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I figli, meglio dei genitori? – di N. Losito

Creato il 05 marzo 2012 da Nictrecinque42 @LositoNicola

ChapeauLuisa

Cara Luisa,

so che sei in un momento estremamente delicato della tua vita, avendo deciso, con grande coraggio, di lasciare un posto fisso e ben remunerato per entrare nel mondo (precario) della libera intrapresa alla ricerca di nuovi stimoli e nuove opportunità professionali e che, per questo, dai genitori ora ti aspetti più sostegno che critiche.

Ne siamo consapevoli.

Come genitori, quasi sempre orgogliosi delle strade che hai percorso in passato, questo sostegno non possiamo negartelo, anche perché non hai mai sottovalutato le raccomandazioni che io e la mamma ti abbiamo fatto e che, stanne certa, continueremo a farti finché avremo voce. Siamo sicuri che la tua non sia stata una decisione avventata, perciò il passo che hai compiuto merita un elogio e va fatto conoscere a tutti coloro che il posto fisso non ce l’hanno e che aspirano a ottenerlo come se questo fosse l’araba fenice in grado di risolvere tutti i problemi della propria esistenza presente e futura.

Tu, e tanti altri che hanno agito come te, siete la prova provata che avere un lavoro sicuro e protetto non è il rimedio universale in grado di soddisfare tutte le ambizioni e le esigenze di una persona dotata di un minimo di intraprendenza e cultura.

Ammetto che quando ci hai comunicato che intendevi lasciare l’azienda in cui lavoravi ormai da sette anni sia io che la mamma siamo rimasti di sasso, ma devi capirci e giustificare le nostre perplessità. Lei ed io apparteniamo a una generazione la cui più grande aspirazione era quella di trovare un buon posto e un buon stipendio che ci permettessero di formare una famiglia, fare figli e pensare con serenità al futuro. Oggi, guardandoci attorno e tenendo conto dell’attuale grave crisi economica che c’è non solo in Italia ma dovunque nel mondo, la prima cosa che ci è venuta in mente è che stavi per compiere un passo azzardato e che dovevamo fare di tutto per convincerti a soprassedere dall’attuarlo. Ricordo che alle nostre obiezioni rispondesti così:

«Se penso che dovrò passare tutta la mia vita nell’ufficio dove sto adesso, mi viene da piangere. Il lavoro che sto facendo mi piace ma sta diventando ripetitivo, non mi dà più stimoli, insomma mi annoio…»

«Tutti i lavori, col tempo, finiscono per essere ripetitivi e quindi noiosi: di contro la sicurezza di uno stipendio non è da sottovalutare, soprattutto oggi che il lavoro scarseggia!» sostenemmo noi.

«Avete ragione, ma io sono una donna single di quarant’anni e se questo passo non lo faccio adesso che sono ancora giovane, non lo farò mai più. Io voglio provare a rimettermi sul mercato, anche perché sono convinta che nei momenti di crisi economica le opportunità da cogliere non manchino…»

Quali elementi avevamo per contestare queste tue affermazioni?

I tempi sono cambiati e la sacralità del posto fisso, volente o nolente, ha perso il mordente che aveva nell’immaginario collettivo della mia generazione. Per una strana coincidenza la tua decisione di lasciare un rapporto di lavoro certo e super protetto è avvenuta in contemporanea alla dichiarazione che il posto fisso è noioso fatta qualche settimana fa da Monti, l’attuale capo del governo, dichiarazione vivacemente contestata dai sindacati e da buona parte dell’opinione pubblica.

Ascoltando e leggendo le innumerevoli prese di posizione atte ad avvalorare o demonizzare quella frase di Monti, mamma ed io ci siamo convinti che essa non sia poi così pellegrina e che, a ben guardare, tante persone nella loro vita hanno cambiato lavoro e che i cambiamenti non furono tragici, anzi li fecero proprio per le stesse ragioni che hai addetto tu.

L’unica differenza tra ieri e oggi  è che ai nostri tempi il paese era in crescita e le opportunità di lavoro erano molto maggiori di adesso. Ti diciamo questo non per scoraggiarti ma per significarti che apprezziamo e ammiriamo il tuo coraggio per avere fatto una scelta che anni fa risultava assai più facile e molto meno azzardata.

Dunque, non ci resta che dirti: «Chapeau, Luisa… e in bocca al lupo!»

Mamma e papà

P.S.

Carissimi Emanuela e Michele, non offendetevi se non vi abbiamo mai elogiato in pubblico come abbiamo fatto oggi per vostra sorella; voi due vi ammiriamo da sempre perché da sempre avete un lavoro precario e dunque non avete mai avuto il tempo di annoiarvi. Entrambi, però, siete consapevoli che è sciocco avere come unico ideale il posto fisso ma che la cosa importante nel 2012 è avere la “certezza del lavoro” e che questo soddisfi in buona misura le vostre aspettative.

Certezza che oggi purtroppo non c’è.


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