Ad un mio post relativo alla sentenza della Cassazione che confermava la condanna per un nostalgico fascista con la mania del braccio alzato, un lettore, firmatosi con un evidente nome falso, commentò affermando: “Lei ha una gran paura di queste persone. Non tanto e non solo perché la leggenda li vuole violenti e pronti a commettere qualsiasi nefandezza (…); semplicemente non riesce a capire come mai a 70 anni dalla fine del vituperato Ventennio siano ancora qui e - difficile a credersi ma vero - crescano di numero e di consensi, anno dopo anno.”. Beh, evidentemente la risposta è sì, ho paura.
Ho una gran paura dei fascisti e non solo perché hanno fama di essere grandi picchiatori e io, pur essendo in grado di difendermi, poco potrei contro gente abituata ad attaccare in branco. Ho paura proprio di questo crescendo di consensi che vede affermarsi, soprattutto tra i giovani, l’idea tutt’altro che innocua che nega la democrazia, che inneggia al superuomo, che invoca la dittatura in sfregio ad ogni libertà basilare del cittadino. Ne ho paura perché tale idea o ideologia ha già inflitto inestimabili danni all’Italia, l’ha condotta in una guerra scellerata e disumana al fianco della mostruosità nazista e ha portato alla deportazione e alla morte migliaia di cittadini italiani.
Di solito a questo punto mi si obietta che anche l’idea socialista ha ispirato grandi nefandezze. Potrei tagliare corto dicendo che non sono e non sono mai stato socialista ancorchè di sinistra, ma mi piace ricordare che in Italia il socialismo non ha mai governato e, ciononostante, possiamo contare molteplici benefici derivanti dall’idea socialista. Se poi vogliamo analizzare la storia di paesi dove il socialismo è stato applicato, il discorso, evidentemente, cambierebbe. Ma io vivo in Italia.
Per cui lo ammetto: temo il fascismo e le sue coreografie, le sue ritualità ataviche e primitive, quei gesti sempre uguali a se stessi che negano di fatto qualsiasi velleità di modernità. Temo la diffusione di questa ideologia cancerosa tra i giovani e la temo ancor di più oggi perché viviamo un vuoto di idee e di ideali, in un momento in cui la giusta protesta contro la deriva che i malfattori hanno indotto alla democrazia rischia di trasformarsi in negazione del valore della democrazia stessa. Le conseguenze sarebbero inimmaginabili. Questo temo, più del manganello e dell’olio di ricino.
Luca Craia