Un film di animazione per raccontare in modo crudo, senza mezzi termini e al contempo delicato e commovente: una scelta decisamente inusuale. Eppure la scommessa dello spagnolo Arrugas-Rughe funziona dal primo all’ultimo frame, attanagliando allo stomaco lo spettatore, tanto realistico e lontano da ogni possibile edulcorazione da sembrare quasi un documentario.
Tratto dall’omonima graphic novel di Paco Roca e presentato al Festival di San Sebastiàn nel 2011, il film è uscito in poche copie in Italia in versione originale sottotitolata. Un peccato che non abbia trovato una vera e propria distribuzione, nonostante i due premi Goya (gli Oscar del cinema spagnolo) vinti in patria.
Emilio, un ex direttore di banca in pensione, comincia a manifestare le prime avvisaglie della demenza senile: è il morbo di Alzheimer che, lentamente ma inesorabilmente, sta cominciando a prendere possesso della sua mente. Il figlio e la nuora, “per il suo bene”, decidono di ricoverarlo in una casa di riposo, una struttura di lusso: c’è anche la piscina, dicono cercando di auto convincersi di aver fatto la scelta giusta. Spaesato e confuso, l’uomo deve imparare le regole della nuova vita, prima fra tutte quella di stare lontano dal temutissimo terzo piano, destinato alle persone non autosufficienti. Grazie all’aiuto del compagno di stanza Manuel, lestofante dal cuore d’oro, Emilio riuscirà, almeno per qualche tempo, a ingannare i medici, mentre la sua mente, ogni giorno più fragile, scivola nella dissoluzione irreversibile dell’oblio.
Se l’animazione risente di evidenti ristrettezze di budget, la potenza della materia trattata è tale da sopperire ai limiti tecnici: davanti al realismo spietato della casa di riposo di Arrugas, è impossibile non piangere, non sentirsi attanagliati da un senso di angoscia e colpevolezza che in qualche modo riguarda, o dovrà riguardare, tutti noi.
I lacerti delle vite precedenti fluttuano tra i corridoi illuminati artificialmente dell’ospizio, mentre i residui di persone ormai lontane dal mondo materiale continuano, sempre più fiaccamente, la loro battaglia contro la morte.
Chiunque sia stato anche una sola volta in una casa di riposo può letteralmente respirare, guardano Arrugas, l’odore di disinfettante e disperazione, il profumo di speranza e purè di patate. Le dolci illusioni con cui si cercano di condire le giornate di chi, ormai, “ha vissuto la sua vita”, le menzogne a fin di bene, il senso di impotenza davanti allo sgretolarsi dell’uomo: c’è tutto questo in questo piccolo ma intensissimo film.
Un film così sensibile e duro a un tempo che dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole e che invece non ha ancora trovato in Italia una distribuzione completa.
Voto: 3/4