I filistei smemorati
Creato il 02 settembre 2012 da Zfrantziscu
La
lenta marcia di avvicinamento di archeologi sardi all’idea che i nuragici
scrivessero può esser letta con ottimismo o anche con il fastidioso dubbio che
sia ormai irreparabile la inadeguatezza della nostra scuola archeologica. Per
indole, propenderei per l’ottimismo: in fondo sono passati appena quattro anni
da quando questo blog, solitariamente, ha cominciato a pubblicare notizie e
articoli sulle scoperte che venivano fatte di iscrizioni nuragiche. Quattro
anni fa, la vulgata archeologica sarda produceva fondamentalmente luoghi comuni
offensivi e immotivati del tipo “si tratta di falsi” e sillogismi come questi:
“La scrittura è roba da città e da stato, i nuragici non avevano stato né
città, ergo…” o “I vinti non hanno scrittura, i nuragici sono dei vinti,
ergo…”. Nella vulgata, erano ospitate anche affermazioni apodittiche quali “i
nuragici non avevano bisogno di scrivere”.
Certo,
nessuno dei negatori arrivò, allora, a concepire inarrivabili affermazioni come
questa, riguardante alcuni reperti archeologici: Essi non recano “alcuna
traccia di scrittura di età nuragica anche perché, come ben esplicitato in
tutti i testi scientifici sulla civiltà nuragica, questa non ha mai conosciuto
la scrittura”. Ma qui parla un
ministro e non a tutti è concessa una profondità concettuale che solo quel
ruolo assicura. Chi ha seguito questo blog negli ultimi tempi, sa che la
“scrittura nuragica”, con o senza virgolette, è argomento di un articolo di Paolo
Bernardini e di due articoli di Giovanni
Ugas scritto per questo sito. La scrittura nuragica, non mi interessa ora
dire come, è insomma stata affrancata dal silenzio o peggio dalla negazione
assoluta.
Da
qualche giorno, ai due archeologi si sono uniti l’ex soprintendente di Nuoro e
direttrice degli scavi a Arcu de is forros, Maria Ausilia Fadda, e l’esperto di
filologia orientale, Giovanni Garbini. Su Archeologia
viva, la dottoressa Fadda ha scritto un articolo tanto bello e informato
nella descrizione di cioò che è stato trovato negli scavi di Arcu de is forros
(circa 7 km a nord di Villagrande Strisaili) quanto raffazzonato e ambiguo
nella interpretazione di uno straordinario reperto, quello di cui si occupa Stella
del mattino e della sera. Una cosa, lei e Garbini l’affermano: quell’anfora
cananea del 700 aC è scritta con lettere filistee incomprensibili. Secondo
l’archeologa nuorese, la scritta potrebbe essere “la matrice linguistica del
protosardo”.
Tralasciando
la ambiguità di quel “matrice linguistica” che il protosardo avrebbe trovato
nell’VIII secolo in una scritta filistea, resta il fatto che i protosardi,
malamente come potevano fare delle scimmie copiatrici, scrivevano. Senza città
e senza stato. Secondo Garbini, come detto, l’epigrafe è indecifrabile. Quei
filistei del 700 aC, insomma, a contatto con i lontani isolani, avevano dimenticato come scrivere lettere comprensibili ai posteri. Capite perché è fondato il dubbio
che la confusione sia grande. Ho come l’impressione che, per ripicca o per
altro, c’è chi vorrebbe leggere, per dire, คควาย (bufalo in lingua tai) servendosi
dell’alfabeto latino, concludendo, così, che si tratti di segni incomprensibili.
La scritta sull’anfora è quella che
trovate in testa a questo post. Nella mia ignoranza, ci vedo un pugnaletto nuragico
così come lo ha visto l’amico Stella, e come segnalo qui accanto. Forse è
dunque vero, in filisteo non si capisce. E se si usasse il nuragico (con tutto
quell’armamentario di segni che Gigi Sanna da anni ci suggerisce)? Coraggio,
amici archeologi: molti di voi hanno fatto il gran passo, ammettendo che i
nuragici scrivevano. Compite un altro piccolo passo e usate la griglia
che potete trovare anche in questo blog.
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