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I Disastri di una blogger imperfetta: Tra immaginazione e scienza: sci-fi sempre più verosimile

Creato il 19 ottobre 2015 da Anncleire @anncleire

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L’etichetta “Disastri di una blogger imperfetta” nasce per caso, per riflessioni personali di carattere generale, che ho voglia di condividere con i miei followers per far capire loro che cosa significa essere una blogger, le scelte che prendo e l’etica che seguo ogni giorno per il mio lavoro sul mio piccolo angolo di web. Ci tengo a sottolineare che sono solo MIE OPINIONI, che possono essere più o meno condivisibili, ma che spiegano perché sul blog seguo una certa linea. A volte potranno anche essere riflessioni più generali, ma pur sempre legate al mondo dei lit-blog.

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Il 21 ottobre 2015 è la data in cui Marty McFly, il celebre protagonista della trilogia “Ritorno al Futuro” arriva a bordo della sua DeLorean dal 1985, per salvare la sua famiglia da un disastro di proporzioni epiche.

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Se non avete mai visto questi film, abbandonate immediatamente questo post e correte a recuperarli, perché non sapete cosa vi perdete, il post lo trovate ancora qui. E se la realtà immaginata da Robert Zemeckis, il regista, non si è ancora avverata del tutto, siamo molto prossimi a una riuscita del genere. Magari non ci sono ancora gli skateboard volanti ma lo sapete che i Chicago Cubs, la squadra che nel film doveva vincere il campionato di baseball dopo più di cento anni, al momento è ai playoff ad un passo dal conquistare il titolo dopo più di un secolo, proprio come predetto? Tra l’altro il 21 ottobre alle 16:29 ci sarà uno speciale su DMAX dedicato alla verifica di quanto Robert Zemeckis abbia correttamente previsto e quanto, invece, sovrastimato.

Immaginare il futuro è sempre stato qualcosa di affascinante per il genere umano, che si è sempre lanciato in voli pindarici di proporzioni enormi. E anche se il genere si è sviluppato molto prima, è solo nel 1926 però che gli  viene affibbiata l’etichetta di Fantascienza, quando il 5 aprile uscì negli Stati Uniti la prima rivista specializzata, Amazing Stories, diretta da Hugo Gernsback.

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Prima cover della rivista Amazing Stories

Il nostro satellite, la Luna, ha sempre fornito lo spunto per storie che ne narravano viaggi immaginari, da Keplero a Cyrano de Bergerac e le invasioni da parte di strani esseri hanno sempre giocato con la nostra fantasia. Anche se quando si parla di viaggi sulla Luna viene sempre in mente “Dalla Terra alla Luna” di Jules Verne che quanto a fantascienza è una pietra miliare. Non mancano certo le macchine del tempo di H. G. Wells, che apre le porte ad uno degli argomenti più sviluppati del genere così come pure la possibilità di realtà parallele. E nella fantascienza rientra anche lo stesso “Frankenstein” di Mary Shelley, che introduce il tema dello scienziato pazzo che usa la scienza in maniera scriteriata, ma soprattutto l’ipotesi che sia possibile creare la vita in maniera artificiale. E già nel 1872 in Erewhon, Samuel Butler ipotizza che le macchine, con una certa presa di coscienza possano diventare pericolose.

Anche i russi ben prima della rivoluzione d’ottobre si lanciano in congetture e viaggi su Marte, in uno spirito d’intraprendenza verso la fantascienza. Una grossa iniezione di novità è stata donata nell’ultimo quarto del diciannovesimo secolo con il grande sviluppo di quella branca della fisica che ha finito per rivoluzionare tutta la nostra vita: l’elettromagnetismo. Avete presente nei film tutte quelle leve che una volta tirate giù sprigionano una scarica elettrica? Beh le scintille dell’elettricità arrivano nell’immaginario collettivo proprio a partire dalle dimostrazione pratiche di scienziati illustri che soprattutto nella Royal Society di Londra (quella che quasi mandò a quel paese Newton) creavano molto scalpore negli uditori. Pensate poi a Volta e alla lampadina o a Franklin e il suo aquilone. Il fascino che lo sviluppo della tecnica ha esercitato sulla mente degli scrittori è sempre stato molto forte. E se inizialmente i racconti sci-fi si nutrivano della meraviglia per le scoperte scientifiche, a partire dagli anni quaranta del secolo scorso si è iniziato anche a considerare le ripercussioni che le scoperte scientifiche potevano avere sulla vita dell’uomo, e soprattutto il potenziale del loro sviluppo. Ne nasce quindi tutta la squadra di scrittori capitanati da Isaac Asimov, che ruotava intorno alla rivista Astounding Stories. Fino a questo momento le storie vedono la scienza sempre in chiave positiva, in uno sviluppo che è sì fantastico ma sempre in qualche modo comprensibile. Con lo scoppio della bomba atomica, la guerra fredda, la corsa agli armamenti, la paura del diverso (la minaccia comunista e la lotta per la parità dei diritti civili dei neri) l’atteggiamento nei riguardi della scienza cambia radicalmente. La paura si fa sentire e la critica diventa aspra. Quando si teme qualcosa, infatti, l’atteggiamento tipico è quello della fuga e del rifiuto, dipingendo ogni aspetto a tinte fosche.

