L'ottusita' e' la cifra stilistica dell'atteso The Canyons, fuori concorso a Venezia. Esordio alla sceneggiatura dell'ex autore di culto Bret Easton Ellis, ormai lontano dai fasti dei suoi American Psycho e Glamorama, il film, di rara bruttezza, mette in scena un campionario umano di facce attonite e scolorite. Ottusi sono i dialoghi e il pessimo script (sorry about that, Bret), ottuse le espressioni dei protagonisti, ottuso lo sguardo dello spettatore che subisce la noia, l'insensata inutilita' e i cliche' ritriti senza capire dove "The Canyons" stia andando.
Storia di attricette e attorucoli in cerca di fama, produttori maialoni, corna e favoritismi a Hollywood, invece di esprimere, come vorrebbe, un vuoto generazionale rispecchia solo il vuoto nella mente dello sceneggiatore.
Il povero Paul Schrader prova a regalare una confezione registicamente dignitosa al film, ma non puo' nulla contro lo sguardo bovino di Lindsey Lohan, la più senile 25enne di sempre, schiava del botox e della cellulite, e del coprotagonista Nolan Funk.
James Deen, a disagio con tutti i vestiti addosso, sembra Glenn Quagmire dei Griffin: i suoi insopportabili ammiccamenti tra il seduttore e il villain fanno sperare che si tolga presto le mutande e si accinga finalmente a mostrare la sua parte del corpo piu' espressiva.
Menzione speciale per l'ebetitudine dell'inquadratura finale, che vorrebbe strizzare l'occhio allo spettatore ormai martoriato.
Risate copiose in sala, l'unica accoglienza possibile.
Voto: 1,5/4