Ogni genitore vorrebbe il rispetto della proprietà altrui da parte dei propri figli. Potrei fermarmi qui, è chiaro a tutti quanto le premesse dell'atteggiamento del genitore siano una colossale puttanata. Cioè, questa fase arriva poco prima dei due anni e al genitore infastidisce perchè il figlio non rispetta l'altrui proprietà. Cazzo, potrei essere deluso da Gaia e Bianca perchè non stanno mettendo da parte i soldi per la pensione, già che ci sono.
Il fatto che questa cosa faccia incazzare ogni genitore lo si percepisce da come brillano gli occhi al genitore del compagno di giochi quando ci dice "non c'è nessun problema, lascia pure che giochi".
Il gusto che ognuno di noi prova nel dire questa frase verso un altro genitore è indice di quanto ci dispiaccia quando nostra figlia si avventa sui giochi ignorando le più semplici regole sul possesso.
L'apoteosi si ha quando il genitore tronfio dichiara "sai, il mio Luigino Maria ha già iniziato con l'asilo, è abituato a giocare con gli altri".
Avevo scordato una premessa. Quando diventerete genitori, se già non lo siete, diventerete competitivi. Lo so, è sbagliato, ma nella migliore delle ipotesi vi limiterete a dei confronti.
Quando lo farete abbiate almeno il buon senso di non confrontare vostra figlia con chi ha anche solo una settimana in più o in meno, di non parlare di percentili di crescita e di confrontare lo sviluppo socio/psico/cognitivo e motorio di vostra figlia con quello della sorella maggiore, minore o gemella che sia.
Io vivo serenamente questo aspetto per due motivi: Gaia e Bianca sono due essere speciali.
Lunga pausa per farvi accettare la cosa. Fa male ma è così, le mie figlie sono incredibili, anche solo per il fatto che sopravvivono ad un babbo come me.Cioè, non è facile giocare con un condor alle spalle che sorride per ogni cosa che fate e che quando giocate cerca di capire cosa provate.
Quindi, quando vostra figlia cede spontaneamente un gioco mentre il figlio del vicino dell'ombrellone urla "EEEEEEE' MIIIIIOOOOOOO" voi un po' godete.
Bene, Gaia è nella fase "è mio". Però l'altro giorno ho capito una cosa: fino a quando non sarà cognitivamente in grado di parlare la mia lingua non devo interpretare quello che dice secondo il mio codice. "E' mio" è un false friend. Cosa è successo: mentre Bianca era sulla sdraietta Gaia le si avvicinava con una palla e ripeteva "è mio palla, è mio palla, è mio palla", ha posato la palla sulla sorella e ha continuato con "è mio". A quel punto ho ripensato a quando ho sentito Gaia dire è mio: lei non sottolinea un possesso, sottolinea un utilizzo. Lei non vuole dire "è mio e te non ci giochi, cazzo", vuol dire "in questo momento lo uso io, se non ti dispiace" e infatti non toglie mai giochi ai bimbi (quasi) ma ribadisce "è mio" (anche se non lo è) quando glieli portano via mentre li usa.
Ok, basta, poi mi vengono in mente tutti i danni che possono crescendo i figli con l'apprensione che facciano qualcosa di sbagliato. Adesso voglio concentrarmi e crescere B&G con l'ansia che possano fare sempre bene. Se non sbagliano mai è pericolosissimo. Quindi adesso manifesterò disappunto se fanno bene e soddisfazione se sbaglieranno.