Uno dei nuovi capisaldi della fantascienza è stato introdotto nell’immaginario collettivo negli anni settanta: Guerre stellari di George Lucas, che fa esplodere in maniera molto più drammatica le space opera (storie ambientate nello spazio) e che ha dato il via al fandom più attivo, camaleontico e grande mai esistito. Inutile negare che Guerre Stellari è stato in grado di cambiare il modo di pensare e concepire la fantascienza in maniera più drastica di molti altri libri e film.

La conquista dello spazio, l'esplorazione e la sua colonizzazione sono sempre stati al centro di numerose storie e soprattutto dopo Einstein ha preso sempre più piede anche  il viaggio interstellare (in genere con astronavi più veloci della luce). La velocità della luce è sempre stato uno di quegli aspetti che hanno sempre incuriosito gli studiosi, e le risposte della natura della luce incredibilmente affascinanti. La scoperta della sua natura duale (onda e particella) e il fatto che trasporti energia, hanno modificato in maniera irreversibile la concezione del nostro universo, ma ok sto divagando, deformazione professionale. Non manca anche la visione negativa dello spazio, che si nutre delle minacce alla Terra, tra cadute di asteroidi e invasioni aliene, basti pensare a come E.T. resti uno dei capolavori di Spielberg e uno dei film di fantascienza più visti e amati. Da qui si sviluppa anche il filone dell’ufologia e di tutto quello che consegue agli avvistamenti e il conseguente arrivo di alieni sulla Terra.

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Immagine presa da Forever Lost in Literature

Negli anni ottanta arriva una nuova svolta. In quel periodo infatti inizia la diffusione dei primi calcolatori, gli antenati dei personal computer, e gli scrittori hanno scoperto i robot, gli androidi, i cyber. Anche qui la chiave è spesso negativa, dove prevalgono le invasioni e il predominio dei mostri meccanici sui poveri umani indifesi. Grazie anche alla diffusione dei primi videogiochi e al nuovo interesse di Hollywood per il genere, hanno fatto la loro comparsa storie sempre più spettacolari, nutrite dalle nuove tecnologie digitali. Più la scienza progredisce più ci si sente legittimati a volare di fantasia. E quello che ne esce fuori ha qualcosa di incredibile. La realtà assume sfaccettature sempre più strane e complesse e ormai la tecnica ha raggiunto risultati invidiabili. Calcolatori sempre più potenti e più piccoli, macchine capaci davvero di fare cose impossibili. I viaggi nello spazio, lo studio dell’incredibilmente grande e dell’incredibilmente piccolo, quell’universo che si evolve velocissimo e di cui davvero noi conosciamo una percentuale piccolissima. E il progresso non si ferma, ma cresce in maniera esponenziale. E se noi pensiamo che solo per le bambole siamo passati da quelle di pezza a quelle che parlano e fanno le giravolte, davvero si resta sbalorditi.

E anche per quanto riguarda gli androidi ormai la scienza sta andando avanti. L’ingegneria biomedica è oramai all’avanguardia con gli organi artificiali e le protesi ed è affascinante per me vedere quello che ogni giorno la ricerca può fare, i risultati che ogni giorno possiamo raggiungere. Diventa allora incredibilmente facile pensare di raccontare storie che non solo donano ai robot una intelligenza artificiale viva, una volontà ma anche delle emozioni. E pensate allora al film Her di Spike Jonze in cui il protagonista si innamora di un nuovo sistema operativo provvisto di intelligenza artificiale, in grado perfino di apprendere ed elaborare emozioni, rivoluziona inaspettatamente il rapporto con la tecnologia, la Lei del titolo, o all’ultimissimo Ex Machina di Alex Garland in cui l’intelligenza artificiale non viene creata, ma si forma, per evoluzione collettiva. L’idea è totalmente innovativa e pone una nuova luce su quelle che davvero possono essere, in futuro, le applicazioni della tecnologia. Anche in questi anni la scienza va virando verso un mondo che sia in grado di riprodurre quanto più possibile il cervello umano, perché sia studiabile e razionalizzabile. Che ruolo ha allora la sfera emotiva di un individuo? Da dove nasce? Che cosa infondo ci distingue dalle macchine? E se gli scienziati ancora non hanno trovato una risposta, gli scrittori e i registi si avventurano in scenari sempre più complessi e sempre più inimmaginabili, che convogliano le conoscenze già acquisite con una fantasia che si nutre del possibile e del probabilistico. Andare su Marte (avete visto l’ultimo film/libro sull’argomento The Martian?), giocare con i robot, immaginare scenari post apocalittici in una certa misura ci prepara al futuro, al tempo in cui la fantascienza potrebbe essere realtà.

Sono convinta che prima o poi sarà possibile anche viaggiare nel tempo e scoprire che gli universi paralleli sono reali. In fondo l’uomo è arrivato sulla Luna e sembrava solo il sogno degli ingenui, e dei pazzi.


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