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Creato il 05 settembre 2013 da Ifilms

Stray DogsSarà un altro Leone d’oro? Dopo aver vinto il riconoscimento più importante alla Mostra di Venezia del 1994 con Vive l’amour, Tsai Ming-liang ha conquistato la critica con Stray Dogs, pellicola tra le più applaudite del concorso di quest’anno.
Annunciato come l’ultimo lavoro della sua carriera, il film ruota attorno a una famiglia, composta da un padre e due figli piccoli, che cercano di sopravvivere nella Taipei contemporanea: l’uomo racimola una misera paga come “cartello umano” per appartamenti di lusso, mentre i due bambini tentano di sfamarsi con campioni di cibo distribuiti gratuitamente nei supermercati e nei centri commerciali. Ogni sera trovano riparo in un edificio abbandonato: qui il padre è stranamente colpito da un’ipnotica immagine murale che decora una delle pareti di questa casa improvvisata.

 

Film-testamento dell’intera opera del regista taiwanese (ma nato in Malesia), Stray Dogs porta all’estremo tutte le ossessioni che hanno caratterizzato la sua carriera: la solitudine e l’incomunicabilità in un mondo segnato dalla modernità, i tempi dilatati, le scelte fotografiche che ricordano la video arte più che la narrazione cinematografica.
Tramite una straordinaria composizione dell’immagine, in particolare per l’uso dei colori e delle luci, il film riesce a stupire e coinvolgere nonostante richieda molta pazienza per le inquadrature particolarmente lunghe e una struttura drammaturgica totalmente antinarrativa.
Incerto e fin troppo estremo nella sua stasi contemplativa iniziale, il film cresce costantemente col passare dei minuti fino ad arrivare a una parte conclusiva di rara poesia, in cui il lento movimento della cinepresa sulle pareti dell’abitazione ricorda (raggiungendolo) l’incipit di Stalker di Andrej Tarkovskij.
Se il talento pittorico di Tsai Ming-liang non è mai stato in discussione, Stray Dogs sorprende, in definitiva, per la coerenza dei contenuti e per la portata filosofica e simbolica dei messaggi che trasmette.
L’intero film è, infatti, una metafora del futuro del cinema con il quale Tsai Ming-liang ha regalato un grande omaggio alla settima arte decretandone, allo stesso tempo, la morte.

 

Voto: 3/4


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