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I film migliori di stasera (sab. 3 maggio 2014) sulla tv in chiaro

Creato il 03 maggio 2014 da Luigilocatelli

10 film. William Wyler, Marco Bellocchio, Steven Soderbergh, Cecil B. De Mille, Mike Leigh, etc. Strictly recommended: Ombre malesi e Sexy Beast.

Ombre malesi di William Wyler, Rete Capri, ore 21,00.

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Melodramma in nero di quelli che non si fanno più, non si possono più fare – che volete, son cambiati i tempi e pure la sensibilità collettiva -, e che hanno contribuito alla grandezza di Hollywood come pochi. Con al centro la stella assoluta del genere, almeno in quegli anni (il film è del 1940), ovvero Bette Davis, i suoi grandi e inconfondibili occhi, la sua bocca sempre ambiguamente e aristocraticamente piegata. Ambiguissimo personaggio è quello che interpreta in Ombre malesi, film diretto da uno dei molti viaggiatori (unidirezionali) sull’asse Berlino-Hollywood, il disincantato William Wyler. Tratto da un libro e poi da un play di Somerset Maugham, si colloca in ambienti colonial-imperial-britannici come molte cose scritte Maugham, uno capace come pochi di escogitare intrighi e di immettervi veleni e doppiezze di ogni tipo. Leslie è la moglie di un proprietario inglese di piantagioni di caucciù laggiù in Malesia, a Singapore. Un giorno spara a un amico di famiglia e lo ammazza. Mi voleva violentare, mi sono dovuta difendere, proclama lei. Ma scopriremo che poco prima lei aveva scritto una lettera alla vittima, che dunque tra i due c’era qualcosa, che il delitto potrebbe essere stato, per un qualche motivo, da lei premeditato. Il film è la narrazione di come far emergere la colpa di Leslie, e di come passare dal sospetto alla prova. Una meraviglia che arriva direttamente dalla Golden Age di Hollywood e ce ne porta tutto il sapore. Un mucchio di candidature all’Oscar, e per Bette Davis fu la quarta. Herbert Marshall è il marito.

Ghost di Jerry Zucker, Canale 5, ore 21,11.
Lui muore per mano di un rapinatore, ma resta accanto a lei in forma di fantasma, per vegliarla e anche per dare una mano a incastrare il colpevole. Solo che per mettere in contatto l’amata con l’amato ormai oltretterno occorre una medium. Un po’ complicato, però si sa che amor omnia vincit, e difatti. Rom-com incredibilmente sposata alla ghost story che nel 1990 fece sfracelli e commosse le platee di ogni angolo del globo. Anche, il film più famoso e fortunato di Demi Moore. Lui è Patrick Swayze, la medium Whoopi Goldberg. Incredibilmente alla regia c’è Jerry Zucker, già co-regista dello scatenato e molto distante da questo L’aereo più pazzo del mondo.

I dieci comandamenti di Cecil B. De Mille, Rete 4, ore 21,30.
Questo sì che è cinema-cinema, vedere e rivedere e vedere ancora per credere. La Bibbia secondo Hollywood, in un kolossal di Cecil B. De Mille che fissa per sempre il canone del peplum sacro. Molto viene linguisticamente e stilisticamente da lì, compreso Ben-Hur e perfino The Message, il film con Anthony Quinn sulla rivelazione coranica. La Bibbia che diventa canovaccio di una storia tra l’avventuroso e il melodrammatico. Mosè salvato dalle acque e poi a corte dal faraone, con la principessa innamorata di lui. Ma quando arriva il richiamo di Dio condurrà il popolo ebraico prigioniero in Egitto verso la Terra Promessa. Lo vidi da piccolo e ricordo ancora l’emozione di quel Mar Rosso che si spalancava agli ordini di Mosè (un Charlton Heston statuario e iconico, e che importa che non fosse un grande attore), e quelle fiamme arrivate dal cielo sul Monte Sinai a scolpire nelle pietra i dieci comandamenti. La principessa innamorata, poi perfida e vendicativa per la delusione d’amore, è Anne Baxter, che con le sue smorfie e i ghigni arriva dritta da Eva contro Eva. Yul Brinner come faraone persecutore degli Ebrei in fuga dall’Egitto. Film leggenda. Spielberg avrebbe poi ripreso gli effetti speciali e le lingue di fuoco della scena sul Sinai in I predatori dell’Arca perduta, in un omaggio dichiarato a I dieci comndamenti

