Scardinata la chioma, tacque, l’orlo del cielo come rifugio, e attese.
– Per chi d’abitudine s’è nutrito d’amalgama e carne
sarà inconcepibile ripercorrere l’orma a ritroso -
E seppe d’amaro il disincanto lieve d’un tramonto
ebbe bevuto troppo presto, la felicità lascia il tempo che trova
il blu e il verde e ancora il rosa, e la mescolanza d’un istante
– la bellezza è illusione, si dissolve.
Ch’eterno sia il bacio di Giuda, e limpide le mani di Pilato
tra le croci l’uomo d’abuso deposto, sanguina e tace
sanguina e stenta, muore e tace, muore e stenta.
Quando l’urlo sarà paura, la paura sarà difesa e salvezza.
Sono l’attesa mite di un’ingiustizia arcuata
e l’estensione adunca di una speranza
-accartoccio ricordi, un sorriso e un dolore-
quando un aborto renderà l’inguine alla morte
sarò indefinita, sarò il senso interrotto di una vita senza senso
-la mia, in cambio d’uno scempio.
Penso a te ora, ai tuoi occhi e a tutte le tue parole, tutte.
E a chi ha usato i fili invisibili di un aquilone, -eri incantato dai colori-
mentre era là, a legare polsi e caviglie, l’ultimo filo al collo, ora stringe.
Penso come salvarti e se per Dio sarà risolto il mio peccato.
Penserà alla tua salvezza. Almeno così sa far credere.
Ci sarai con me, lo so. Come sempre un passo avanti
-e non mi avrai creduta ancora una volta, e lei, starà a guardare
e ci sarai per me, fino alla fine, perché ella rida
è il solo senso. Intingerà le sue mani nel mio sangue.
Quando l’urlo sarà paura, la paura sarà difesa e salvezza.
Sì, ci sarai tu, la mia croce, e i tuoi trenta denariGiusy Carofiglio
Featured image, Bambini fanno volare un aquilone in germania, 1828, di Johann Michael Voltz