Sabato 14/12/13, ore 21.30, Rete 4
«È una cosa grossa uccidere un uomo: gli levi tutto quello che ha, e tutto quello che sperava di avere». Diciassettesima regia di Clint Eastwood, Gli spietati apre un nuovo corso nella carriera del grande autore americano che, a partire dagli anni ’90, si è imposto come uno dei più grandi cineasti contemporanei.
Wyoming, 1880. Un gruppo di prostitute promette mille dollari a chi ucciderà i due uomini che hanno sfregiato brutalmente una di loro. Si mettono sulle loro tracce William Munny (Clint Eastwood), ex bandito e assassino che ha rinnegato il suo passato, il suo compare Ned Logan (Morgan Freeman), il giovane aspirante pistolero Kid Schofield e un distinto bounty killer inglese sul viale del tramonto (Richard Harris). I quattro dovranno fare i conti con il crudele sceriffo Little Big Daggett (Gene Hackman) e con il proprio ineluttabile destino. Western revisionista cupo e pessimista che non concede possibilità di salvezza né alle generazioni passate né a quelle future, Gli spietati è un capolavoro assoluto del genere, in cui il potente j’accuse contro la violenza che è alla radice della società americana colpisce nel segno senza retorica. Eastwood rende qui paradigmatico il suo fertile classicismo stilistico e narrativo, divenuto con gli anni un modello di riferimento nel cinema americano. Attraversato da una struggente malinconia, esaltata dalla fotografia autunnale di Jack N. Green e dalle musiche di Lennie Niehaus e dello stesso Eastwood, il film è un apologo crepuscolare leggibile a più livelli (antropologico, sociale, religioso) impossibile da dimenticare. Nei titoli di coda, Eastwood inserisce una dedica particolare, “a Sergio e Don”, per ricordare i due maestri che lanciarono la sua carriera e che gli insegnarono ad amare il cinema: Sergio Leone e Donald Siegel. 4 Oscar: film, regia, attore non protagonista (Gene Hackman) e montaggio.
Straordinario.