Il segreto di Vera Drake di Mike Leigh, la7d, ore 21,20.
Anche se vincitore di un Leone d’oro a Venezia, Vera Drake non è proprio il miglior film di Mike Leigh, appesantito da un intento ideologico-politico e predicatorio, anche se abilmente dissimulato sotto l’apparenza del ritratto naturalistico e iper-realistico di una vita qualsiasi. Il magistero di Leigh è tale da farci sembrare quello che passa sullo schermo quasi un documentario, in realtà si tratta della più sofisticata fiction, di un film a tesi accuratamente costruito su una sceneggiatura di ferro per sensibilizzarci su un tema pesante e ostico come l’aborto. Vera (la leighiana Imelda Staunton) è una casalinga nell’Inghilterra proletaria degli anni Cinquanta che aiuta le donne ad abortire senza pretendere nulla in cambio. Leigh, anche senza toni propagandistici, ne fa un’eroina della solidarietà femminile. Molto diversa dalla mammana Marie Latour, protagonista di Un affare di donne di Claude Chabrol, che procura aborti dietro cospicuo pagamento nella Francia di Vichy e finisce condanata alla ghigliottina. Non sarebbe male vederli contestualmente, i due film.

Diavolo in corpo di Marco Bellocchio, Cielo, ore 21,30.
Un Bellocchio del periodo più scatenato e cultistico (siamo nel 1986), quando le sue sceneggiature grondavano di frequentazioni psicanalitiche e amava indagare in cinema il territorio dell’eros. Specie se, come qui, intersecato al cosiddetto sociale e politico. Diavolo in corpo del romanzo di Radiguet prende solo il titolo, immagino per evidenziare la forza più distruttrice che creatrice dell’eros senza freni e la sua centralità nelle traiettorie esistenziali di uomini e donne. Un film sospeso tra ambizioni autoriali e kitsch intellettuale, con dunque parecchi momenti di massimo godimento. Plot pazzesco, con una ragazza romana innamorata del terrorista simil-brigatista, ora pentito, sospettato di aver ucciso suo padre comissario di polizia (e già questo). Intanto però cede all’assillante pressing del figlio del suo psicanalista, con cui è amour-passion al limite dell’incandescenza. Memorabile blow job che fece parlare parecchio gazzette e gazzettieri, ma non riuscì lo stesso a trasformare il film in un successo al box office. Però imprescindibile, altroché. Con la Maruschka Detmers del godardiano Je vous salue Marie e Federico Pizalis, poi scomparso dai radar.
Home of the Brave – Eroi senza gloria di Irwin Winkler, Rai Movie, ore 21,20.
Classico film di reduci da una brutta guerra (le guerre son tutte brutte). Stavolta da quella in Iraq, non propriamente amata dalle masse americane. Quattro soldati che se la son vista brutta in un agguato e che adesso devono tornare alla normalità delle loro vite, delle loro case, e, si sa, dimenticare e reinserirsi non è niente facile. Tra di loro, a rimarcare l’ormai inludibile presenza femminile nelle forze armate, anche una ragazza che ha riportato una grave menomazione. Del 2007, non è piaciuto molto al pubblico, come quasi tutti i film sugli interventi in Iraq e Afghanistan. Con Samuel L. Jackson, Jessica Biel e l’ex rapper – p lo è ancora? – 50 Cent.

Sexy Beast di Jonathan Glazer, Rai Movie, ore 0,35.
Quando ho visto il nome del regista di questo Sexy Beast ho fatto un sobbalzo: Jonathan Glazer. Non proprio uno qualunque. Un autore britannico dei più eccentrici e meno classificabili, che una decina di anni fa sconcertò Venezia con Birth (con una Nicole Kidman all’apice), e che lo scorso settembre ha ri-sconcertato Venezia, e fatto incazzare i recensori più bon ton, con il suo Under the Skin, opera visionaria con una Scarlett Johansson aliena-killer venuta sulla terra. Glazer è regista assai personale, non trascurabile. Dunque cerchiamo di vedercelo Sexy Beast, che segna il suo esordio nel lungometraggio dopo molto lavoro in publicità e videomusica. Dell’anno 2000, ha per protagonista un solido attore come Ben Kingsley, nella parte classica di un malavitoso ritiratosi dall’atività criminale. Naturalmente, come sempre in questo sub-genere, il passato ritorna, un amico difatti gli prospetta di partecipare a un colpo in una banca e lui, l’incauto, non rifiuterà. Film tutto all’interno del genere crime, ma è interessante vedere come l’esplosivo talento di Glazer e la sua propensione al visionario ne forzino i confini.

