guarda a quel modello con una sana invidia. Ma a volte la visione è distorta. È impensabile che i volumi e i numeri di quel caso di successo siano replicabili nel nostro paese: è, per esempio, troppa la differenza che c’è negli investimenti e nelle dimensioni del mercato; è impossibile colmare questo gap nel breve e medio periodo, quasi sicuramente anche nel lungo. C’è però un aspetto che si può copiare. E che non ha molto a che fare con l’innovazione, o meglio ne è alla base: dare a tutti la possibilità di provarci, con relativi successi e fallimenti. In ogni campo. Molti dei movimenti innovativi (cioè che mirano a migliorare la qualità di vita delle persone) si sono sviluppati negli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi. E, in molti casi, hanno raggiunto i primi risultati proprio in California. Uno di questi movimenti, anche se non è nato negli Usa, è quello per i pari diritti tra omosessuali ed eterosessuali, come per esempio il diritto al matrimonio. Non quindi la possibilità di unirsi grazie a un’altra forma certificata dallo Stato, ma proprio di sposarsi. Questa sfida è stata vinta – almeno negli Usa – lo scorso giugno grazie alla storica sentenza della Corte Suprema americana. La sentenza è arrivata alla fine di una lunga battaglia che ha avuto tra i suoi protagonisti una persona che non ha potuto vivere quel giorno della scorsa estate: Harvey Milk. L’attivista e politico americano è divenuto famoso ai più grazie a un film biografico del 2008 con protagonista Sean Penn. Nel 1978 Milk venne assassinato per le sue idee e il suo essere. Un anno prima – proprio quando stavano proliferando i personal computer (uno dei primi simboli dell’innovazione tecnologica che ha stravolto le nostre vite) – Milk divenne infatti il primo rappresentante politico, dichiaratamente gay, eletto in una grande città Usa: San Francisco (California).

Perché citare Milk? Perché in un paese le libertà e i diritti – civili, d’impresa e così via – si ricercano tutti insieme. Sono tutti legati, anche se apparentemente non lo sono. Come può infatti una persona a cui non vengono riconosciuti i diritti, ricercare le proprie felicità e soddisfazioni? Come può questa persona, perseguitata dal suo paese (di questo stiamo parlando), contribuire allo sviluppo della società? Come può uno Stato che nega i diritti proporsi come ospitale per innovazione e crescita?

Da diverso tempo Wired si occupa dei cosiddetti diritti civili: dalla libertà di scegliere i propri affetti senza per questo essere discriminati alla decisione su come morire. Lo fa, a volte, spiazzando i propri lettori che si aspettano da noi solo contenuti di tecnologia e innovazione. Ce ne occupiamo e continueremo a occuparcene per due motivi. Del primo abbiamo detto. Alla base dell’innovazione tecnica c’è la libertà delle persone (o, se si preferisce, il totalitarismo come nel caso dell’Unione Sovietica). Un paese che non ricerca questa libertà è miope o ipocrita quando parla di innovazione. E per questo sosteniamo, e sosterremo, tutte le misure che – come il timido disegno di legge sulle unioni civili – mirano a equiparare i diritti delle coppie Lgbt a quelli delle coppie eterosessuali, matrimonio e adozioni compresi. Il secondo motivo ha a che fare con la logica, con il ragionamento. Qui a Wired l’approccio logico e non dogmatico piace molto. Crediamo che sia la base per un buon lavoro, onesto intellettualmente. E quindi ci siamo posti una semplice e banale domanda. Qual è quel diritto civile che, dato a una persona che non lo ha, può ledere i soggetti che quel diritto già lo hanno? La risposta è altrettanto banale: non esiste. The post I diritti e l’innovazione appeared first on Wired.

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