Che – Guerriglia di Steven Soderbergh, La Effe, ore 22,00.
Seconda parte del dittico biografico realizzato nel 2008 da Steven Soderbergh sulla figura di Che Guevara, cercando di restituirne filologicamente vita e storia al di là del mito. Si prendono in considerazione stavolta i suoi ultimi tre anni, quelli compresi tra 1965 e fine 1967. Si comincia con la partenza di Guevara dalla Cuba saldamente castrista alla volta della Bolivia, dove fonderà il suo movimento guerrigliero nel nome di Simon Bolivar, con l’obiettivo di innescare la rivoluzione armata nel continente latino-americano. Sappiamo com’è finita. Benicio Del Toro è il Che, in una immedesimazione che non è solo psicofisica. Occhio, c’è anche (oltre ad attori come Matt Damon e Franka Potente) quell’Edgar Ramirez che rivedremo poi nel Carlos di Olivier Assayas (e più recentemente in Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow). Il film di Soderbergh, pur lanciato con gran pompa a Cannes, dove a Del Toro andò pure il premio come migliore attore, non ebbe l’esito sperato e si inabissò nell’indifferenza del pubblico. Forse arrivava fuori tempo massimo. Alle platee popcorn globalizzate ormai di un biopic su un eroe rivoluzionario non importava granché. Da riconsiderare però nell’ambito della filmografia, incredibilmente eclettica e aperta, di Soderbergh.

Scandalosa Gilda di Gabriele Lavia, Cielo, ore 0,15.
Scatenatissimo erotico con aspirazioni arty della coppia Gabriele Lavia-Monica Guerritore, un culto assoluto per i ragazzacci innamorati persi di quel cinema anni Ottanta sospeso tra il sublime e il trash, con pericolosissimi pencolamenti e sconfinamenti nel secondo. Si può ridere, sorridere, sogghignare nel vedere questo film, ma non si può non restare estasiati di fronte all’evidente sincerità di chi Scandalosa Gilda lo dirige e lo interpreta, e che affronta ogni rischio e si mette in gioco davvero. Siamo lontani dall’erotismo glamourizzato, patinato, anodino e inodore di oggi, qui davvero ci vien comunicato cosa sia lo sregolamento dei sensi. Una donna borghese delusa e in crisi – Guerritore, ovvio – scappa via da casa. Incontrerà in autogrill un fumettaro erotico che, mostrandole le sue tavole, la sedurrà, e sarà sesso selvaggio. Il nostro Nove settimane e mezzo, però meno cinico e perfino più consapevole, e vero. Con tutti gli eccessi e le accensioni del Lavia regista, uno che i mezzitoni e le mezze misure li ha sempre evitati. Prendere o lasciare. Lei somigliantissima alla Ingrid Bergman di Viaggio in Italia.

Babycall di Pål Sletaune, Rai 4, ore 0,20.
Psychothriller scandinavo con pretese e ambizioni presentato al Festival di Roma qualche anno fa, e che merita la visione soprattutto per la presenza quale protagonista di Noomi Rapace, la Lisbet dei film svedesi tratti da Stieg Larsson (e molto migliore della Rooney Mara del remake Usa di Uomini che odiano le donne). Anna è una giovane madre sola ossessionata dalla paura che al figlio di otto anni possa succedere qualcosa. Lo controlla, lo sorveglia, di notte ascolta ogni suo respiro attraverso il babycall. Riemerge in lei il terrore che l’ex compagno violento torni a minacciarla. Qualcosa succederà, e sarà difficile capire se sia realtà o il risultato dell’immaginazione contaminata e malata di Anna. Niente male. Dirige Pål Sletaune.


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